Polistes bischoffi. Foto: Mauro Doneddu
Quante specie di esseri viventi esistano sulla Terra ci è, ad oggi, ancora ignoto; quel che sappiamo è che, tra la miriade di specie conosciute, alcuni gruppi hanno di gran lunga più successo di altri. È ad esempio il caso dei coleotteri, un ordine appartenente al grande Phylum degli artropodi: con una incredibile radiazione adattativa, si sono suddivisi in un numero sorprendente di specie diverse, e si stima, addirittura, che circa un quarto di tutte le specie conosciute di piante e animali siano appartenenti a questo ordine.
In generale, tutto il Phylum degli artropodi gode, da milioni di anni, di un certo successo evolutivo. La loro diversità biologica e la loro impressionante capacità di adattamento hanno permesso che si adattassero alle più diverse condizioni di vita, specializzandosi in un estesissimo numero di morfologie eterogenee.
E proprio a restituire una fotografia (letteralmente) di questa grande diversità si impegna la Guida illustrata agli insetti (Il Castello Editore, 2021) di Mauro Doneddu, medico, appassionato entomologo e fotografo naturalista, con la curatela di Egidio Trainito, anch’egli fotografo naturalista e divulgatore scientifico. «Quello degli insetti è un mondo assolutamente sorprendente: la straordinaria diversità, la ricchezza di forme, colori, comportamenti e strategie di sopravvivenza mi lasciano costantemente sbalordito, e immergendomi in esso ritrovo quella meraviglia tipica dei bambini, per i quali ogni osservazione è un’assoluta novità». Così Doneddu motiva la sua predilezione per l’entomologia, una disciplina che richiede studio e pazienza, ma che sa offrire anche grandi soddisfazioni.
Dal punto di vista della sopravvivenza e dell’adattamento, abbiamo molto da imparare dagli insetti (termine che, spesso, usiamo impropriamente per indicare l’intero Phylum degli artropodi, di cui gli insetti costituiscono una parte consistente). «Probabilmente – afferma infatti Doneddu – al momento dell’estinzione della nostra specie, animali come mosche, ragni e scarafaggi saranno ancora in piena forma. E questo perché le loro strategie di sopravvivenza e di riproduzione si sono affinate, nel corso della storia evolutiva, fino a divenire estremamente funzionali».
Dallo studio di questo mondo di esseri piccoli ma tenaci, inoltre, potremmo anche trarre alcune considerazioni di tipo etico: «Guardare il pianeta dal punto di vista degli artropodi suggerisce che la visione antropocentrica della natura sia poco realistica», riflette Egidio Trainito. «L’errata convinzione della nostra centralità, inoltre, sta mostrando oggi le sue conseguenze negative: basando le nostre azioni su questo principio abbiamo innescato, infatti, una profonda crisi della biodiversità, dalla quale noi stessi potremmo uscire sconfitti».
Approcciarsi al mondo degli insetti con uno sguardo scevro da ogni prospettiva antropocentrica significa, ad esempio, abbandonare i giudizi che ci portano a catalogare gli insetti in “nocivi” e “benefici”: anche queste distinzioni, infatti, sono sintomo della nostra parzialissima comprensione della natura. D’altronde, come ricorda Mauro Doneddu in apertura del volume, i danni economici causati dagli insetti – colture rovinate, derrate alimentari casalinghe contaminate, mobili e abiti mangiati – sono impossibili da evitare.
“ Insomma, la battaglia dichiarata dall’umanità agli insetti ci vede irrimediabilmente perdenti: questi continueranno ad esistere malgrado ogni misura impiegata, e probabilmente esisteranno ancora dopo che la razza umana si sarà estinta. Mauro Doneddu, Guida illustrata agli insetti, p. 7
A prescindere dall’eventuale utilità pratica, il mondo degli insetti è indubbiamente molto affascinante. «È come un’altra realtà. Un esempio ai limiti del surreale è il parassitismo di alcune vespe, che inseriscono le proprie larve all’interno del corpo di un bruco; le larve, durante lo sviluppo, mangiano lentamente il proprio ospite dall’interno, e prima di svilupparsi completamente ne modificano il funzionamento neurale così che questo sia indotto a proteggerle con il proprio stesso corpo da eventuali predatori, prima di essere divorato completamente. Un meccanismo cruento, certo, ma anche incredibilmente complesso: quasi una sublimazione delle relazioni parassitarie. E altrettanto interessante è scoprire quanto siano diffuse anche tra questi animali, spesso considerati più semplici degli animali “superiori”, le cure parentali. Inoltre, la quantità di specie è così ampia che se ne osservano e se ne scoprono costantemente di nuove».
«Credo che a stimolare la nostra sete di conoscenza sono la complessità e la bellezza di questa parte del mondo naturale», afferma Trainito. «Comprendere questi due aspetti e la loro interazione è una sfida non solo per i naturalisti, ma anche per chi non ha dimestichezza con questa realtà. Affacciarsi sulla complessità del mondo che ci circonda può suggerire non solo nuovi modi di guardare al mondo che ci circonda, ma anche nuove possibilità di relazione».
La fotografia naturalistica è, in questo senso, un potente strumento comunicativo, più immediato e di più ampia diffusione rispetto alle collezioni di esemplari. Certo, queste ultime sono essenziali per compiere studi approfonditi, come la determinazione della specie o le indagini genetiche. «Tuttavia – spiega Mauro Doneddu – per le attività divulgative le fotografie sono un documento sufficiente e fortemente d’impatto». Il lavoro del fotografo naturalista specializzato in entomologia ha due caratteristiche principali, concordano Trainito e Doneddu: «Prima di tutto, una conoscenza puntuale delle forme di vita che si vuole documentare, delle loro abitudini, dei loro comportamenti e del loro ambiente; e poi una grande pazienza, richiesta dalla difficoltà di ritrarre animali così piccoli e mobili».
Ma è un lavoro soddisfacente, e offre un importante servizio alla società. Infatti, scostare il velo di ignoranza che ancora circonda il mondo degli artropodi è essenziale per aiutare il pubblico non specialista a comprendere la loro bellezza e la loro importanza all’interno del contesto naturale. Solo attraverso la conoscenza, infatti, il disgusto che di primo acchito tendiamo a provare nei confronti di questi animali può trasformarsi in ammirazione e rispetto.
“ L’unica differenza tra repulsione e ammirazione è la conoscenza