MONDO SALUTE
Ambiente e salute. Inquinamento acustico: investire (per prevenire) conviene
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Quando arrivo in ufficio la mattina, per prima cosa apro le finestre. Tolgo la giacca, mi siedo alla scrivania, e accendo il computer. Se la stagione lo permette, come ora, lascio aperto e inizio a lavorare. Leggo articoli scientifici, rapporti, documenti di vario tipo, ascolto registrazioni audio, scrivo. Dopo poco però, mi vedo costretta ad alzarmi e a chiudere, perché il rumore che viene dalla strada sovrasta non solo la voce in cuffia, ma anche i miei pensieri. E mi toglie la concentrazione. Lavoro in centro città e il traffico urbano è considerevole.
L’inquinamento acustico, e in particolare proprio il rumore da traffico stradale, è uno dei principali problemi ambientali nel nostro continente. L’Agenzia europea dell’ambiente stima che 113 milioni di persone siano esposte a lungo termine a livelli di rumore da traffico di almeno 55 decibel durante le fasce diurna, serale e notturna. Altri 22 milioni sono esposti a livelli elevati di rumore ferroviario, 4 milioni a livelli elevati di rumore aereo e meno di 1 milione a livelli elevati di rumore causato dalle industrie. E si prevede che la popolazione in queste situazioni sarà destinata a crescere, a causa della continua urbanizzazione e dell’aumento della domanda di trasporti.
L’inquinamento acustico può avere impatti negativi sul benessere psico-fisico dell’uomo: il rumore causato dai trasporti, in particolare, è considerato la seconda causa ambientale di problemi di salute in Europa occidentale, dopo l'inquinamento atmosferico da particolato. Ne abbiamo parlato con Gaetano Licitra, ricercatore associato dell’Istituto per i processi chimico-fisici del Consiglio nazionale delle ricerche di Pisa, specializzato in fisica sanitaria.
Effetti sulla salute, e non solo sull’udito
“L’inquinamento acustico è intorno a noi”, esordisce Licitra. Strade, metropolitane, ferrovie, aeroporti, ma anche ambienti di lavoro e luoghi ricreativi come le discoteche sono sorgenti di onde sonore che, a seconda del livello di rumore emesso e della durata, possono avere effetti di vario tipo sulla salute. Il ricercatore spiega che eventi sonori particolarmente rumorosi (come un'esplosione ad esempio) possono determinare la perdita dell'udito, perché portano alla rottura del timpano. L’esposizione a un livello di rumorosità inferiore, ma protratta nel tempo, può determinare invece ipoacusia. “Si devono considerare poi gli effetti extra-uditivi: il rumore diurno o notturno reca disturbo, diventa intrusivo, va a interferire con le attività quotidiane, impedisce di godere di una conversazione o dell'ascolto di un brano musicale. A scuola può disturbare anche l’apprendimento”.
Il rumore ambientale può provocare conseguenze di vario tipo sulla salute e di diversa entità: può causare un danno di natura irreversibile; oppure un disturbo, reversibile e oggettivamente misurabile (si pensi all’aumento dei battiti cardiaci al passaggio improvviso di un treno); o un fastidio, cioè una percezione soggettiva, reversibile e non misurabile. “Il fastidio è uno stato psicologico, quindi molto difficile da misurare, però si può dichiarare: proprio l'analisi delle condizioni di fastidio porta alle norme che consentono poi di limitare il problema”.
Intervista completa a Gaetano Licitra dell’Istituto per i processi chimico-fisici del Cnr. Servizio di Monica Panetto, montaggio di Barbara Paknazar
Il rumore ambientale è stato correlato a problemi di tipo uditivo, ma anche a conseguenze di altro genere sulla salute (con prove più o meno solide a seconda dei casi), come le malattie cardiovascolari e metaboliche, i disturbi del sonno che si ripercuotono sulle attività quotidiane, il deterioramento cognitivo e lo scarso benessere mentale.
