CULTURA
Il fantasma di Natale, meraviglia degli scienziati
Da quando nel 1862 John Henry Pepper fece salire sul palco un fantasma, il Natale al Royal Polytecnic Institution di Londra divenne leggendario. Il politecnico aprì le porte al pubblico il 6 agosto 1838: si presentava come una sorta di Wunderkammer, un palazzo delle meraviglie dedicato alla scienza. Divenne ben presto uno dei luoghi più frequentati della Londra vittoriana, aperto a tutte le classi sociali. Accoglieva il visitatore un grande atrio con canali in cui galleggiavano barche in miniatura, una piscina per le immersioni e gallerie piene di oggetti curiosi. Millecinquecento negli anni Quaranta secondo Laurent Mannoni storico e critico cinematografico. Dai dischi stroboscopici ai giochi ottici, ai sistemi elettrici. C’era una pipa da oppio della Malesia, pugnali provenienti dall’India, una collezione di oro e diamanti dell’Australia e tutte le ultime invenzioni industriali come la macchina idroelettrica a vapore di Armstrong o la macchina litografica. Per chi voleva prolungare il proprio viaggio nel mondo della natura non mancavano un teatro e due sale di proiezione dove, tra gli altri, William Talbot teneva lezioni di fotografia, Frederick Gardner di chimica e di J.L. King di astronomia. Non passò molto tempo che il Natale diventò per il politecnico e i suoi frequentatori uno dei momenti più attesi dell’anno.
Il livello di popolarità raggiunto dalla scienza, in pieno positivismo Ottocentesco, s’intrecciava con la rinata tradizione natalizia. In città il Victoria Theatre il 26 dicembre 1848 portava in scena per la prima volta l’opera di Edward Blanchard Land of light, or Harlequin gas and the four elements che faceva della “Scienza” l’attrice protagonista. Giornali come l’Illustrated London news e The leisure hour pubblicavano racconti e poesie natalizie che celebravano i progressi tecnologici. L’Adelaide Gallery of Practical Science offriva “divertimenti istruttivi” per tutti, dalle proiezioni di organismi microscopici a esperimenti con l’elettricità.
Ma l’intento dei fondatori del Royal Polytechnic George ed Edward Cayley era di superare quanto a popolarità anche l’Adelaide Gallery of Practical Science e quando, nel 1854, le redini del politecnico andarono in mano a John Henry Pepper l’obiettivo fu raggiunto. Pepper, chimico interessato all’ottica ed eccellente divulgatore, si circondò dei migliori pittori e lanternisti e intuì ben presto che il teatro e la musica erano un modo per intrattenere il pubblico, ma anche uno strumento per istruirlo su alcuni principi della scienza. Shakespeare entrò così al Royal Polytechnic, con Il mercante di Venezia, Amleto e Romeo e Giulietta. Ma fu nel 1862, proprio in occasione del Natale, che Pepper introdusse quella che sarebbe diventata la maggior attrazione del politecnico: la comparsa di un fantasma sul palco. Un’illusione ottica di grande effetto scenico.
I primi spettatori furono una manciata di amici e giornalisti che assistettero in anteprima alla rappresentazione di Edward Bulwer-Lytton A strange story, raccontano Aileen Fyfe e Bernard Lightman in Science in the marketplace. La risonanza fu tale che si pensò subito al pubblico di massa. Pepper scelse una delle cinque favole natalizie di Charles Dickens, The haunted man and the ghost’s Bargain: la storia del chimico Redlaw e del suo fantasma che al Royal Polytechnic sul palco compariva davvero. Alla rappresentazione seguiva la spiegazione: una lanterna, raccontava Pepper, illuminava un attore sotto al palco vestito come un fantasma e la sua immagine veniva riflessa su un grande pezzo di vetro piatto inclinato di 45 gradi in scena.
Nei mesi (e negli anni successivi) del “fantasma” parlavano tutti. Figlio di due padri lo definiva lo Spectator nel 1863:di Henry Dircks un ingegnere che ne inventò il metodo e di Pepper che lo migliorò e lo adattò agli interessi della società. Al punto che un paio di anni più tardi la rivista Illustrated London news metteva il politecnico in cima alla lista dei migliori intrattenimenti del periodo natalizio proprio per le iniziative (oltre al teatro le Christmas lectures, le letture di Natale) che offriva durante queste settimane, e tra queste il fantasma. Il Times ne sottolineava l’intento didattico e la volontà di istruire il pubblico sui principi dell’ottica. E continuava: “Non c’è nulla di simile nella metropoli che possa competere”. Tale fu la popolarità che molti teatri londinesi ne chiesero la licenza, dal Britannia all’Adelphi al Drury Lane.
La tradizione del Natale al Royal Polytecnic continua ancora oggi. Quest’anno Alison Wollard dell’università di Oxford parlerà di biologia evoluzionistica. Di come da una singola cellula possa avere origine un organismo complesso. Una storia, quella del mistero della vita, che affascina sempre.
Monica Panetto