Alle mie spalle potete vedere la mappa della vulnerabilità globale al cambiamento climatico. E mi collego, per l’ultima volta, al rapporto mondiale sulle diseguaglianze.
Le nazioni, negli ultimi decenni, sono diventate più ricche, in senso assoluto. Ma i governi diventano sempre più poveri.
Significa che la ricchezza è sempre più in mano ai privati e sempre meno in mano pubblica. E non è detto sia una buona cosa: con la pandemia c’è stato un ulteriore indebitamento del pubblico. Un altro elemento è interessante: la ricchezza addizionale, quella che si è accumulata dal 1995 a oggi. Il 10% delle persone più ricche ha preso il 38% delle risorse. Il 50% di quelle più povere ha preso il 2%.
Infine, c’è un capitolo sulla diseguaglianza economica di genere e i dati non sono buoni: il reddito da lavoro femminile negli anni Novanta era il 30% (70 quello maschile). In 30 anni, a oggi, siamo al 34%, un aumento troppo piccolo.
Ci sono poi i dati sulle diseguaglianze nelle emissioni di gas serra: il 10% di chi emette di più è responsabile del 50% delle emissioni globali. La metà del mondo più povero ne emette il 12%. È evidente che si tratta di un problema di stile di vita dei Paesi più ricchi e di quelli in via di sviluppo, ma a pagare di più le conseguenze sono le nazioni più povere.
Diseguaglianze in ogni settore della vita umana. Questo è un tema che, nel 2022, non può passare sotto silenzio, quello della lotta a qualsiasi forma di diseguaglianza