Foto: Massimo Pistore
Non c’è dubbio, la grande attrazione alla Festa che il Cicap e l’università di Padova hanno organizzato con grande successo da venerdì a domenica scorsi su Scienza, verità e bugie della vita quotidiana, è stato lui: Piero Angela. Molte persone si sono messe più volte ordinatamente in fila per vederlo e ascoltarlo. Come è consuetudine ogni volta che il grande giornalista partecipa a un evento pubblico in qualsivoglia parte d’Italia.
E la domanda viene spontanea: perché questo signore, che il prossimo 22 dicembre compirà 90 anni, ha una così grande popolarità, stabile ormai da decenni?
Nel 1961 Umberto Eco si pose una simile domanda rispetto a un altro personaggio televisivo di grande successo, Mike Bongiorno. E scrisse una Fenomenologia di Mike Bongiorno che, almeno in apparenza, era spietata:
Mike Bongiorno convince dunque il pubblico, con un esempio vivente e trionfante, del valore della mediocrità. Non provoca complessi di inferiorità pur offrendosi come idolo, e il pubblico lo ripaga, grato, amandolo. Egli rappresenta un ideale che nessuno deve sforzarsi di raggiungere perché chiunque si trova già al suo livello. Nessuna religione è mai stata così indulgente coi suoi fedeli. In lui si annulla la tensione tra essere e dover essere. Egli dice ai suoi adoratori: voi siete Dio, restate immoti.
Ebbene, sia chiaro, chi volesse emulare Umberto Eco e scrivere una Fenomenologia di Piero Angela dovrebbe usare parole molto, ma molto diverse. Persino opposte. Di questo tipo:
Piero Angela convince dunque il pubblico, con un esempio vivente e trionfante, del valore della cultura proposto con chiarezza e semplicità. Angela non provoca complessi di inferiorità perché non si offre come idolo, e il pubblico lo ripaga, grato, amandolo. Egli rappresenta un ideale che tutti devono sforzarsi di raggiungere perché chiunque percepisce che il suo è il metodo giusto per cercare conoscenza e, dunque, virtute. La sua non è una religione, ma un sapere laico che è sempre indulgente coi suoi ascoltatori e lettori, ma sempre rigoroso rispetto al metodo. In lui si esalta la tensione tra essere e dover essere. Egli dice ai suoi ascoltatori: provateci. Ne vale la pena.
Dunque Angela ha un successo – televisivo e non solo televisivo – per motivi esattamente opposti a quelli che Umberto Eco, a ragione o a torto, rilevava a proposito di Mike Bongiorno. Buon segnale. Perché significa che anche in televisione si può!
Ma qual è il suo segreto di eroe di una cultura laica?
Beh, è quello che abbiamo potuto osservare nei giorni scorsi a Padova: la leggerezza e la sobrietà. Caratteristiche che poggiano, a loro volta, su una base solida, quella che costituisce il vero segreto del suo successo di comunicatore: la gentilezza d’animo.
Come ogni autentico scienziato e come ogni vero giornalista, Piero Angela è dotato, naturalmente, di almeno altre due qualità indispensabili per comunicare scienza (per comunicare, tout court): la curiosità e la passione. Ma lui dimostra, tuttavia, che non puoi comunicare scienza e battere decine e decine di altri programmi in prima serata – come si è verificato spesso negli ultimi 27 anni, con SuperQuark – se non hai gentilezza d’animo.
Potrà sembrare un po’retrò, ma a ben vedere è questa – la gentilezza d’animo, che si esprime anche nel suo amore per la musica – la chiave più efficace, in grado di aprire più porte, nella comunicazione della scienza. Anche oggi. Anzi, soprattutto oggi che siamo sommersi da grida arrabbiate, toni aggressivi e false notizie sbattute in faccia all’interlocutore eletto a nemico e trattato come tale.
Cerchiamo di argomentare meglio, perché l’analisi è decisiva non solo per riconoscere i meriti di Piero Angela, ma anche per analizzare l’essenza di quel genere così particolare e così essenziale nella società della conoscenza che è il giornalismo scientifico.
La gentilezza d’animo è, a sua volta, un insieme composito e ben equilibrato di diverse qualità. Due ingredienti di questa complessa miscela Piero Angela li indica a pagina 20 e 21 di un libro, Il mio lungo viaggio. 90 anni di storie vissute, pubblicato lo scorso anno con Mondadori.
Il primo è «la buona educazione, il rispetto per gli altri». Inutile dire che è un ingrediente ormai raro: non solo sui social, ma anche in televisione. Persino sui giornali. Proprio per questo «la buona educazione, il rispetto per gli altri» è un ingrediente di cui abbiamo urgente bisogno nei nostri rapporti di comunicazione. È, dunque, un ingrediente straordinariamente moderno nella comunicazione della scienza. D’altra parte questa è la scienza: la ricerca di un consenso razionale di opinione sui temi più disparati. Senza buona educazione e rispetto per gli altri questa ricerca di consenso fondata sulla ragione e non sulla forza (morale o fisica) non potrebbe essere raggiunto. Piero Angela, in televisione, sui media in generale come nella vita privata, è una persona molto bene educata che dimostra con le parole e persino con i gesti rispetto per gli altri.
