La natura è piena di forme matematiche. Parto da questo riferimento matematico per dirvi che siamo nel pieno della settimana di celebrazione degli 800 anni dell’Università di Padova e da oggi ci sono una serie di attività legate a un grande convegno internazionale che celebra un doppio anniversario: 100 anni dell’Unione matematica italiana e 800 anni di Unipd.
Da Padova passeranno alcuni tra i più grandi matematici al mondo, medaglie Fields e ci saranno svariati incontri.
Tra questi, ne scelgo uno, in svolgimento oggi – 23 maggio 2022 – dalle 16:20: l’utilità delle conoscenze inutili. È un tema di cui si dibatte da parecchio tempo: perché dovremmo studiare le scienze umane, filosofia o dedicarci alle astrattezze della matematica che non avrebbero, in apparenza, alcun legame con la realtà, ma ci fanno pensare?
Domanda interessante a cui rispondere in tanti modi. Rispondiamo, per la matematica, che in molte situazioni le conoscenze matematiche hanno un’attività applicativa incredibile. Dagli algoritmi, fino all’intelligenza artificiale: l’utilità è chiara. Ma, nel caso specifico della matematica, c’è un mistero particolare che un grande premio Nobel del passato chiamò “l’irragionevole efficacia della matematica”. Il fenomeno per cui, più volte nella storia della scienza, è capitato che dei matematici giocassero con il loro linguaggio, portando ad estreme conseguenze dei ragionamenti, costruissero dei mondi alternativi ecc. E poi ci si accorge che, magari, uno di questi linguaggi ha un’applicazione: descrive un insieme di fenomeni naturali importantissimi, come successo per una delle geometrie non euclidee che, molto tempo dopo essere stata formulata, ci accorgiamo essere il linguaggio geometrico che descrive l’universo della relatività generale di Einstein. Ma questo universo fisico è stato scoperto dopo il linguaggio matematico. È come se la nostra mente avesse la capacità di anticipare la realtà o di esplorare dei linguaggi astratti ma che a posteriori si rivelano fondamentali.