Felice Celestino Zanchi (1836-1912), Padova nell'anno 1300, Biblioteca Civica
“Essendo dunque la città di Padova così copiosa di nobili e popolari casate di cittadini, pure a me è parso e ancora pare essere ed ancor esser stata la casata dei nobili da Carrara più magnifica e potente che tutte le altre casate; e questo per valore e bontà e virtù di alcuni di loro”. La Cronaca carrarese del 1407 ben descrive la grandezza della Signoria in un’epoca, il Trecento, in cui Padova raggiunse uno splendore straordinario. Nell’ambito delle celebrazioni per i settecento anni e tra le iniziative per promuovere Padova urbs picta, i Carraresi vengono ora raccontati attraverso la mostra, a ingresso gratuito, Memorie civiche. Padova carrarese, allestita fino al 29 luglio nella sala al piano terra di Palazzo Zuckermann: una piccola ma efficace esposizione che raccoglie codici, ritratti, immagini della città, monete, medaglie e dipinti.
Il 25 luglio 1318, per fronteggiare la crisi della guerra contro gli Scaligeri di Verona, Giacomo da Carrara viene nominato capitano generale a vita e signore di Padova dal Maggior consiglio cittadino e dal popolo, con il conferimento dei pieni poteri. Nel 1324 Marsilio, succeduto a Giacomo, consegna Padova ai Della Scala ma la dominazione scaligera termina grazie alla lega militare tra Venezia e Firenze a cui aderisce anche Marsilio, eletto signore nel 1337. Inizia così l’epopea della Signoria Carrarese, un periodo di trionfo culturale e ricchezza economica, conclusosi nel 1405 con la conquista di Padova da parte della Repubblica veneziana. In mezzo, anni di potente bellezza con Ubertino (1338-1345), Marsilietto (1345), Giacomo II (1345-1350) e, soprattutto, Francesco il Vecchio (1350-1388) e Francesco Novello (1388-1405).
Disegno del traghetto, perizia di Giacomo Savio 1760, e Ritratto di Ubertino di Pier Paolo Vergerio (1370 -1444)
Oggi al pubblico viene offerta l'occasione di riscoprire la luminosa storia cittadina, tra Trecento e inizio Quattrocento. Fino al 29 luglio, Palazzo Zuckermann accoglie memorie e testimonianze conservate ai Musei civici - Museo d'arte medioevale e moderna e Museo Bottacin, alla Biblioteca civica e all'Archivio di Stato. Se l’Angelo armato con lancia e scudo, realizzato da Guariento a ornamento del soffitto della cappella della Reggia carrarese (i cui resti, ancora parzialmente affrescati, costituiscono ora la Sala delle adunanze dell'Accademia galileiana di scienze lettere ed arti), si svela quasi subito al visitatore, la lettera sul buon governo scritta da Francesco Petrarca a Francesco il Vecchio da Carrara si presenta solo alla fine del breve percorso. L’amicizia tra i due porta Petrarca ad Arquà, nella casa donatagli dai da Carrara, rifugio dei suoi ultimi anni, tra libri e affetti, fino alla morte avvenuta nella notte tra il 18 e il 19 luglio 1374. E amico di Petrarca e frequentatore della corte carrarese fu anche Giovanni Dondi dall’Orologio, autore dell’Astrarium. In generale, la Padova trecentesca vede il trionfo delle arti e di un raffinato mecenatismo: il secolo aperto da Giotto accoglie pittori - Guariento, Giusto de’ Menabuoi, Altichiero da Zevio, Jacopo da Verona -, scultori, miniatori, intagliatori, orefici impegnati nei cantieri delle chiese e dei palazzi. In questi anni di splendore, la città accoglie anche teorici della musica ed esponenti della cultura scientifica: il rapporto con l’università si fa stretto e fruttuoso e i Carraresi cercano di attrarre professori e studenti forestieri. La mostra propone rare matrici in rame, monete, tessere e medaglie, l’albero genealogico della famiglia, disegni ottocenteschi che riproducono la Padova trecentesca, opere non trascurabili se si considera che i Carraresi si dedicarono con impegno a realizzazioni architettoniche e urbanistiche per rafforzare il controllo sul territorio ed esibire la propria grandezza attraverso le mura, la reggia, il castello. E ancora, ecco il raro disegno del traghetto, corridoio pensile scoperto su 28 arcate che collegava la reggia al castello -Perizia di Giacomo Savio del 1760, in un documento dell'Archivio di Stato-, il “nostalgico” manoscritto quattrocentesco di Michele Savonarola, i codici degli statuti trecenteschi cittadini e quelli della più importante fraglia artigiana padovana, l'Arte della lana, che descrivono attività artigianali e mercantili. Esposti i ritratti carraresi e i manoscritti miniati della biblioteca di Francesco Novello, ora conservati nella Biblioteca civica: il De traditione Padue ad Canem Grandem di Albertino Mussato, preceduto dall’apologia dei Signori carraresi di Pier Paolo Vergerio, con le iniziali e lo stemma del carro, e due codici di lusso, il Liber cimeriorum che contiene, in caratteri d'oro, le lodi in versi dei Carraresi accanto alla miniatura dello stemma del carro sormontato dal cimiero di ciascun signore, e il Liber de principibus Carrariensibus, esposto a Venezia come trofeo di guerra dopo la conquista di Padova, poi recuperato e restituito alla famiglia.