In un recente editoriale di Science viene definita la “tempesta perfetta”. Il riferimento è all'evenienza che il prossimo autunno l’emisfero settentrionale del pianeta debba affrontare simultaneamente il consueto arrivo dell’influenza stagionale e una nuova ondata, non certa ma comunque possibile, del virus Sars-CoV-2 con una conseguente forte pressione sui sistemi sanitari dei diversi Paesi. Entrambi i patogeni sono in grado di provocare una sintomatologia grave e potenzialmente letale, soprattutto tra le persone anziane e con malattie croniche, e non si sa ancora quasi nulla sull’interazione dei due virus e sulle conseguenze di eventuali coinfezioni. Inoltre la sovrapponibilità, almeno parziale, dei sintomi può rendere più difficoltosa una diagnosi tempestiva e un rapido isolamento delle persone che contraggono Covid-19, soprattutto quando la malattia si manifesta in forme lievi che non richiedono cure ospedaliere.
Un problema non da poco visto che l’esperienza maturata in questi mesi ci ha insegnato quanto sia decisivo interrompere il prima possibile ogni catena di contagio. E’ dunque necessario muoversi con largo anticipo e farsi trovare preparati sotto tutti i punti di vista, dalla garanzia di avere a disposizione ampie forniture di dispositivi di protezione a un piano per una diagnostica rapida che permetta di distinguere i due virus. Un nodo fondamentale è poi quello dei vaccini antinfluenzali il cui ruolo quest’anno sarà non solo quello di proteggere dalle conseguenze più gravi dell’influenza - malattia che ogni anno in Italia, se consideriamo gli effetti delle sue complicanze, provoca settemila morti - ma anche di facilitare la diagnosi delle persone positive al virus Sars-CoV-2.
Per questo motivo - sottolinea l’editoriale di Science - occorre mettere a punto una pianificazione che consenta di avere dosi sufficienti già all’inizio dell’autunno perché sarà fondamentale che siano utilizzati diffusamente, garantendo che siano effettivamente disponibili e che sia possibile riceverli in sicurezza, senza il rischio di sovraffollamenti.
In quest’ottica nei giorni scorsi il Ministero della Salute ha diffuso una diffuso una circolare che illustra le raccomandazioni in vista della stagione 2020-2021: il documento consiglia la vaccinazione per tutti i bambini da 6 mesi a 6 anni e per tutte le persone di età superiore ai 60 anni. Per queste categorie, oltre a quelle già previste, il vaccino sarà gratuito.
Anche Claudio Cricelli, presidente della Società Italiana di Medicina Generale, in un’intervista all’agenzia Dire, ha spiegato che “presentandosi i due virus con sintomi praticamente uguali, c’è il rischio che si possa creare la stessa confusione che probabilmente ha determinato un mancato riconoscimento dei casi di Covid tra la fine di febbraio e l’inizio di marzo” e che sulla base di questa considerazione la medicina generale ha chiesto che “la vaccinazione antinfluenzale quest’anno venisse estesa, possibilmente gratuitamente, ad un maggior numero possibile di persone”. Cricelli si è inoltre detto convinto che i cittadini abbiano raggiunto un grande senso di consapevolezza di quanto accaduto in questi mesi e che questo porterà ad una maggiore responsabilità davanti agli appelli per la vaccinazione. In caso contrario “saremmo costretti ad effettuare il tampone ad un numero elevatissimo di persone, solo perché non si sono vaccinate per l’influenza e con un enorme sovraccarico di servizi sanitari, tanta confusione e anche molta paura”.
Sull'eventualità che il virus Sars-CoV-2 torni ad aumentare la sua circolazione tra l'autunno e l'inverno si è espresso anche Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di sanità e membro del comitato tecnico scientifico, che intervenendo alla trasmissione Agorà ha dichiarato che "dobbiamo farci trovare preparati a gestire una seconda ondata di contagi, che comunque, se dovesse mai esserci, non ritengo avrà le dimensioni e la portata della prima" e ha aggiunto che "è possibile che con il ritorno dei mesi più freddi, nel tardo autunno o inverno, ci possa essere una ripresa perché il virus circola ancora in molti paesi del mondo, come vediamo dai dati di America Latina e India".
