Saggitarius A. Foto: EHT Collaboration
Il grande annuncio era nell’aria da giorni.
Ieri è stata presentata al mondo la prima immagine dell’ombra di Sagittarius A, il buco nero supermassiccio nascosto al centro della Via Lattea, la nostra galassia.
Da tempo gli scienziati avevano osservato le stelle muoversi intorno a un corpo invisibile in direzione della costellazione del Sagittario - chiamato per questo Sagittarius A - molto massiccio al centro della nostra galassia. L’ipotesi che il misterioso oggetto fosse un buco nero è stata confermata inequivocabilmente con la prima prova visiva diretta a sostegno di questa ipotesi.
L’immagine non rappresenta direttamente il buco nero ma cattura la luce distorta dal suo fortissimo campo gravitazionale, se consideriamo che Sagittarius A ha una massa pari a quattro milioni di volte quella del Sole.
A firmare l’immagine è anche questa volta l’Event Horizon Telescope, una collaborazione internazionale che comprende oltre 300 ricercatori e ricercatrici di 80 istituti di tutto il mondo, con 11 radiotelescopi sparsi su tutto il pianeta che lavorano insieme. Tra gli istituti italiani: l’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf), l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn), l’università Federico II di Napoli e l’università di Cagliari.
Eht ha messo insieme otto osservatori radioastronomici in tutto il mondo per creare un unico telescopio virtuale dalle dimensioni del pianeta Terra.
Cruciale per raggiungere questo risultato è stato il contributo di Alma, l’Atacama Large Millimeter/submillimeter Array, il più potente radiotelescopio esistente, che dal deserto di Atacama, in Cile, scruta il cosmo in banda radio a lunghezze d’onda millimetriche e submillimetriche.
«Ancora una volta l'Event Horizon Telescope dimostra la potenza dell'utilizzo combinato di osservatori sparsi - letteralmente - su tutto il globo» ci racconta Roberto Ragazzoni del dipartimento di Fisica e Astronomia dell’università di Padova e direttore dell’Osservatorio Astronomico (Inaf). Ragazzoni aggiunge: «In pratica è stato riprodotto un unico telescopio grande come l'intero pianeta che ha potuto non solo "fotografare" ma anche "filmare" il centro della nostra Galassia, considerando che nel corso delle osservazioni è stato possibile vederne l'evoluzione nel tempo». E conclude: «Sono osservazioni degli effetti di un oggetto massiccio in un regime di fortissima gravità nella nostra Galassia, la Via Lattea, ovvero - in termini astronomici - si trova nel “giardino di casa”».
La scoperta arriva dopo la prima immagine di un buco nero, quello al centro della galassia M87, resa pubblica dalla Collaborazione Eht nel 2019. I due buchi neri sembrano molto simili ma Sagittarius A è oltre mille volte più piccolo e meno massiccio rispetto a quello di M87. L’anello centrale nell’immagine è relativamente piccolo (60 milioni di chilometri), quisquilie in termini astronomici, considerato che parliamo di un oggetto a circa 27 mila anni luce dalla Terra.
Quello che conta per gli scienziati è che il fenomeno mostra una perfetta aderenza alle previsioni di Einstein formulate più di un secolo fa. Per l’astrofisica americana Andrea Ghenz - premio Nobel per la fisica nel 2020 - questa è la miglior riprova finora delle teorie di Albert Einstein. La prima prova della correttezza della Relatività Generale era arrivata nel 1919, durante una eclissi di Sole.
Eclissi solare. Foto: ESO/Landessternwarte Heidelberg-Königstuhl/F. W. Dyson, A. S. Eddington, & C. Davidson