Il secondo ingrediente della fenomenologia vincente di Piero Angela è la sobrietà un ingrediente di cui tesse le lodi in Il mio lungo viaggio, quando ricorda la battuta di quel grande fisico di origini piacentine che è stato Edoardo Amaldi: «A Piacenza, di quello che non c’è si fa senza!». Ma Angela la mostra, la sobrietà, in tutti i suoi atti comunicativi, che hanno il dono della sintesi e, appunto, della sobrietà.
Ma, attenzione: la gentilezza d’animo di Piero Angela non è mai né arrendevolezza né tentativo di evitare i problemi. Non è mai corriva. Piero Angela è gentile con gli interlocutori ma fermo sui principi. La sua gentilezza d’animo è sempre accompagnata da una trasparente onestà intellettuale. Detta in altri termini: Piero Angela è capace di dire pane al pane e vino al vino. Con gentilezza, appunto, ma con fermezza.
Ne è un esempio proprio la battaglia ferma e decisa contro le affermazioni sui fenomeni paranormali ovvero contro le superstizioni popolari culminata nella fondazione del Cicap. Ma ne è esempio anche la battaglia – con pacate ma severe critiche alle classi dirigenti italiane – per una politica della ricerca degna di un paese avanzato che vuole essere protagonista della società della conoscenza.
D’altra parte l’onestà intellettuale deve essere accompagnata dal rigore, che è un altro dei costituenti essenziali della comunicazione della scienza di Piero Angela. Un rigore che il giornalista persegue facendo riferimento a quel metodo adottato dalla comunità scientifica nazionale e internazionale che lui ha fatto proprio.
Nella comunicazione al grande pubblico (e non solo), tuttavia, c’è sempre bisogno di trovare il miglior rapporto tra rigore e comunicabilità. Da decenni Piero Angela dimostra sul campo di saperlo trovare questo equilibrio ottimale. Non a caso le sue trasmissioni sono, tra le scientifiche, quella con la maggiore audiencein Europa.
Ma con la gentilezza d’animo Piero Angela riesce a far trasparire al pubblico anche la sua curiosità. Angela mostra di essere ansioso di sapere com’è fatto il mondo. Ma anche di proporre un metodo e qualche soluzione su come possiamo renderlo migliore. Per soddisfare questa curiosità Piero Angela si è dimostrato disposto a pagare anche dei prezzi salati. In Il mio lungo viaggio, infatti, racconta di come per inseguire le sue domande da curioso ha tranquillamente rinunciato a seguire una carriera giornalistica che lo avrebbe portato facilmente ai vertici della comunicazione Rai. Dopo essere stato inviato all’estero e aver condotto il telegiornale ha rinunciato a ulteriori possibilità di carriera per dedicarsi alla scienza e alla sua comunicazione.
Per Piero Angela risulta molto più gratificante seguire la curiosità e la passione, che non inseguire la carriera e il potere. E questo è un messaggio forte per chi intende fare comunicazione della scienza.
Per tutto questo possiamo (dobbiamo) guardare a Piero Angela come a un modello moderno – come al più moderno dei modelli – di comunicazione della scienza.
Si potrebbe obiettare che la gentilezza d’animo non è necessaria per fare comunicazione rilevante e chiara della scienza. Galileo Galilei, il più grande scrittore nella storia della letteratura italiana e, dunque, anche di quel sottoinsieme che è la letteratura scientifica, utilizza spesso e volentieri la vis polemicae il sarcasmo piuttosto che non il dialogo pacato per comunicare la sua scienza: basta rileggere le pagine di alcune sue opere come Il saggiatoreo il Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo, per rendersene conto. E anche oggi molti comunicatori di scienza – italiani e non – di successo non disdegnano la polemica più viva e anche qualche parola pesante per comunicare scienza al grande pubblico.
Tuttavia – Galileo a parte – è quel miscuglio ben assortito che abbiamo definito gentilezza d’animo che meglio di ogni altro, contraddicendo tanti luoghi comuni sulla moderna comunicazione, riesce a trovare il miglior equilibrio tra rigore e comunicabilità. Angela ne è la prova provata. Con la sua miscela ben assortita di gentilezza d’animo parla a milioni di persone in prima serata catturandone sempre – anno dopo anno, decennio dopo decennio – l’attenzione e battendo regolarmente talk show, quiz, sceneggiati, film e qualsiasi altro genere di proposta televisiva in cui la proposta si fonda su grida, insulti, aggressioni, cattiva educazione esposta.
Ebbene, quella di Angela non è un’impresa – una bella impresa – barocca, che si esaurisce nella sua estetica.Al contrario, il suo modo di comunicare rappresenta la migliore risposta a un’esigenza sociale. Per un motivo molto semplice. Se usi i toni forti, arrabbiati, polemici, insultanti puoi sì avere successo: ma solo tra i tuoi. Consolidi le convinzioni di chi la pensa come te e, in maniera speculare, fai scattare le difese in coloro che a priorila pensano in modo diverso da te.
La comunicazione gridata è un’inutile guerra di trincea che non porta a nessun cambiamento. Men che meno a un cambiamento utile.