Per cercare di capire quale scenario si potrebbe presentare nei prossimi mesi Adnkronos Salute ha intervistato 18 esperti, tra virologi, immunologi, epidemiologi, infettivologi, rianimatori e altri clinici. Per il professor Giorgio Palù, past president della Società europea di virologia e professore emerito di Microbiologia dell'università di Padova, intervistato insieme ad altri 18 esperti dall'Adnkronos Salute, "c'è sempre un qualche ritorno dei virus pandemici a trasmissione respiratoria. Probabile, quindi, ma non ne siamo certi". Secondo Antonella Viola, immunologa del dipartimento di Scienze biomediche dell'università di Padova e direttrice dell'Istituto di ricerca pediatrica Fondazione Città della speranza ci sono "diversi scenari possibili: il virus potrebbe lentamente scomparire o mutare, diventando un virus non preoccupante; potrebbe ripresentarsi in autunno portando alla comparsa di nuovi focolai che però riusciamo immediatamente a identificare e isolare; o infine c'è lo scenario più preoccupante che immagina una seconda ondata. Credo tuttavia che l'ultimo sia lo scenario meno probabile se continueremo a mantenere alta l'attenzione, sia a livello personale sia a livello istituzionale". E per Andrea Crisanti, direttore del Dipartimento di medicina molecolare dell'università di Padova, "non lo può dire nessuno come e quando ci sarà la seconda ondata di contagi da nuovo coronavirus. Sicuramente al momento ci troviamo di fronte a una situazione in cui ci sono ancora molte persone infette, c'è ancora trasmissione".
Intervistato dalla collega Monica Panetto per il Bo Live, Crisanti ha approfondito il ragionamento spiegando che "sono ormai più di due settimane che in Italia abbiamo quotidianamente circa 300-350 casi e non scendono. Ci sono stati dei cluster anche di recente, tra cui uno a Roma e uno più piccolo a Padova, nonostante probabilmente il virus abbia una certa sensibilità alle situazioni climatiche. Adesso che ci troviamo in condizioni favorevoli osserviamo ancora questi fenomeni e quindi se noi non eliminiamo tutti i casi residui non penso che si possa guardare all'autunno e all'inverno con tranquillità".
Abbiamo chiesto alla microbiologa Sara Richter, ordinario del dipartimento di Medicina molecolare dell'università di Padova, se il virus Sars-CoV-2 può avere un andamento stagionale e come occorre prepararsi in vista dell'autunno.
Intervista alla Sara Richter, microbiologa dell'università di Padova, sul possibile comportamento stagionale del virus Sars-CoV-2 e sulla pianificazione da fare in vista dell'autunno. Servizio e montaggio di Barbara Paknazar
"Io penso - spiega la microbiologa Sara Richter - che sia da raccomandare il vaccino antinfluenzale e parlo ovviamente da un punto di vista scientifico, non sotto un profilo economico. Il fatto di estendere il vaccino antinfluenzale alla maggior parte della popolazione potrebbe facilitare non solo la diagnosi del Covid, ma permettere anche una maggiore protezione delle persone perché di fatto sappiamo che il virus dell’influenza generalmente lascia l’organismo umano molto debilitato e quindi potrebbe esporlo agli effetti più severi del nuovo coronavirus".
Quanto alla possibilità di un comportamento stagionale del virus Sars-CoV-2, secondo la docente dell'università di Padova "forse sarebbe più appropriato parlare di stagionalità dei comportamenti umani perché sappiamo che il virus si trasmette principalmente per via respiratoria e quindi il distanziamento e l’uso delle mascherine diminuiscono la sua circolazione. Forse si trasmette anche attraverso oggetti su cui il virus si deposita e in questo caso, come abbiamo sottolineato già in un precedente approfondimento, è stato provato che i raggi solari lo inattivano molto più velocemente. Però - approfondisce Sara Richter - ci sono anche altri aspetti da considerare: per esempio vedere la stabilità del virus in relazione alla temperatura e all’umidità e non mi risulta che siano stati fatti degli studi dettagliati al riguardo. Nel caso del virus influenzale, per il quale invece sono stati condotti degli studi più approfonditi, si è visto che si ha una maggiore diffusione per via respiratoria in determinate combinazioni di temperatura e umidità e queste non erano necessariamente intuibili a priori. Nelle nostre regioni al momento si sta registrando una minore diffusione del virus, ma a mio avviso questo va messo in relazione al fatto che trascorriamo più tempo all’esterno, dove siamo meno concentrati, dove il virus resiste meno e probabilmente si trasmette meno efficientemente per via della presenza di maggiori correnti. Allo stesso tempo però credo che se ricominciamo a creare assembramenti il virus potrebbe tornare a trasmettersi in modo abbastanza efficace anche all’esterno. Quanto si trasmetterà dipenderà anche dal numero di soggetti che hanno nel frattempo sviluppato l’immunità ed è quello che stiamo misurando con la sierologia, con l’indagine sugli anticorpi, ma dipenderà anche dall’efficacia degli anticorpi stessi nel prevenire una nuova infezione. Tutti questi sono aspetti che sono in corso di studio".