SCIENZA E RICERCA

L’alimentazione dell’uomo di Neanderthal prevedeva anche il pesce

Qual è il rapporto tra l’uomo e il mare? Da che età l’essere umano ha iniziato a utilizzare le risorse marine? E come venivano sfruttate? A queste e altre domande ha cercato di rispondere Manuel Will, professore del dipartimento di Early Prehistory and Quaternary Ecology dell’università di Tübingen in Germania: nella sua riflessione pubblicata su Science, infatti, mette in contrapposizione le scoperte in alcuni siti archeologici della parte meridionale dell’Africa e la ricerca, pubblicata nello stesso numero, relativa a uno studio condotto nel sito di Figueira Brava, sulla costa atlantica del Portogallo. L’accostamento è stato fatto per analizzare le differenze tra Homo Sapiens e Neanderthal, domandosi se la diversa conoscenza del mare abbia influenzato anche l’evoluzione umana.


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Le prime ricerche nella parte più a sud del continente africano sono state fatte durante gli anni Novanta: i siti scoperti sono stati datati tra 160 mila e 50 mila anni fa e custodivano resti di crostacei e molluschi e strumenti di pietra ma anche perle e contenitori fatti con le conchiglie. Già negli anni Venti del secolo scorso sono stati rivenuti reperti simili, in particolare sulle coste di Gibilterra, con una datazione approssimativa e molto incerta, tra 100 mila e 40 mila anni fa. L’Homo Sapiens quindi avrebbe sfruttato maggiormente ciò che il mare gli offriva: Last interglacial Iberian Neandertals as fisher-hunters-gatherers, la ricerca condotta in Portogallo, andrebbe ad aggiungere un ulteriore sguardo al tema.

Il dibattito sull’evoluzione delle due specie, infatti, ha sempre affibbiato al Sapiens la capacità di relazionarsi in maniera produttiva con le risorse marine, delegando quindi il Neanderthal ad attività più legate all’entroterra. La ricerca portoghese, coordinata dal professor João Zilhão dell'università di Barcellona insieme a diversi ricercatori europei e non solo, ha analizzato i resti presenti nella grotta di Figueira Brava, affacciata sull’oceano Atlantico. Sono stati ritrovati, infatti, resti di animali sia marini, come molluschi, granchi e pesci, che dell’entroterra come uccelli, cervi e cavalli; a questi si aggiungono anche tracce di pinoli. La loro datazione è tra i 106 mila e 86 mila anni fa. L’obiettivo ora, come spiegano gli autori, è di utilizzare un approccio multidisciplinare: queste scoperte, infatti, hanno anche una ricaduta sullo studio dell’evoluzione umana e in particolare sullo sviluppo del cervello umano, grazie a un’alimentazione ricca di omega-3 e acidi grassi. 

Lo studio dimostrerebbe che l’interazione con l’oceano sarebbe uguale tra Neanderthal e Homo Sapiens. Tuttavia, gli autori della ricerca ci tengono a precisare che il sito di Figueira Brava è un singolo esempio e non un modello: per avvalorare questa tesi è necessario cercare reperti simili nelle coste spagnole e portoghesi. Ciò che emerge è l'approccio flessibile dei Neanderthal alla sopravvivenza, capaci quindi di adattarsi all’uso delle risorse marine e terresti in base alle proprie necessità.

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