SOCIETÀ

Chi è Armin Laschet, il candidato post Merkel della Cdu

Il tratto che più caratterizza Armin Laschet è la cautela, la misura. Un cattolico moderato che non ama correre rischi e che fa della poca appariscenza la sua arma migliore, dote che gli ha già permesso di ottenere l’incarico di ministro presidente della Renania Settentrionale-Westfalia. I Cristiano-Democratici tedeschi (Cdu) hanno scelto di puntare su di lui per il dopo Angela Merkel, che dopo quindici anni di più che onorato cancellierato si appresta, il prossimo settembre, a lasciare la scena politica. Un centrista “puro”: affidabilità, sensibilità per i temi sociali e attento al tema della transizione green. Laschet era, nel novero, il candidato preferito dalla Merkel. Dei suoi sfidanti il più “pericoloso”, sempre dal punto di vista della cancelliera, era Friedrich Merz, conservatore intransigente, il “Donald Trump tedesco”, come l’aveva definito l’autorevole testata online Politico. E fedelissimo del “falco” Wolfgang Schäuble, ex ministro delle Finanze (lo Spiegel lo definì “spietato”), attuale presidente del Bundestag, che all’epoca della crisi del debito della Grecia spinse per far uscire Atene dall’euro. Se la Cdu avesse scelto Merz il partito avrebbe virato bruscamente a destra: e il “vento” di una simile mossa si sarebbe sentito ben oltre i confini tedeschi. L’opzione Laschet è assai più prudente. E comunque si tratta di una seconda scelta: già due anni fa la Merkel aveva deciso di puntare l’intera posta su Annegret Kramp-Karrenbauer, eletta come da copione alla presidenza della Cdu, ma costretta alle dimissioni lo scorso anno dopo uno scandalo elettorale in Turingia che l’aveva vista collaborare, per così dire, con esponenti del partito di estrema destra nazionalista Alternative fur Deutschland (Afd) senza la preventiva approvazione del partito. Esperimento fallito. E sbagliare due volte non è ammissibile.

Stop alla destra: integrare e unire

Armin Laschet, 60 anni tra pochi giorni, figlio di un minatore di Aquisgrana (ai delegati si è presentato esibendo la targhetta d’ottone appartenuta al padre, con il numero identificativo 813), appassionato di calcio e di politica estera, ha prevalso, al ballottaggio online con Friedrich Merz, per un pugno di voti: 521 contro 466. «Sono consapevole della responsabilità che mi sto assumendo», ha dichiarato il nuovo presidente della Cdu nel suo discorso d’insediamento. «Possiamo vincere solo se rimaniamo al centro. Farò in modo che anche alle elezioni federali l’Unione possa decidere il cancelliere». Sembra l’uomo perfetto per un partito che del “non cambiare e contenere” ha fatto il suo mantra, e non soltanto di fronte al dilagare della pandemia da coronavirus. Niente esperimenti, niente rischi. Soprattutto niente più figuracce come quella rimediata da Annegret Kramp-Karrenbauer. Laschet, in ticket con il ministro della Sanità Jens Spahn, tenterà di mantenere il partito all’interno del solco tracciato da Angela Merkel: assieme hanno presentato il programma “Impulse 2021”, un documento in 10 punti per affrontare “la trasformazione digitale, il cambiamento climatico, la migrazione e le conseguenze economiche e sociali della pandemia”. Praticamente un decalogo di priorità per il governo che verrà. Perché compito di Laschet, come scrive il Frankfurter Allgemeine Zeitung, sarà «preservare l’eredità della Merkel, minimizzare il rischio, ma allo stesso tempo sviluppare idee per il futuro». Proseguirà dunque la linea merkeliana di accoglienza ai migranti, come il fermo sostegno all’Unione Europea (il suo rivale Merz aveva criticato il finanziamento degli stati più in difficoltà). «La Germania che immagino è una Germania europea», ha ribadito Laschet dopo la sua elezione. «Dobbiamo essere capaci di integrare, di mantenere unita la società». Semmai ci sarà uno scatto in avanti sui temi ambientali, al punto che diversi analisti ritengono plausibile una futura alleanza della Cdu/Csu (la costola bavarese del partito) con i Verdi, una delle realtà più solide (consenso stabile ben oltre il 20%) del panorama politico tedesco.

Nuovo cancelliere: in vantaggio Markus Söder

Laschet è, politicamente, un diesel. All’inizio quasi nessuno lo considera, resta sullo sfondo, quasi fosse un complemento d’arredo: non accende gli animi. Ma alla fine lui c’è: sempre. E’ ancora presto per capire se sarà lui il candidato democristiano (come tradizione vorrebbe) che tenterà di subentrare alla cancelliera Merkel nelle elezioni che si terranno il prossimo 26 settembre. L’unica certezza, oggi, è che i Cristiano-Democratici restano il partito di riferimento in Germania (qui l’ultimo sondaggio, che li accredita del 37%). Quindi la partita si gioca all’interno del partito. La decisione dovrebbe essere presa dopo Pasqua, ma stando agli ultimi sondaggi Laschet non è (come al solito) in cima ai desideri dell’elettorato. Il candidato più forte al momento appare Markus Söder, presidente della Baviera e leader della Csu. Anche lui merkeliano, e dunque conservatore, ma con quel guizzo di carattere in più che potrebbe dargli la spinta giusta per arrivare alla guida del governo. «Chiunque pensi di poter vincere le elezioni federali rompendo con Angela Merkel commette un grave errore», ha dichiarato Söder pochi giorni fa. «La sua eredità deve essere preservata e allo stesso tempo arricchita con nuove idee per la prossima fase della politica tedesca». C’è già chi lo definisce “il cancelliere-ombra”. Lui, prudente, risponde serio: «Il mio posto è in Baviera».

Il sospetto: «Difende Putin e il dittatore Assad»

Intanto Laschet tesse la sua trama e incassa (come sempre accade quando si sale alla ribalta) qualche sospetto: perfino lui che non è, per vocazione, un prim’attore. A preoccupare è soprattutto il suo rapporto con la Russia e la prudenza mostrata in passato dal nuovo presidente della Cdu nel giudicare le controverse azioni di Putin: non di sostegno, ma nemmeno di drastica condanna. Come ricorda il Financial Times: «Armin Laschet è sotto crescente esame per le dichiarazioni che ha fatto in passato in difesa del presidente russo Vladimir Putin e del regime di Assad in Siria». O come scrive il quotidiano inglese I-news: «Laschet, non è certamente la personalità più eccitante del firmamento politico. Ma per gli osservatori internazionali il suo attributo più notevole - e più preoccupante - è il suo curriculum in affari esteri. Senza mezzi termini, è chiaramente in sintonia con il presidente russo, Vladimir Putin». Si vedrà se un’ombra del genere potrà precludere ad Armin Laschet la possibilità di sognare ancor più in grande. La parola d’ordine, per il momento è sopire. Evitare problemi. Nei prossimi mesi Laschet, c’è da scommetterci, tenterà di apparire il meno possibile e di non sbagliare neanche un passo, secondo la teoria del fiocco di neve applicata alla politica: quando si posa, non deve far rumore. 

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