CULTURA

Elena Ferrante in TV (e il mistero dietro al suo nome)

A partire dalla fine di novembre e per tutto il mese di dicembre ogni martedì Rai Uno trasmetterà due puntate della serie tratta dalla quadrilogia di romanzi L’amica geniale di Elena Ferrante, una produzione italo-statunitense diretta da Saverio Costanzo e sceneggiata dallo scrittore Francesco Piccolo che è stata presentata in anteprima alla Mostra di Venezia e già da metà del mese scorso viene trasmessa oltreoceano da HBO.

La serie, così come i romanzi da cui è tratta, raccontano la storia, lunga una vita, di Lenù e Lila, nate negli anni Cinquanta nella periferia napoletana (il “rione”) e legate indissolubilmente da un’amicizia controversa, attorno alla quale gira un mondo di personaggi che si muovono in mezzo secolo di storia del nostro Paese. Sarà un successo?

Non è certamente il primo prodotto cinematografico “tratto da”, e tratto da “uno famoso” (in questi giorni al cinema Chesil Beach sceneggiato direttamente dall’autore del romanzo omonimo, Ian McEwan, uomo da ben 5 Booker Prize), né tantomeno è la prima serie televisiva (italiana) a derivare da un libro famoso (italiano). Chi non ricorda, ad esempio, Gomorra (dall’omonimo di Saviano) che in America ha spopolato, o Romanzo criminale partorito dalla penna di Giancarlo De Cataldo? O ancora I bastardi di Pizzofalcone di Maurizio De Giovanni?

La sfida di Procacci e Sorrentino (produttori esecutivi) è ambiziosa ma gioca a loro favore il fatto che la quadrilogia sia stata a sua volta un best seller non solo in Italia ma soprattutto negli USA, facendo la fortuna dell’autrice e dell’editore indipendente E/O che si è trovato tra le mani un vero e proprio caso letterario.

Inutile negarlo, poi: il fatto che i romanzi siano scritti con un nom de plume costituisce, in quest’epoca di sovraesposizione (alle volte si "vende" un autore molto più del romanzo che ha scritto), un elemento di fascinazione.

Chi sarà mai Elena Ferrante?

Chi sarà mai Elena Ferrante?

Prima de L’amica geniale non se lo chiedevano in molti, eppure l’autrice aveva già pubblicato tre romanzi (L’amore molestoI giorni dell’abbandono e La figlia oscura) i primi due dei quali portati sul grande schermo da Mario Martone e da Roberto Faenza rispettivamente, mentre il terzo lo diventerà a breve prodotto dall’attrice Maggie Gyllenhaal.

Dopo il successo de L’amica geniale (pubblicato tra il 2011 e il 2014, un volume all’anno) invece il desiderio di scoprire chi si celi dietro lo pseudonimo è diventato insistente.

Queste le fasi del giallo: nella primavera del 2016 lo scrittore Marco Santagata dalle pagine de “La Lettura” del Corriere fa il nome della normalista e docente alla Federico II di Napoli Marcella Marmo (Lenù, una delle due protagoniste frequenterà proprio la Scuola Normale), mentre sei mesi dopo o poco più il giornalista Claudio Gatti, su Il Sole 24 Ore, individua la misteriosa scrittrice in Anita Raja, traduttrice proprio per la casa editrice che da sempre pubblica la Ferrante, e moglie dello scrittore Domenico Starnone. A convincerlo della fondatezza della sua ipotesi i movimenti bancari: in corrispondenza delle uscite in libreria, soprattutto oltreoceano, la traduttrice avrebbe recepito dalla E/O dei compensi troppo alti per essere giustificati come onorari per le sue traduzioni.

Si muove tutta su un altro piano invece l’indagine del 2017 di Michele Cortelazzo e Arjuna Tuzzi, docenti rispettivamente di linguistica e di statistica all’Università di Padova, ma in direzione in qualche modo convergente con l’intuizione di Gatti. La loro analisi statistica della frequenza di comparizione di lemmi e parole presenti in un corpus di 150 romanzi scritti da 40 autori del panorama italiano contemporaneo, tra cui appunto Ferrante, avrebbe dimostrato che l’autore lessicalmente più vicino a lei (o lui? a rigore non è da escludere) è infatti Domenico Starnone, ma c’è di più: la lingua dello stesso Starnone risulterebbe essersi modificata da quando Elena Ferrante è entrata sulla scena letteraria.

Non Anita Raja quindi, ma, fuochino, il marito. Nessuno dei due ammette, anzi.

Peraltro alla stessa conclusione, o a conclusioni molto simili a quelle di Cortelazzo e Tuzzi, giungono, indipendentemente, altri studiosi di fama internazionale applicando metodi statistici diversi (i risultati sono raccolti nel volume pubblicato dalla Padova University Press Drawing Elena Ferrante’s profile disponibile in accesso aperto).

E allora perché non proprio Anita Raja?

E allora perché non proprio Anita Raja?

Nel corpus dei libri esaminati nella ricerca del 2017 di Cortelazzo e Tuzzi le opere di Anita Raja non sono state incluse, non trattandosi di romanzi ma di traduzioni in cui a dominare è chiaramente la lingua dell’autore. Ma i due ricercatori, insieme a George Mikros dell’Università di Atene, hanno però deciso di verificare se e quale possa essere il ruolo di Anita Raja nella produzione di Elena Ferrante a partire dai testi raccolti nel volume intitolato La frantumaglia, costituiti da interviste, risposte a domande dei lettori, postfazioni, interventi pubblici e simili.

Si tratta quindi di testi non narrativi e in questa seconda analisi, condotta nel 2018, i ricercatori hanno così potuto inserire nel corpus delle opere da esaminare quelle di autori non romanzieri sospettati di essere Elena Ferrante, come Marcella Marmo, oppure Mario Martone, il regista de L’amore molesto, o ancora scrittori campani come Francesco Piccolo e Valeria Parrella, fino anche membri dello staff di E/O (nella fattispecie i fondatori Sandro Ferri e Sandra Ozzola).

L’analisi è stata effettuata con il metodo dell’apprendimento automatico (machine learning) basato sul riconoscimento di pattern simili nei testi e sulla profilazione degli autori (uomo/donna; giovane/vecchio; campano/non campano ecc.).

Quello che emerge è in linea con i risultati precedentemente ottenuti: Starnone ancora una volta è l’autore al quale è attribuibile una maggiore somiglianza, seguito da Anita Rajae Mario Martone, ma in quest’ultimo caso è possibile si tratti di un effetto eco della relazione intercorsa tra lui e Ferrante per la realizzazione del film. Infine non è trascurabile anche l’impronta dello staff E/O che è possibile sia intervenuto su qualcuno dei brani de La frantumaglia (in fondo l’editore, specie in una casa editrice indipendente, è spesso anche editor).

Quanto al profilo di Elena Ferrante, cosa si può dire?

È equalmente possibile che sia uomo o donna (o più probabilmente entrambi), ed è quasi con certezza un autore over 60 di Napoli.

La soluzione sembra quindi veramente vicina. Possiamo però sperare che Elena Ferrante scriva ancora e dissemini nuovi indizi.

 

© 2018 Università di Padova
Tutti i diritti riservati P.I. 00742430283 C.F. 80006480281
Registrazione presso il Tribunale di Padova n. 2097/2012 del 18 giugno 2012