SCIENZA E RICERCA
Dall'università al mercato: premiata l'innovazione biomedica di Francesco Gatto
Ha 30 anni, è vicentino ed è uno dei migliori giovani innovatori under 35 europei. Ha infatti vinto pochi giorni fa il premio Mit Innovators, assegnato ogni anno dall'Mit Technology Review, la rivista del Massachussetes Institute of Technology. È co-fondatore di Elypta, un'azienda innovatrice nel campo delle scienze biomediche: Francesco Gatto sta sviluppando la biopsia liquida basata sulla rivelazione dei metaboliti del tumore presenti nel sangue, un nuovo test diagnostico non invasivo e pratico per pazienti affetti da cancro.
Ogni anno dal 1999 la rivista Mit Technology Review premia giovani e brillanti innovatori le cui idee impattano positivamente sulla società. Quest'anno la cerimonia di premiazione avrà luogo il 4 dicembre a Parigi in occasione del Summit Europe 2018. Oltre 1000 candidati ogni anno vengono selezionati in tutta Europa e solo 35 innovatori vengono premiati. Un'altra italiana si è aggiudicata questo premio, Francesca Santoro, 32 anni, lavora all'Istituto italiano di tecnologia a Napoli dove sta sviluppando un cerotto fotovoltaico che rigenera le ferite della pelle.
Francesco Gatto si è laureato all'università di Padova in ingegneria chimica e ha ottenuto un dottorato in biologia dei sistemi alla Chalmers university of technology di Göteborg. Poco prima di laurearsi ha svolto un periodo all'estero e, “per un disguido” dice, è finito in un laboratorio dove ha iniziato a fare ricerca scientifica, invece del classico tirocinio in azienda solitamente previsto alla fine del percorso di ingegneria.
“È lì che ho scoperto che mi piaceva di più fare ricerca scientifica, ho iniziato a guardarmi in giro e alla fine per una serie di circostanze piuttosto casuali sono finito alla Chalmers, in Svezia. Per la prima volta ho iniziato a occuparmi di cancro, venendo da un campo completamente diverso, ho avuto se vuoi un approccio un po' ingenuo all'intera faccenda, e fortunato. Io studiavo a livello globale come diversi tipi di cancro regolino il metabolismo, perché come molti sanno il cancro è essenzialmente una malattia che cresce nel tuo corpo, ha bisogno di nutrirsi. Noi avevamo questa idea e tra le altre cose abbiamo trovato un gruppo di metaboliti che era regolato differenzialmente nel tumore rispetto ai tessuti sani. E quello è stato il seme di tutto quello che sarebbe successo dopo”.
Da lì è iniziata una collaborazione con l'Istituto veneto di oncologia (Iov) e con un ospedale svedese, il Sahlgrenska di Göteborg.
“Onestamente non avevo mai pensato a cosa fare dopo il dottorato, è stato più il mio mentore a indurmi a esplorare il mondo dell'innovazione. Verso la fine del dottorato mi ha chiamato in ufficio, mi ha chiesto cosa volessi fare dopo e mi ha parlato della possibilità di inziare un progetto di innovazione. Io avevo ben poco background su come si possa fare un percorso di imprenditoria, però con il suo aiuto e con l'aiuto di moltissime persone del sistema di innovazione della Chalmers mi sono improvvisato e siamo riusciti a mettere insieme un progetto di business. Ho capito che bisogna parlare con le persone che questa industria dell'innovazione la stanno portando avanti e da lì è nata l'idea di andare a San Diego, che è una delle città più avanzate al mondo nel settore dell'innovazione delle biotecnologie”
A maggio 2017, dopo un lungo percorso iniziato nel 2012, viene fondata Elypta, grazie alla collaborazione con il sistema dell'innovazione della Chalmers: “è un sistema pressoché perfetto perché ti consente di lavorare come se fossi una compagnia all'interno del sistema un po' più sicuro se vuoi dell'accademia, senza avere tutti gli iter amministrativi di un'azienda vera”.
