Monte Bianco, Courmayeur. Foto: Pixabay/ClaudioRomeo
Rischia di crollare da un momento all'altro il ghiacciaio Planpincieux sul versante italiano del massiccio del Monte Bianco, in Valle d'Aosta. Non è possibile prevedere se e quando avverrà il crollo definitivo, sta di fatto che il ghiacciaio sta scivolando sempre più giù, proprio verso la Val Ferret, poco più a nord rispetto alla conca di Courmayeur, con una velocità di circa 50-60cm al giorno. A rendere critica la situazione è stata una frattura nella roccia sulle Grandes Jorasses, le cime sulla parte settentrionale del Monte Bianco, che dovrebbero sorreggere il ghiacciaio.
Una massa di 250mila metri cubi di neve e ghiaccio potrebbe precipitare a valle, travolgendo boschi e pascoli, e bloccando la viabilità. Le strade principali sono state chiuse e il comune di Courmayeur sta prendendo tutte le misure di sicurezza per fronteggiare questo stato di allerta.
Con l'aiuto del glaciologo Alberto Carton, professore al dipartimento di Geoscienze dell'università di Padova, cerchiamo di capire cosa sta succedendo e perché sta succedendo.
Cosa sta succedendo sul Monte Bianco? Come avvengono i crolli dei ghiacciai?
“I crolli sono delle porzioni di ghiaccio che si staccano, soprattutto quando si trovano su pendenze significative. Con la fusione del ghiaccio, alla base del si forma un velo d'acqua che aiuta e lubrifica lo scorrimento. Quando la lingua del ghiacciaio si assottiglia, ha poco legame con la parte più a monte e quindi si stacca più facilmente. Ecco allora che si generano dei grossi volumi di ghiaccio che se sono collocati su un piano inclinato possono cadere giù facilmente. Tutto questo è inquadrato perfettamente nel generale ritiro dei ghiacciai e delle lingue dei ghiacciai”.
Quindi si tratta di un fenomeno legato al riscaldamento globale?
“Indubbiamente. Tutti i ghiacciai del Monte Bianco, delle Alpi e del mondo sono in forte ritiro. E quelli del Monte Bianco sono prevalentemente di tipo vallivo. La lingua perde di spessore quindi perde i legami con la parte più a monte. È la gravità stessa che gioca un ruolo importante per farli scendere, considerando che il significativo velo d'acqua che c'è sotto e che fa da lubrificante aumenta con le fusioni accelerate dovute al cambiamento climatico”.
Parlando di tempi, quanto ci può mettere un ghiacciaio di questa portata per riformarsi?
“È impossibile dire quanto ci mette un ghiacciaio a ripristinarsi. Dipende da quanto in futuro si potrebbero abbassare le temperature e da quanto nevicherà; è tutto legato al bilancio di massa, una misura che indica la differenza tra l'accumulazione di ghiaccio e la sua fusione, che dipende da due fattori: da quanto nevica e da quanto ghiaccio scompare. Non possiamo sapere cosa succederà in futuro. Ci sono dei modelli che ghiacciaio per ghiacciaio possono dire in quanto tempo si possono estinguere, ma in quanto tempo si possono ripristinare è molto difficile dirlo, anche perchéla possibilità che si ripristini comporta una completa inversione delle attuali tendenze”.
Quali potrebbero essere le conseguenze di questo crollo a livello ambientale e riguardo alla biodiversità?
“Per quanto riguarda la biodiversità le conseguenze sono probabilmente nel fatto che il ghiaccio che scende può occupare per un certo periodo delle zone che precedentemente non avevano copertura di ghiaccio e di conseguenza cambia l'ambiente specialmente per le zone vegetali. In ogni caso, però, è importante considerare che quando una zona di ghiaccio di questo tipo scende e cade, dopo qualche decina di anni sparisce e si ripristina la condizione precedente”.
Il rischio del crollo del ghiacciaio Planpincieux sottolinea ancora una volta quanto i cambiamenti climatici mettano a rischio l'ecosistema con e interferiscano con la stabilità dei ghaicciai. Se è vero che mediamente abbiamo un moralità “miope”, che tende a farci perdere interesse verso problemi che percepiamo (spesso erroneamente) tanto distanti da noi, come lo scioglimento dei ghiacciai sui poli, stavolta non possiamo certo ignorare un pericolo del genere. Non si può che aprire gli occhi davanti a una realtà che adesso è talmente vicina da costringerci a farci delle domande e magari a informarci con più attenzione riguardo al pericolo del riscaldamento globale.