SOCIETÀ
Anobii: la community dei lettori cambia padrone
"Quando Anobii si fa schivo gli anobiani entrano in campo". È questo il titolo del gruppo di discussione nato entro aNobii, il più noto social reading italiano, a seguito del suo acquisto da parte del gruppo editoriale Mondatori, a fine marzo; il sottotitolo, che suona "Un manuale di sopravvivenza", testimonia della preoccupazione che serpeggia nella comunità di lettori online in seguito a questa operazione, i cui costi peraltro non sono stati resi noti. Mondadori per parte sua ha dichiarato alla stampa che la squadra di Anobii avrà "un ruolo centrale nel progetto per capitalizzare il prezioso patrimonio di conoscenza della comunità e delle sue dinamiche", assicurando che sono previsti investimenti per elevare gli standard tecnologici e lo sviluppo di nuove funzionalità al servizio degli utenti, ma questa dichiarazione, che allo stato attuale è impossibile stabilire se davvero programmatica o semplicemente di rito, non pare aver dissipato del tutto i timori. A preoccupare i membri della community è soprattutto la possibilità di un controllo sulle recensioni, o di politiche orientate verso la promozione di settori editoriali.
I social reading, ovvero social network specificamente dedicati ai lettori e ai libri, sono un prodotto della nascita del web 2.0. LibraryThing, aNobii, Shelfari, Goodreads, per citare quelli più noti, sono ambienti sociali per lettori, con funzioni più o meno analoghe tra loro: creare una libreria personale, interagire con altri lettori, votare libri, aggiungere commenti alla propria libreria. I link a librerie virtuali, particolare importante, promuovono l’acquisto dei libri. Fra di loro, aNobii (il nome viene dal tarlo della carta, anobium punctatum), la cui versione italiana ha un nucleo di 300.000 utenti, non è da tempo il principale nel mondo: fondato a Hong Kong nel 2006 da Greg Sung, fu presto sorpassato da altri social reading anglofoni, LibraryThing in testa, nato un anno prima da un’idea di Tim Spalding.
Tra i più popolari oggi c'è proprio LibraryThing, che conta oltre 1.700.000 utenti e raccoglie – attraverso il protocollo z39.50 – da diverse fonti e collezioni, cataloghi di case editrici e di biblioteche, oltre 67 milioni di record bibliografici. La sua affermazione è dovuta in parte a una serie di funzionalità a valore aggiunto come il programma specifico per scrittori "LibraryThing Authors”, i forum per lettori, il "WikiThing” curato dagli stessi utenti e il software bibliografico EndNote per la gestione dei riferimenti citazionali. Ma, al di là di queste funzioni, il suo successo esplose nel 2006 dopo l’acquisto da parte di AbeBooks (ora di proprietà di Amazon) quando, a seguito di un articolo del Wall Street Journal, Social network per bibliofili, venne bersagliato di link da parte di siti molto popolari. Si determinò così il tipico effetto Slashdot - un incremento massivo del traffico web - che se da una parte costrinse LibraryThing ad aggiungere nuovi server, dall’altra lo rese ancor più popolare.
Con la nascita della sua versione italiana, LibraryThing è diventato anche il maggior concorrente di aNobii nel nostro Paese: nel confronto fra questi due social reading condotto su blog e media si è detto di tutto e di più, ma a molti frequentatori di questi “salotti letterari” alcuni particolari non secondari sono probabilmente sfuggiti. Per esempio, il limite di soli 200 libri (nel senso di record) che possono essere caricati da un utente di LibraryThing nel proprio profilo: superato tale limite, il sistema richiede il pagamento di una quota una tantum, per la verità modesta, che varia dal 10 ai 25 dollari. Di questi limiti – non sempre di tipo economico ma comunque piuttosto fastidiosi - ci si accorge solo quando un utente migra tutti i suoi dati da un social reading a un altro. Alle volte i limiti sono solo “tecnici” e possono essere aggirati caricando blocchi di record in file distinti e/o in momenti differenti, come accade con Goodreads, al quale sono iscritti ben 25 milioni di utenti e che comprende - come dichiarato dal sito - 750 milioni di titoli e 29 milioni di recensioni. Goodreads di fatto è il più grande social reading a oggi esistente; creato dall’imprenditore statunitense Otis Chandle sempre nel 2006, negli anni successivi fu finanziato da vari investitori. Nell'aprile 2013 è acquistato da Amazon.com per 150 milioni di dollari.
