SCIENZA E RICERCA

Lezioni di imprenditorialità, come uscire dalla crisi economica

I momenti di crisi sono quelle situazioni che, di solito, tutti cercano di evitare con tutte le proprie forze. Quando arrivano poi, non si è preparati a quello che bisogna affrontare, con la conseguenza che non sempre si ha la possibilità di attuare la migliore opzione disponibile. A volte la crisi si supera, a volte travolge, ma in ogni caso costringe a un cambiamento.

Con la crisi economica che sembra ormai arrivata ai titoli di coda, è giunto il momento di guardarsi indietro e cercare di fare tesoro di ciò che è stato.

La ripresa del Nordest è stata particolarmente rapida, soprattutto se consideriamo il fatto che in quelle zone, la batosta è stata doppia: la crisi economica del 2008 e il tracollo delle due banche popolari. E prendere il meglio dal proprio passato è possibile. Sembra questo l’obiettivo del progetto in partenza Imprese resilienti, promosso da CEFab e CUOA (centro universitario di organizzazione aziendale) Finance, in collaborazione con Adacta Advisory.

“Siamo soliti raccontare solo delle aziende che vanno molto bene, perché c’è l’idea diffusa che solo dai casi di successo si possano imparare delle lezioni di imprenditorialità”, introduce il progetto Paolo Gubitta, professore di organizzazione aziendale dell’ateneo Padovano e guida del team di ricerca di Imprese resilienti. Questo progetto, in sostanza, sposta l’attenzione dalle aziende che hanno avuto sempre successo, alle aziende che stanno andando bene ma che hanno attraversato un periodo di shock dovuto a un calo delle vendite, a problemi finanziari o ad altre ragioni.

“Analizzeremo tutte le imprese che, alla vigilia della grande crisi del 2008, erano di medie dimensioni e che appartenevano ai settori tipici del made in Italy”, continua il professore, specificando che saranno presi in considerazione tutti i 10 anni che le separano dal periodo attuale. Gli analisti del suo team si focalizzeranno sulle performance economiche, finanziarie, patrimoniali e strategiche di tutte le aziende, e in particolare sui dati provenienti da quelle che hanno affrontato un grande shock ma che sono riuscite anche a riprendersi. Sono queste le aziende resilienti, che possono essere riassunte da tre aggettivi: rapide, robuste, intraprendenti. La rapidità sta nel repentino intervento dopo lo shock, la robustezza si riflette nel riuscire a far leva su risorse nascoste nell’organico aziendale e nel metterle in campo. L’intraprendenza, invece, si riscontra nel prendere decisioni inedite, inaspettate, innovative.

L’obiettivo della ricerca, che durerà un anno, è quello di individuare le caratteristiche che hanno portato queste aziende ad assorbire lo shock e a riprendersi con efficacia.

Il progetto è interessante perché, verosimilmente, nel corso dei 10 anni i momenti di crisi e di crescita sono stati più di uno, e soprattutto sono stati variabili a seconda del settore. Sarà possibile capire se qualche impresa è riuscita a sviluppare “gli anticorpi”, cioè se ha fatto proprie quelle competenze necessarie a gestire i momenti di difficoltà.

Alcuni elementi sono già chiari ai ricercatori, come il “barcollo ma non mollo” che fa leva su risorse e competenze di cui, in precedenza, non c’era piena consapevolezza. Ma altri ingredienti di questa ricetta per la resilienza sono tutti da scoprire, e soprattutto, da imparare.

Il professore Gubitta, infatti, non nasconde la finalità didattica del progetto: “l’idea è quella di trasferire quello che apprenderemo nei nostri insegnamenti di imprenditorialità”, in sostanza, una volta individuati i momenti di alto e quelli di basso, sarà chiaro quali siano le skill da attuare durante una crisi, e quali da mettere in atto quando si è in ripresa. “Si tratta di competenze che, tradizionalmente, non spieghiamo nelle aule universitarie perché siamo più portati a spiegare e illustrare solo i casi di successo”. In questo modo gli insegnamenti frontali, di tipo gestionale e manageriale, si completeranno degli aspetti psicologici ed emotivi.

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