C'è chi lo ama e chi lo odia, ma raramente il cinema francese lascia indifferenti. L'heur de la sortie di Sébastien Marnier (sezione Sconfini) non fa eccezione, impedendo a buona parte del pubblico di andare a dormire senza pensieri, almeno per una sera.
foto ASAC-La Biennale di Venezia
La sceneggiatura, tratta dal romanzo omonimo di Christophe Dufossé e scritta dallo stesso Marnier, inizia come un classico trito e ritrito: un supplente (Laurent Lafitte) arriva in una classe ad anno già iniziato: gli allievi non lo rispettano, anche perché insegna in una classe di piccoli geni, cinici disincantati ma soprattutto diffidenti. Lui però se li prende a cuore, e a differenza degli altri docenti non chiude gli occhi di fronte agli evidenti problemi dei ragazzi che attraversano una fase difficile come l'adolescenza. Fin qui, dunque, tutto regolare. Ma un'atmosfera sinistra si fa largo gradualmente attraverso la pellicola, tanto che il film viene definito "thriller", anche se risulta un incasellamento riduttivo.
“ Volevo che questo fosse un film ricco di suspense come un thriller, ma lo considero anche un film politico. [...] Dobbiamo necessariamente aspettare che avvenga una catastrofe, prima che la coscienza collettiva prenda forma? Sébastien Marnier
Assieme agli spettatori, il protagonista si fa prendere da una paranoioa non del tutto motivata: a differenza dei suoi llievi, perde lucidità, e non è più in grado di distinguere i pericoli.
Usciti dalla sala, rimane addosso una sensazione piuttosto sgradevole. In effetti forse il limite del film è proprio l'alto livello artistico, incarnato in quella suspense cui accennava Marnier, creata davvero a regola d'arte, con i giovani attori protagonisti che spiccano per la loro studiata inespressività e il filtro giallo che ricorda un po' il verde che incombeva ne Il giardino delle vergini suicide di Sofia Coppola e che rende perfettamente il senso di catastrofe imminente. Il film è quindi un prodotto artistico di livello notevole, la suspense si sente tutta, l'atmosfera ti annoda lo stomaco, ma quando si cerca il messaggio sotteso, alla prima visione sembra tutto piuttosto caotico.
foto ASAC-La Biennale di Venezia
Rimane comunque un prodotto cinematografico di pregio (magari da evitare nelle serate di relax dvd&popcorn), e vista la giovane età del regista gli si può dare fiducia: probabilmente nei suoi prossimi lavori riuscirà a integrare meglio il messaggio e la componente artistica.
foto ASAC-La Biennale di Venezia