CULTURA

L'eclettico e poliedrico Matta in mostra a Venezia

La veneziana Ca’ Pesaro - Galleria Internazionale d’Arte Moderna ospita una mostra imperdibile, per conoscere la vita e la produzione artistica di Roberto Sebastian Antonio Matta Echaurren: Roberto Matta 1911 - 2002.

L’artista, nato a Santiago del Cile nel 1911, è una delle figure più importanti del XX secolo e forse una delle meno presenti e celebrate all’interno delle collezioni dei musei italiani.

Personalità poliedrica ed eclettica, elaborò il suo percorso artistico attraverso la pittura, il disegno, l’architettura e la scultura. Un lavoro ricchissimo, raccontato sapientemente in questa retrospettiva di Ca’ Pesaro, la prima mostra istituzionale in Italia a lui dedicata e curata da Norman Rosenthal, Dawn Ades, Elisabetta Barisoni e con la collaborazione dell’Archivio Matta.

Venezia si presta ad essere il contesto ideale per ospitare quest’esposizione: Matta arriva per la prima volta nella città lagunare nel 1948, coinvolto all’interno della collezione Peggy Guggenheim, ospitata nella famosa esposizione al Padiglione della Grecia.

Nel 1953 la Galleria del Cavallino organizza l’esposizione Matta 1949 – 1953 al Museo Correr e una sua opera entra per la prima volta in una collezione pubblica italiana: Alba sulla Terra, esposta nella Sala Napoleonica durante la mostra, viene acquistata dal Comune di Venezia per Ca’ Pesaro.

Nello spazio espositivo dedicato alle mostre temporanee di Ca’ Pesaro il percorso di mostra inizia con un impatto scenografico profondo e coinvolgente per il visitatore. Coïgitum (1972) è una tela larga dieci metri, un’opera monumentale, una sorta di murale che racconta la sua continua ricerca di sperimentare la spazialità. Quest’opera unisce l’immaginario surrealista alla costruzione architettonica dello spazio. Attraverso questa visione l’artista si presenta subito come partecipe del mondo della fantascienza e come il precursore di un’estetica dove si uniscono le atmosfere dei videogiochi e quelle della street art.

Matta era uno dei protagonisti del movimento surrealista, ma che elabora presto un suo preciso linguaggio estetico. Tutte le caratteristiche del Surrealismo come l’irrazionalità, l’inconscio, l’automatismo psichico e la materia che si deforma si mescolano con la sua esperienza parigina, come collaboratore del famoso architetto Le Corbusier. Questa sua componente geometrica ed architettonica si sposerà sempre, nella sua poetica, con la poesia e la sua vicinanza a Breton, teorico e fondatore del Surrealismo.

Il percorso prosegue in ordine cronologico, offrendo uno sguardo sui 70 anni di attività, dagli esordi negli anni Trenta fino al XXI secolo.

Alla fine degli anni Trenta, Matta conferma all’automatismo, caposaldo surrealista descritto da Breton nel Manifesto nel 1924, un ruolo di primo piano attraverso dipinti originali che confondono l’opposizione tra figurativo e astratto. Nei dipinti intitolati Psichological Morphologies Matta crea delle spazialità completamente nuove, in continua evoluzione, che non dipendono più dal contorno e dalla prospettiva.

L’artista presenta e fa conoscere le idee dei surrealisti europei (scappati in America per sfuggire alla guerra), agli artisti americani di New York come Jackson Pollock, Robert Moteherwell, Lee Krasner e Baziotes.

Il racconto in mostra prosegue con l’importante impegno civile di Matta. L’artista si trasferisce a Parigi nel 1954 e si schiera contro la guerra d’Algeria, evocata dall’opera La Question, dove il torturatore viene rappresentato come un ingranaggio di un dispositivo disumanizzante.

Altri dipinti militanti in mostra, dove arte e politica si fondono, sono la monumentale Chasse aux adololescents, grande tela che evoca la rivoluzione del maggio francese del 1968, El Burundu Burunda ha muerto del 1975 che affronta il tema della guerra civile colombiana degli anni Cinquanta.

La sala dedicata agli anni Sessanta celebra Matta non solo come pittore ma altresì come poliedrico disegnatore, architetto e scultore approfondendo il rapporto che l’artista aveva con la Fucina degli Angeli, un laboratorio creativo fondato da Egidio Costantini in laguna. La relazione tra Matta e Venezia è, simbolicamente, rappresentato in mostra dalle trasparenze di Museros, realizzata a Murano nel 1969.

Il percorso prosegue con gli anni Settanta e Ottanta, durante i quali Matta elabora delle immagini e delle maschere di una commedia o di una tragedia: figure e personaggi che sembrano ricordare degli idoli precolombiani.

Gli anni Novanta, fino poi ai Duemila, trovano spazio nelle ultime sale nelle quali ben preciso è il fine di raccontare la capacità di Matta di rinnovarsi e di leggere il presente e la società. Due anni prima della sua morte, avvenuta nel 2002, l’artista realizza Les Photographes dove raffigura un mondo pieno di macchine fotografiche che puntano verso di noi e dietro le quali vi sono automi umani da cartone animato: un’immagine simbolica del mondo di oggi, vittima dell’apparire.

Come spesso accade, l’arte ha il dono profetico di raccontare quello che avverrà nella nostra società e Matta con le sue opere ha dimostrato di possedere una grande sensibilità alle tematiche ecologiche.  La mostra esprime questa caratteristica attraverso la cura dell’allestimento, realizzato senza cornici e usando basi di recupero.

 

 

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