Le evidenze maggiori finora sono state riscontrate per le malattie dell’apparato cardiovascolare. Vivere quotidianamente in ambienti rumorosi, caratterizzati in particolare da elevati livelli di traffico stradale, può provocare una reazione di stress prolungata che porta all'attivazione del sistema nervoso simpatico e del sistema endocrino, con conseguente rilascio di ormoni dello stress, aumento della frequenza cardiaca, della pressione sanguigna e vasocostrizione, che possono indurre lo sviluppo di patologie croniche cardiovascolari. Un'attivazione prolungata della risposta allo stress può portare anche all’insorgere di disturbi depressivi e d'ansia.
Stando a quanto riferisce l’Agenzia europea per l’ambiente, l'esposizione a lungo termine al rumore ambientale causa 12.000 morti premature all’anno e contribuisce a 48.000 nuovi casi di cardiopatia ischemica in Europa. Si stima che 22 milioni di persone soffrano di forte fastidio cronico e 6,5 milioni di importanti disturbi cronici del sonno. Secondo l’Organizzazione mondiale della Sanità, questi effetti sulla salute possono avere luogo anche al di sotto dei 55 decibel per le fasce diurna/serale/notturna e dei 50 decibel per la fascia notturna, che sono le soglie stabilite dalla direttiva sul rumore ambientale dell’Unione europea.
Rumore ambientale: come prevenire le ripercussioni sulla salute
Come affrontare le ripercussioni che il rumore ambientale può avere sulla salute dell’uomo? “La soluzione migliore è agire sulla sorgente, perché in questo modo si elimina il problema per la collettività”. In ambito urbano per esempio, abbassare i limiti di velocità potrebbe ridurre anche la produzione di rumore.
“Possiamo modificare le abitudini, utilizzando mezzi non rumorosi come le auto elettriche, oppure i mezzi di trasporto di massa, così da sostituire una moltitudine di macchine con un solo veicolo di dimensioni maggiori che serva più passeggeri. Ancora, possiamo agire sulla propagazione dell'onda sonora (limitandone la trasmissione con barriere acustiche, per esempio). O sulla pavimentazione stradale: ne esistono di fonoassorbenti o a bassa emissione sonora. L’ultima possibilità è il recettore, ma in questo caso si agisce sul singolo e non sulla collettività”. Falegnami, operai, meccanici e molti altri professionisti vengono dotati spesso di cuffie anti-rumore, ma questa soluzione può essere adottata evidentemente solo per gruppi ristretti di persone.
Licitra, come in precedenza Paolo Vineis, propone una riflessione anche sulla pianificazione urbanistica che in vario modo può incidere sui livelli di rumore ambientale a cui poi gli abitanti sono esposti. Le città dovrebbero essere ripensate, aumentando le aree verdi (che aiutano ad assorbire le onde sonore), riducendo le distanze per l'approvvigionamento di cibo e di altri beni e quindi diminuendo l'uso dell'automobile e aumentando i servizi pubblici. “Si tratta di tecniche che ormai sono note e per le quali bisogna lavorare anche all'interno delle università, poiché sono gli architetti o gli ingegneri che in futuro progetteranno le nuove città a dover essere consapevoli di questo nuovo modo di affrontare il problema”.
Investire conviene
Secondo il ricercatore, “i problemi legati all’acustica finora non hanno avuto grande rilievo, probabilmente perché la politica non li ha inseriti tra le priorità in agenda”. La Comunità europea nel piano d’azione Zero Pollution ha fissato l’obiettivo di ridurre la percentuale di persone cronicamente disturbate dal rumore dei trasporti del 30% rispetto ai livelli del 2017. “Ebbene, l'Agenzia europea dell'ambiente ritiene che non si riuscirà a raggiungere questo obiettivo, se non cambia la politica e non si darà maggior peso alle questioni inerenti il rumore ambientale, tenendo conto della quantità di persone esposte”.
Conclude Licitra: “In Italia non si parla di acustica nel Pnrr e questo ovviamente costituisce un problema, perché se non vengono destinate le risorse, è difficile per i Comuni fare investimenti. La Comunità europea sostiene che per ogni Euro che si spende in risanamento acustico se ne risparmiano 29: si tratta quindi di un investimento fortemente conveniente, dato che riducendo l’esposizione della popolazione al rumore, si limitano anche le conseguenze negative sulla salute, garantendo una qualità di vita migliore”.
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SPECIALE “AMBIENTE E SALUTE”
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