Fiona May e Luisa Cattaneo, protagoniste dello spettacolo "Maratona di New York"
Atleti sul palcoscenico, storie di sport a teatro. L’ultima prova, in ordine di tempo, è quella di Fiona May, debuttante al Todi festival di fine agosto scorso, con Maratona di New York. Dal salto in lungo alla scena, condivisa con l'attrice Luisa Cattaneo, per una nuova edizione, tutta al femminile, dello spettacolo scritto da Edoardo Erba, per la regia di Andrea Bruno Savelli: una prova di resistenza, una corsa che attraversa l'intero spettacolo tra fatica, amicizia e memoria. Lo sport è sacrificio e duro allenamento, così il teatro, che si offre come territorio di vocazione, studio, ricerca e converte lo spazio della gara, contro gli altri e se stessi, nello spazio della rappresentazione. Se gli atleti si trasformano in artisti - come è successo con May, ma si pensi anche ai Kataklò, compagnia fondata da Giulia Staccioli, ex ginnasta e finalista olimpica a Los Angeles '84 e Seoul '88, e agli acrobati ballerini Momix -, così le storie sportive si trasformano in spettacoli. Ma perché ci piacciono le sfide sportive raccontate a teatro? Perché l’impresa dell’atleta racchiude in sé l’epico e l’umano, i trionfi e le cadute, abbracciandoci tutti. Indimenticabile lo spettacolo che Marco Paolini dedicò al rugby: al centro di Aprile '74 e 5, tra un campo di rugby e la piazza - spettacolo del 1995 riallestito e diventato Album d'aprile nel 2008 - c’è una piccola squadra di provincia, calata in un momento storico e politico ben preciso, quello delle manifestazioni di piazza e dell'attentato di Brescia. “Questa storia è inventata ma dentro ci sono molte cose vere, mescolate e combinate - scrive Paolini nelle sue note d'autore - C’è il rugby che mi è stato insegnato con passione da chi lo gioca, perché io non ho mai giocato, solo ammirato da fuori. C’è la registrazione di Brescia, dell’attentato; ci sono i testi del Libro verbali assemblee del circolo Primo maggio, tutti rigorosamente autentici; ci sono tante storie vere di sport, di bar, di piazza che mi sono state regalate da amici generosi che riescono a tener acceso in testa al circuito dalla memoria e mi sorprendono con i loro racconti. Io che ho la memoria corta devo a loro la mia voglia di raccontare ancora”. Sul palco si consumano le sfide nel fango, le rivoluzioni politiche e le vicende di un gruppo di ragazzini alla prese con paure e prove di coraggio, tra la fine della giovinezza e l'ingresso nell'età adulta. Grazie a quel racconto molti appassionati di teatro iniziavano a conoscere la palla ovale, le sue regole e i suoi valori.
Il rugby e la politica sono al centro anche di Mar del Plata di Claudio Fava, con la regia di Giuseppe Marini, co-prodotto da Accademia perduta/Romagna teatri e Società per attori, spettacolo che nel 2016 raccontava la storia vera della squadra formata da un gruppo di ragazzi che, in Argentina, alla fine degli anni Settanta, venne decimato dai militari di Videla, ma che rimase in campo a giocare fino alla fine del campionato. E poi il ciclismo e la storia dolorosa di Pantani, portata in scena dal Teatro delle Albe, con la regia di Marco Martinelli, la mitica partita di calcio del 5 luglio 1982, che accompagnò l’Italia verso la vittoria del campionato mondiale, raccontata da Davide Enia in Italia-Brasile 3 a 2, pièce del 2002 diventata un libro nel 2010 con Sellerio (la scelta di portare le storie di sport tra le pagine di un libro è stata fatta anche dalla casa editrice 66thand2nd con la collana dedicata alle biografie di leggende come Maradona, George Best e Michael Jordan, solo per citarne alcuni).
“ La prima cosa è l’odore della sifcamina e dell’olio canforato, per scaldare i muscoli in spogliatoio… Aprile '74 e 5, Album d'aprile di Marco Paolini
È recente, invece, lo spettacolo 9841/Rukeli, firmato dalla compagnia veneziana Farmacia Zoo:È, vincitore del Fringe festival di Roma e di San Diego. In scena, l'attore Gianmarco Busetto dà voce e corpo al pugile tedesco di origine sinti Johann Trollmann, detto Rukeli, che sfidò la propaganda nazista. Una vicenda poco conosciuta che travolge, disorienta, commuove. Dagli atleti agli attori, passando per i giornalisti cantastorie come Federico Buffa, maestro dello storytelling sportivo, protagonista in tivù e a teatro con i suoi racconti di uomini e imprese, o ancora Andrea Scanzi che nel suo monologo Eroi offre una carrellata di campioni, tra redenzioni e cadute: da Nadia Comaneci a Gilles Villeneuve, da Pietro Mennea a Muhammad Ali.
Uno spazio "altro" che si distingue dallo spazio della quotidianità, un tempo sospeso che accoglie l'impresa dell'eroe e le fragilità dell'uomo, protagonista ora sul campo ora sul palco, una prestazione agonistica e una performance artistica che si offrono al pubblico con un carico di emozionante attesa. In questa terra di mezzo, sport e teatro si incontrano e si riconoscono, rivelandosi nella loro straordinarietà e distinguendosi l'uno dall'altro nella conclusione, nell'esito mai scontato per l'atleta impegnato nella gara, e nel gran finale di uno spettacolo, preparato invece dall'attore curando ogni dettaglio, dopo lunghe e ripetute prove (con l'eccezione, forse, della spontaneità di un happening). Quando a teatro scegliamo di assistere al racconto di una impresa sportiva, sappiamo quasi sempre come andrà a finire, ciononostante l'emozione ci travolgerà, perché nelle sfide leggendarie affrontate dagli uomini possiamo ritrovare il nostro coraggio.