L’amore è questione di chimica e i lemuri catta (Lemur catta) lo sanno bene. Per far scoccare la freccia a Cupido puntano tutto sul profumo, un liquido incolore prodotto da una ghiandola situata sul polso. Due spruzzate di agrumi, un goccio di pera e una punta di coriandolo e cetriolo: è più o meno questo il “bouquet” della speciale “eau de Lémur” che si strofinano sulla coda, prima di sventolarla sotto il naso delle femmine nella stagione degli amori. Il potere seduttivo di questa speciale fragranza sarebbe racchiuso in appena tre composti, tutti volatili: probabilmente i primi feromoni a essere individuati nei primati. Lo rivela un team dell’Università di Tokyo e del Japan Monkey Center su Current Biology.
Con quegli occhi grandi color dell’ambra e la loro folta coda ad anelli bianchi e neri, i lemuri catta sono di certo tra i primati più simpatici e conosciuti. Endemici del Madagascar, fanno parte del sottordine degli strepsirrini, letteralmente “con il naso ricurvo”, e hanno un senso dell’olfatto più sviluppato rispetto all’altro sottordine dei primati, gli aplorrini (“dal naso semplice”), che comprende tutte le altre scimmie, uomo incluso. Buona parte della comunicazione olfattiva dei lemuri si basa su composti odorosi secreti da ghiandole urogenitali o ascellari per marcare il territorio o ribadire il rango sociale, per esempio. E dunque non sorprende che anche la comunicazione sessuale sia mediata da olezzi vari, ma nessuno prima d’ora si era mai preoccupato di analizzare queste fragranze.
I ricercatori giapponesi hanno raccolto il liquido incolore prodotto dalle apposite ghiandole situate sui polsi di quattro individui maschi, sia durante la stagione riproduttiva che va da ottobre a febbraio, sia in quella non riproduttiva. E ne hanno esaminato la composizione chimica con la tecnica della gascromatografia-spettrometria di massa. Mentre il gascromatografo separa le varie molecole presenti nel campione, lo spettrometro di massa rivela la loro identità restituendo così una sorta di “etichetta” precisa in cui sono elencate le varie sostanze e molecole. E dunque a comporre il “bouquet” di questa “eau de Lémur” sono quattro composti organici: tre aldeidi e un’ammide, e cioè il dodecanale, il tetradecanale, il 12-metiltridecanale e l’acetammide. Le tre aldeidi, costituite da una catena di 12 o 14 atomi di carbonio, sprigionano aromi dolci e fruttati. Il dodecanale ha un odore agrumato, il tetradecanale ricorda una pera dolce e succosa, con sentore di muschio, e il 12-metiltridecanale ha un odore “verde”, di coriandolo e cetrioli; mentre l’acetammide è irritante e inodore. Ma non è finita qui.
Il team si è subito accorto che la composizione del liquido incolore che i lemuri si spalmano sulla coda cambia durante l’anno: nella stagione riproduttiva abbondano le tre aldeidi, la cui produzione è invece limitata nel resto dell’anno. E dunque anche l’odore dell’“eau de Lémur” è diverso a seconda della stagione. Per la maggior parte del tempo, a dirla tutta, questa “eau de Lémur” è più simile a una puzza. Amara, acerba, selvatica, simile all’odore del cuoio: è così che l’hanno descritta i malcapitati ricercatori. Ma durante la stagione riproduttiva l’olezzo si trasforma in un profumo dolce, fruttato e floreale. E la variazione, stando ai risultati, sarebbe correlata all’aumento dei livelli di testosterone nel periodo degli amori.
Dopo aver decifrato “l’etichetta” dell’“eau de Lémur”, il gruppo di ricerca è passato a esaminare le reazioni delle femmine alla fragranza con un esperimento molto semplice. Gli scienziati hanno presentato a otto femmine adulte cinque batuffoli di cotone, calcolando il tempo che trascorrevano ad annusarli. Il primo era imbevuto con la secrezione ghiandolare prodotta dai maschi nel periodo riproduttivo; un altro con acqua, per controllo. E infine, per capire se una delle tre aldeidi profumate avesse un ruolo predominante nel far scattare la scintilla, gli ultimi tre dischetti di cotone erano bagnati ognuno con uno dei tre composti organici.
Com’era prevedibile, al di fuori del periodo riproduttivo, le femmine di lemure catta non hanno mostrato alcun interesse verso nessuno dei batuffoli di cotone. Nella stagione degli amori, invece, il loro interesse era tutto concentrato verso quelli imbevuti con l’esatta “eau de Lémur”, insomma la versione “originale” con quell’irresistibile mix floreale e fruttato. Mentre i batuffoli di cotone impregnati delle singole aldeidi non hanno riscosso il successo sperato. Ma «la curiosità mostrata dalle femmine, non corrisponde necessariamente all’attrazione sessuale. In poche parole non possiamo ancora dire con certezza che, se una femmina trascorre più tempo ad annusare un determinato batuffolo profumato con il secreto ghiandolare di un maschio, quel maschio avrà successo nell’accoppiamento» ha specificato Kazushige Touhara, professore ed esperto di olfatto dell’Università di Tokyo e leader del gruppo di ricerca.
Certo è che i maschi di lemure catta si profumano per bene la coda – che funge anche da diffusore – prima di andare a flirtare con le femmine e tentare un approccio. Tanto che questo caratteristico comportamento è noto come “stink flirting”, un “flirtare puzzolente”.
«Quando durante la stagione riproduttiva, i maschi di lemuri catta secernono quel liquido fruttato e floreale dalle ghiandole dei polsi diventano più attraenti per le femmine. Grazie a una dettagliata analisi chimica, abbiamo identificato i tre composti che donano il profumo a quel liquido» ha spiegato Touhara, e quindi, le tre aldeidi identificate nell’“eau de Lémur” «potrebbero essere i primi feromoni sessuali mai scoperti nei primati». Ovvero dei segnali chimici prodotti da tutti i membri di uno dei due sessi all’interno di una specie per influenzare il comportamento del sesso opposto.
Prima di confermare la scoperta, però, si dovrà dimostrare che proprio quell’odore irresistibile aumenta le probabilità di accoppiamento dei maschi. E bisognerà verificare che le tre aldeidi volatili agiscono solo nella comunicazione intraspecifica, cioè solo tra i lemuri catta, e che non sortiscano lo stesso effetto su altri primati. Secondo la definizione, infatti, un feromone è tale solo quando viene usato per la comunicazione tra i membri di una singola specie, cioè se è specie-specifico. Ma questi risultati preliminari fanno ben sperare.