CULTURA

Raffaello in sette opere: La Fornarina

Insieme all’arte, le donne sono al centro della vita di Raffaello Sanzio. E sembra che sia stato proprio “un eccesso di passione amorosa” a portarlo alla morte a soli 37 anni… "Forse le donne sono state il suo unico punto debole - commenta lo storico dell'arte Costantino D'Orazio - Nei circa vent’anni della sua carriera, non ha sbagliato un passo: ha frequentato le persone giuste, ha costruito un gruppo di lavoro eccezionale e una rete di relazioni formidabile. Il suo talento si è potuto esprimere al meglio in tempi brevissimi. Ogni sua opera dimostra come abbia saputo controllare gesti, espressioni, abiti e sfondi con il massimo della consapevolezza. Ha cercato e raggiunto la 'grazia', effetto pittorico della sprezzatura. Ci sono però almeno due figure in cui il distacco del suo sguardo viene meno: sono due donne che mostrano una carne vibrante, uno sguardo appassionato e seducente. Sono la cosiddetta Fornarina e la Galatea, due corpi frementi e sensuali, in cui il pennello di Raffaello sembra perdere il solito equilibrato controllo e incedere nella passione. Lui non raffigurava le donne, le possedeva con la sua pittura. Da questa straordinaria sensibilità sono nate le leggende che riconoscono nella Fornarina una ragazza semplice, forse sposata segretamente dal pittore, e nella Galatea la più celebre cortigiana di Roma. Come tante storie legate al Sanzio, prive di documenti scritti, anche queste contribuiscono ad alimentare la dimensione mitologica nata intorno alla sua vita, subito dopo la sua scomparsa".

Pare che abbia conservato il mio ritratto in casa fino al giorno della sua morte. Solo allora ho saputo che il dipinto era stato soprannominato La Fornarina Margherita Luti, da "Raffaello, il giovane favoloso" di Costantino D'Orazio (Skira)

Una mano adagiata sulle gambe e l'altra a sostenere il seno, quasi a volerlo nascondere in un tentativo però fallito che ottiene invece il risultato contrario e porta proprio lì lo sguardo dello spettatore. Il bracciale con la scritta Raphael Urbinas. Sembra una Venere (a sottolinearlo anche i dettagli sullo sfondo: il cespuglio di mirto e il ramo di melo cotogno, simbolo di fertilità), è Margherita Luti, figlia di un fornaio di Trastevere e per questo soprannominata La Fornarina, amante e musa di Raffaello, da lui forse sposata in segreto.

Dopo la morte dell'artista, che questo dipinto lo realizzò poco prima di morire, un documento del 1520 fa rifermento all'ingresso di Margherita nel monastero di Sant'Apollonia a Roma. "C’è chi sospetta che la donna avesse scelto di prendere i voti dopo la scomparsa del pittore", precisa D'Orazio nel suo libro Raffaello, il giovane favoloso (Skira).

Realizzata da Raffaello tra il 1519 e il 1520, probabilmente per se stesso, visto che non si conosce il nome di un committente, l'opera oggi è conservata alle Gallerie Nazionali d'Arte Antica di Roma, Palazzo Barberini Corsini, di Roma.

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