Negli ultimi anni gli sviluppatori di app, potendo accedere ai dati delle varie piattaforme, hanno consentito la nascita di servizi su dispositivi mobili, con applicazioni focalizzate in particolare su gradimento dei titoli, votazioni e commenti, creando delle sinergie con il mercato editoriale dei titoli in commercio. Con il successo, naturalmente, sono arrivati anche i problemi, alcuni dei quali comuni a tutti i social network. È infatti inevitabile che comportamenti scorretti che si instaurano entro le comunità di rete, si registrino, a maggior ragione, anche in questi social reading: attacchi personali contro autori di libri, non riconducibili a veri e propri commenti critici, per esempio, oppure autori dei canali self-publishing che creano azioni di disturbo o di vero e proprio stalking verso quei lettori che hanno postato recensioni critiche negative ai loro libri. Per arginare questi fenomeni Goodreads è stato uno dei primi a mettere a punto, nell’agosto del 2012, delle linee guida alla recensioni, una sorta di regolamento entro i termini di servizio del network. Etica e correttezza dovrebbero essere osservate anche da parte degli stessi gestori delle piattaforme, ma questo non sempre accade. Nel 2007 Shelfari fu oggetto di pesanti critiche per la pagina "Invite Friends" che usava l’indirizzario email, prelevato in automatico da altri social network generalisti (come FaceBook o GooglePlus) dal profilo utente, inviando centinaia di inviti a nome dell’iscritto al social reading, in altri termini con pratiche spamming poco opportune.
Come prevedibile, non appena le dimensioni si sono fatte importanti e la propensione dei lettori ad utilizzare queste piattaforme per scoprire nuovi libri e orientarsi nelle letture è divenuta un fenomeno consistente il settore dei social reading è diventato territorio di guerra tra piattaforme diverse. Del resto quando entrano in campo i colossi del mercato il gioco si fa duro. Shelfari fu accusata da LibraryThing di pratiche “astroturfing“, termine che nel marketing sta a significare azioni che "producono artificialmente un'aura positiva intorno al bene da promuovere” grazie al lavoro retribuito di persone ingaggiate allo scopo. Ma dal 2008 anche Shelfari fu acquistata da Amazon che nel 2007 aveva investito 1 milione di dollari nella piattaforma. In questo modo Amazon diviene proprietaria di LibraryThing, Goodreads e Shelfari. Per quanto riguarda l'Italia, però, le tre piattaforme di Amazon comprendono pochi libri, e vantano ancor meno utenti, italiani.
Il social reading più utilizzato nel nostro Paese è infatti aNobii, che con 42 milioni di titoli è riuscito a creare un saldo nucleo attorno alla comunità italiana, mantenendo nel tempo strettamente fidelizzati 300.000 utenti su un bacino di poco meno di un milione che vi transitano. Numeri che, su un bacino di lettori storicamente limitato come quello italiano, rendono comprensibile l'interesse di un grande gruppo editoriale per questo network, soprattutto nella prospettiva dell'evoluzione delle modalità di lettura. Punto di forza di aNobii la capacità di mantenere, almeno in una certa misura, la centralità del lettore, principalmente grazie ad alcune funzioni molto apprezzate quali la vista “wishlist” con i desiderata, o la possibilità di scambiare “fisicamente” i libri tra i partecipanti al network attraverso la funzionalità di match attivabile tra le wishlist dei lettori - una funzione di scambio che ha però recentemente subito una profonda mutazione a causa delle versioni ebook, più o meno pirata, che transitano in rete. Se prima infatti lo scambio di titoli avveniva tra libri fisici e via posta entro il mercato dell’usato, ora sono gli ebook a essere proposti in scambio via mail. Altro elemento centrale di aNobii sono poi i forum, che propongono veri e propri salotti letterari su collezioni di libri o argomenti specifici, come il gruppo che è nato attorno ai libri che hanno dato vita a grandi adattamenti cinematografici. O, ed è il caso citato in apertura, il recente gruppo che si interroga sulle possibili conseguenze dell'acquisto da parte di Mondadori.
Antonella De Robbio