Nella pratica scientifica la riproducibilità dell’esperimento è fondamentale: è un modo con cui si possono controllare i dati e renderli disponibili per ulteriori ricerche e di trasparenza, perché si rendono disponibili tutti i dati che permettono di arrivare a quel risultato. È una questione di fiducia nei confronti dei colleghi e del pubblico rispetto al lavoro svolto. 

Qualche giorno fa la rivista Nature Human Beahavior ha pubblicato un articolo che ha fatto scalpore. Una serie di ricercatori ha voluto controllare la riproducibilità, prendendo 21 grandi esperimenti nelle scienze sociali dal 2010 al 2015 sulle due più importanti riviste scientifiche al mondo: Nature e Science. Tutti si aspetterebbero che su queste due riviste tutti i risultati fossero esatti, invece 8 esperimenti su 21 non erano riproducibili e degli altri 13 altri erano riproducibili solo parzialmente. Cosa fare? Smettere di credere e avere fiducia nella scienza? Assolutamente no, ci sono svariate ragioni perché possa accadere e non tutte arrivano alla conclusione che si tratti di una frode, anche se si tratta di un campanello d’allarme da verificare ma questa auto-revisione costante è la grande forza della scienza.