CULTURA
Enrico Bernardi, un museo per il padre dell'automobile italiana
Foto: Massimo Pistore
Immaginate un calesse a motore, oppure una bicicletta sospinta da un motore agganciato sul retro e sostenuto da una terza ruota. Sono due dei veicoli visibili nel rinnovato museo macchine “Enrico Bernardi” del dipartimento di ingegneria industriale, inaugurato pochi giorni fa, al termine della Settimana della cultura scientifica e tecnologica.
Il calesse a motore è la “vettura Bernardi”, prototipo di automobile a tre ruote progettata e costruita da Enrico Bernardi, veronese, classe 1841, talento precoce della meccanica già nella prima gioventù nella sua città natale (a soli 15 anni presentò un prototipo di locomotiva all'Esposizione dell'industria di Verona), laureatosi poi in matematica a Padova, dove rimarrà come docente e direttore del Gabinetto di Macchine fino al 1915. Il prototipo, di cui esistono solo cinque esemplari al mondo (e quello padovano è l’unico funzionante senza alcuna alterazione dei meccanismi e dispositivi originali), rappresenta forse il fiore all’occhiello della carriera di questo precursore della realizzazione e produzione in serie delle automobili moderne e una sorta di primogenitura nell’industria automobilistica italiana. Fu infatti la padovana Miari&Giusti (fondata nel 1894, cinque anni prima della Fiat) la prima azienda italiana a costruire automobili, producendo a livello industriale proprio la vettura di Bernardi. Vettura dei primati: quella esposta a Padova – rimessa su strada per l’ennesima volta per l’inaugurazione del museo – percorse all’epoca circa 60.000 chilometri senza necessità di manutenzione straordinaria, e si classificò ai primi posti in diverse competizioni automobilistiche.
Foto: Massimo Pistore
Ma il motore che la anima – di cui un ingegnere apprezzerà tutta l’eleganza: nulla vi è ridondante, tutto è essenziale – non è il primo exploit del veronese. Dopo studi sperimentali sul motore a scoppio con brevetti che anticipano seppur di poco Benz e Daimler, si dedica alla creazione della “motrice Pia” (brevettata già nel 1882) costruita per la figlia per applicarla alla sua macchina da cucire: è un motore leggero e versatile, adatto alla piccola industria, presentato all’esposizione internazionale di Torino nel 1884 e poi prodotto in serie. Ne nasce però anche un triciclo per il figlio Lauro – forse uno dei primi veicoli al mondo azionati da motore a benzina, utilizzato nella sua villa di Quinzano, a Verona – evolutosi poi in un carrello con un motore agganciato alla bicicletta, primo ciclomotore a benzina, anch’esso esposto a Padova.
Mente fervida e creatrice, alla ricerca Bernardi seppe unire anche la sua passione didattica, ben rappresentata dagli altri pezzi esposti nel museo, tra cui i principali esempi di motore a combustione interna che hanno segnato la storia motoristica in Europa nella seconda metà dell’Ottocento, tutti costruiti (anche se non ideati) da Bernardi nei suoi anni padovani.
Esemplari con un chiaro valore pedagogico, che riescono a spostare il focus del museo dalla celebrazione di un personaggio alla sua vera essenza di museo universitario, “museo di macchine”, appunto, funzionale alla formazione delle generazioni che affollano le aule adiacenti e delle scolaresche più giovani che possono visitarlo ripensato e riallestito in questa nuova sede come già potevano nella sede precedente. In attesa che anche il pubblico possa scoprire le virtù di queste misconosciute storie ed eccellenze solo apparentemente locali.