Qual è la prima causa di morte per gli uccelli notturni in America? L'attacco di animali, soprattutto gatti selvatici. Fino a qui nulla di aspettato, ma se proseguiamo nella ricerca al secondo posto troviamo la collisione dei volatili con gli edifici. Centinaia di milioni di uccelli notturni in un anno muoiono proprio in questo modo, solo nel Nord America.
Forse l'immagine ci rimanda a qualche film apocalittico (comincia così anche The core di Jon Amiel, del 2003), eppure purtroppo non succede soltanto al cinema.
Le cause del fenomeno sono varie e tutt'ora studiate: hanno un ruolo le condizioni meteorologiche come la presenza di vento o nuvole, ma adesso uno studio pubblicato su PNAS avvalora la teoria che uno dei fattori principali quando si parla di collisioni di volatili con edifici sia l'inquinamento luminoso.
Gli scienziati hanno preso in esame un solo edificio, il McCormick Place Lakeside Center a Chicago, raccogliendo ogni mattina, letteralmente, gli uccelli morti per più di 20 anni e hanno scoperto che diminuendo l'illuminazione diminuivano anche i decessi: con la loro ricerca hanno stimato che riducendo l'inquinamento luminoso si potrebbero evitare fino al 60% di collisioni con gli edifici.
Ma perché gli uccelli notturni hanno questi problemi con le luci? Approfondiamo il tema con Marco Mastrorilli, scrittore e ornitologo specializzato in rapaci notturni.
Servizio di Anna Cortelazzo e montaggio di Elisa Speronello
Il problema è conosciuto fin dall'inizio del Novecento e non riguarda solo la luce artificiale. "A Cortemaggiore, in provincia di Piacenza - racconta Mastrorilli - negli anni Cinquanta era maturata la convinzione che si potesse trovare una sorta di Eldorado grazie al petrolio, per cui erano stati creati dei pozzi petroliferi e un giorno, a causa dei gas, si è sviluppato un incendio gigantesco, con fiamme che superavano i 70 metri di altezza e che si vedevano addirittura a trenta chilometri di distanza. Alcuni ornitologi si resero conto subito che questa grande fonte luminosa attirava gli uccelli e alcuni finivano addirittura per morire bruciati perché si avvicinavano troppo al fuoco. Altri ancora non morivano tra le fiamme, ma diventavano particolarmente vulnerabili agli attacchi dei predatori".
Ma cosa succede quando gli uccelli vengono esposti a una dose eccessiva di luce? "L'inquinamento luminoso - spiega Mastrorillio - influisce sul bioritmo e sul ritmo circadiano, soprattutto al momento della migrazione: il percorso naturale di una specie rimane costante negli anni, ma nel corso del tempo il territorio che attraversa è stato antropizzato, e questo crea un forte disorientamento. Durante la migrazione gli uccelli subiscono un sensibile calo di peso e diventano più sensibili alle predazioni di altri animali, senza contare che devono compiere un notevole sforzo per attraversare determinati tratti, per esempio le Alpi. Uno spostamento errato, quindi, può costare la vita a migliaia e migliaia di uccelli, e infatti questo tipo di fattore può essere considerato uno dei più minacciosi per la vita della dell'ornitofauna selvatica. La luce cambia completamente lo scenario: ci sono animali diurni che vengono disturbati nel loro ritmo circadiano, perché di notte non possono riposarsi come dovrebbero, per esempio durante la notte mi è capitato di sentire cantare dei merli. Ci sono anche dei piccoli vantaggi, comunque, per esempio per i chirotteri: la luce attira gli insetti, e quindi favorisce il foraggiamento. A loro volta, però, possono essere attaccati da altri animali, e quindi l'intera catena alimentare viene destabilizzata. Nel complesso, l'inquinamento luminoso va a determinare dei grandissimi squilibri negli ecosistemi urbani".
Di cosa parliamo esattamente quando menzioniamo l'inquinamento luminoso? Non è, naturalmente, la singola abitazione, magari al piano terra, a creare problemi: sono soprattutto i grattacieli (ecco forse perché in Italia il fenomeno è meno studiato che in America, anche se ci sono vari lavori dedicati ai chirotteri), i lampioni con un'alta concentrazione (per esempio nelle autostrade) ma anche i fari: "Sull'isola di Helgoland in Germania - spiega Mastrorilli - ben 12 mila uccelli in una notte sono morti sbattendo contro un faro, che non è grande come un grattacielo, quindi immaginate quanto la luce può essere attrattiva, e quindi disorientante, per questi animali".
Ma l'inquinamento luminoso non è l'unico nemico di questi animali: c'è anche l'inquinamento acustico, che meriterebbe di essere indagato: "La territorialità - spiega Mastrorilli - viene manifestata attraverso il canto, quindi il disturbo acustico diventa un fenomeno molto rilevante.
Ma, nel concreto, cosa si può fare per limitare il fenomeno? Molto banalmente, si può spegnere la luce, soprattutto nei periodi delle migrazioni, o anche solo utilizzare lampioni che proiettino la luce solo verso il basso (questo però implicherebbe un aumento del numero dei lampioni, perché la luce sarebbe meno diffusa). Un gradevole effetto collaterale sarebbe anche la diminuzione dello spreco di energia: un guadagno per tutti, ma soprattutto un grosso favore agli uccelli.