La Svezia, oltre a possedere un robusto sistema di welfare (servizi di ottima qualità e a costo zero, dalla sanità all’istruzione), è il paradiso delle start up, la Silicon Valley d'Europa. In Svezia non sembra proprio che le tasse alte e una generosa spesa pubblica siano di intralcio all’imprenditoria. Seconda forse solo agli Stati Uniti, è uno dei Paesi meglio attrezzati per attuare il trasferimento tecnologico, cioè la trasformazione di conoscenze in idee imprenditoriali da immettere nel mercato. Stoccolma nel rapporto tra abitanti e numero di società tecnologiche da almeno un miliardo di dollari è seconda solo alla Silicon Valley. Le start up di almeno tre anni creano in Svezia cinque posti di lavoro ogni cento esistenti, contro i due degli Stati Uniti. Con i suoi 10 milioni di abitanti ha puntato sull'alfabetizzazione digitale e ha aperto agli investimenti stranieri. Il Pil svedese è aumentato di oltre il 4% nel 2015, del 3% nel 2016, del 2,3% nel 2017 (la media europea oggi è 2,4%), mentre il debito pubblico pari a 116 miliardi costituisce il 39% del Pil. “Gli Stati Uniti sono il traino dell'economia mondiale dell'innovazione, la California in particolare, ma non avrò mai abbastanza parole per la Svezia che è un Paese incredibile da questo punto di vista. È piccolo, grande quanto la Lombardia se vuoi, però ha un accesso ai capitali che è enorme. È un Paese abbastanza ricco ovviamente, ma c'è anche molta volontà di investire nell'innovazione, il che ha senso: essendo un Paese piccolo non può investire granché nelle risorse naturali ad esempio, deve puntare sull'innovazione e lo sta facendo benissimo”.
Al termine del suo percorso di studi Francesco aveva scoperto che la ricerca scientifica faceva per lui, ma non sapeva cosa ne sarebbe stato della sua futura carriera. Avrebbe potuto proseguire per la via accademica ma ha scelto di tuffarsi nel mondo dell'imprenditoria portando le sue idee e le sue ricerche sul mercato.
“In accademia produci conoscenza scientifica, più o meno utile, e l'unico modo per supportarla sono finanziamenti pubblici o privati, non hai profitti. Dunque il sistema di incentivi è completamente diverso rispetto all'imprenditoria, che è un mondo più veloce e efficace. Il mio amore è per la scienza, ma ho scoperto che si può fare scienza anche nell'imprenditoria, è una scienza molto più applicata e questo se vogliamo è anche il suo limite. Puoi avere fondi per fare una ricerca estremamente mirata per trovare ciò che ti interessa commercializzare, per renderlo utile alla società. L'accademia invece ha il vantaggio che può esplorare un po' tutto”.
Elypta si propone di realizzare test diagnostici innovativi, le biopsie liquide. “Quando si parla di test diagnostici per il cancro il più comune che abbiamo è l'imaging, ovvero esami come la Tac o la Pet (tomografia a emissione di positroni, ndr), o la biopsia solida: prelevi un tessuto e lo analizzi. La rivoluzione è avvenuta un paio di anni fa quando ci siamo resi conto che nel sangue è possibile trovare degli elementi, delle molecole, che ci possono dire qualcosa sul cancro. E ci sono vari metodi, alcuni sono ancora in via di sviluppo ma sembrano estremamente efficaci. Ad esempio dal sangue si riescono a estrarre pezzi di Dna che il tumore rilascia naturalmente come parte del suo processo fisiologico e da lì si può diagnosticare la presenza del tumore. Noi non ci limitiamo al Dna, siamo i primi che hanno sfruttato il metabolismo del cancro per realizzare questa diagnosi, siamo in grado di rintracciare tutta una serie di metaboliti. Siamo tra i primi a farlo e quindi abbiamo ancora molte domande a cui dobbiamo dare risposta. Bisogna essere realistici, prima di arrivare a beneficiare di questo test diagnostico dovremo fare molta ricerca nei prossimi 5 anni”.
Oggi sappiamo che i tumori sono tutti un po' diversi l'uno dall'altro e anche per questo è difficile trovare una cura a questa malattia. Il test diagnostico di Elypta, che sfrutta i metaboliti del tumore che si trovano nel flusso sanguigno, sembra rivelarsi promettente per diversi tipi di tumore.
“All'inizio abbiamo collezionato una serie di dati preziosi da pazienti, 1000 all'incirca, affetti da cancro al rene, proprio grazie alla collaborazione con lo Iov di Padova. Poi abbiamo iniziato a guardare altri tipi di tumore, come il cancro alla prostata, e abbiamo trovato la stessa classe di metaboliti. Ora abbiamo una collaborazione anche qui a Uppsala che ci ha permesso di analizzare campioni di oltre 10 tipologie di cancro. Speriamo di portare il tutto ai trial clinici, almeno in Svezia, dal 2020”.