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In Salute. Emicrania: in Italia Centri cefalee con percorsi di cura per le donne

Fondazione Onda-Osservatorio nazionale sulla salute della donna e di genere ha individuato in Italia i centri specializzati nella cura dell’emicrania, che offrono al loro interno percorsi e servizi per la gestione della malattia nelle diverse fasi di vita della donna: le strutture sono complessivamente 143, distribuite su tutto il territorio nazionale. Il progetto nasce in risposta a uno scenario epidemiologico che vede la patologia diffusa in prevalenza nella popolazione femminile, la quale sviluppa forme più severe rispetto agli uomini, livelli più elevati di disabilità e un maggior numero di comorbidità. 

Per capire come si manifesti l’emicrania, in termini di sintomatologia, intensità e frequenza, nelle diverse fasi di vita della donna; per comprendere quali siano le cause alla base di una maggiore prevalenza della malattia nel sesso femminile; e per conoscere le possibili terapie, ci siamo rivolti a Silvia Favaretto, neurologa responsabile del Centro di riferimento regionale per la diagnosi e cura delle cefalee dell’Azienda ospedale - Università di Padova. La struttura è una delle 143 individuate da Fondazione Onda.

Emicrania, una malattia di genere

L’emicrania è la prima causa di disabilità nelle persone al di sotto dei 50 anni. È una delle forme più diffuse di cefalea primaria e  nella maggior parte dei casi è caratterizzata da un dolore unilaterale, che colpisce cioè la metà destra o sinistra del capo. Il dolore tuttavia può essere anche bilaterale o interessare la regione frontale o molto spesso occipitale, cervicale, ragione per cui a volte l’emicrania viene confusa con una patologia dei cervicali. È un dolore molto intenso, può essere pulsante, ma anche di altro tipo. Spesso si accompagna a nausea, vomito, fastidio alla luce (fotofobia) e ai rumori (fonofobia). Per contenere i sintomi il paziente cerca strategie di protezione, e dunque si isola in una stanza buia, a letto, cerca di dormire e di evitare gli stimoli.

“È una patologia molto diffusa – spiega Favaretto –: ne soffre circa il 12-14% della popolazione mondiale e le donne in particolar modo, soprattutto nel periodo fertile. In questa fascia di età, il rapporto tra donne e uomini con emicrania è di quattro a uno”.  A ciò si aggiunga, come vedremo, che gli attacchi emicranici nella popolazione femminile in questa fase della vita sono spesso più intensi e severi rispetto all’uomo. La prevalenza della malattia diventa più omogenea ed equilibrata tra maschi e femmine nel periodo prepuberale e dopo la menopausa.

Intervista completa a Silvia Favaretto, responsabile del Centro cefalee dell'Azienda ospedale - Università di Padova. Servizio di Monica Panetto, montaggio di Barbara Paknazar

Emicrania e cicli di vita nella donna

Nelle diverse fasi di vita di una donna, dunque, la malattia può manifestarsi con intensità e frequenza diverse. “Con l'arrivo del primo ciclo mestruale, nella donna l’emicrania diventa preponderante rispetto al maschio, e nella pubertà può esordire una patologia emicranica che prima non era presente. Spesso, tuttavia, in età infantile ci sono dei precursori della malattia che il medico conosce e ricerca nella storia clinica della paziente: vomito ciclico, torcicollo, anche il semplice mal d'auto molto frequente possono essere dei predittori dello sviluppo di emicrania in età fertile. In età riproduttiva, gli attacchi di mal di testa sono spesso più frequenti durante il periodo del ciclo mestruale, più intensi e difficili da trattare, o nell'ovulazione. Durante la gravidanza invece, nel 75% delle donne si assiste a un miglioramento degli attacchi di emicrania fino anche a una completa regressione”. La neurologa spiega che il beneficio persiste dopo il parto, se la donna allatta al seno, poiché l'allattamento rappresenta un fattore protettivo. Quando arriva la menopausa, un terzo delle donne vede migliorare la propria condizione patologica, per un altro terzo la situazione rimane invariata, ma per le rimanenti può invece addirittura peggiorare. Nei casi di emicrania con aura, possono persistere talvolta fenomeni di aura. 

Favaretto sottolinea, inoltre, che la donna in età fertile deve considerare con attenzione anche l’uso degli anticoncezionali: “L'utilizzo della pillola estroprogestinica talora può essere completamente controindicato, come per esempio nelle donne affette da emicrania con aura. Nelle pazienti invece che soffrono di emicrania senz’aura, può portare a un peggioramento della condizione clinica in circa un terzo dei casi o determinare l'insorgenza degli attacchi nel periodo di sospensione della pillola. Per questo è importante che la donna emicranica in età fertile, che decida di assumere anticoncezionali o di avere dei figli, ne parli con il neurologo per stabilire la terapia più adeguata e, in questo caso, anche la tipologia di anticoncezionale più idonea”.

Nelle donne dunque l’emicrania è evidentemente influenzata dal contesto ormonale, e questo spiega la ragione per cui la patologia in questa fascia di età sia più diffusa nella popolazione femminile rispetto a quella maschile. “Le fluttuazioni di estrogeni e progesterone – argomenta Favaretto –, oltre a regolare il ciclo mestruale della donna, hanno una ripercussione sulla modulazione della percezione del dolore a livello del sistema nervoso centrale. Per questa ragione la donna presenta crisi emicraniche soprattutto con il ciclo mestruale, o nell'ovulazione, mentre la gravidanza si associa in gran parte dei casi a un prolungato benessere”.

Le terapie

I farmaci per l'emicrania, quelli di profilassi e per l'attacco, vengono usati trasversalmente nel sesso maschile e femminile. Non esistono farmaci specifici sviluppati per la donna emicranica, ma per la popolazione emicranica in generale. “Un tempo venivano utilizzate categorie farmacologiche più tradizionali, gravate spesso da numerosi effetti collaterali: ciò poteva causare un abbandono precoce da parte del paziente che non tollerava la cura. Negli ultimi anni abbiamo assistito invece a un vero e proprio rinascimento nel trattamento – soprattutto di prevenzione  – dell’emicrania: oggi sono disponibili terapie come la tossina botulinica per la prevenzione dell’emicrania cronica e negli ultimi anni la terapia innovativa, rivoluzionaria, con anticorpi monoclonali che determinano in gran parte dei pazienti emicranici (sia donne che uomini) un miglioramento della qualità di vita, con una diminuzione del numero di attacchi e dell'intensità degli stessi”. 

Nella donna, in particolare, va considerato il fatto che l’emicrania può avere espressioni cliniche differenti a seconda dell’età e delle scelte di vita, e la terapia dovrà tener conto anche di questi aspetti. Il medico che ha in carico una paziente emicranica dovrà considerarne le comorbidità, il peso, le caratteristiche biometriche, ma anche il momento in cui la donna si rivolge allo specialista, prediligendo dunque determinati farmaci ed escludendone altri a seconda delle circostanze. “Nella paziente emicranica con attacchi soprattutto nel periodo mestruale, per esempio, possiamo valutare la prescrizione di una mini-profilassi; oppure nelle donne con attacchi emicranici localizzati in particolare nel periodo di sospensione dell'anticoncezionale o che avvengono con un particolare tipo di pillola, la riflessione terapeutica andrà condotta in modo multidisciplinare con il ginecologo, pensando magari di cambiare l'anticoncezionale o di avviare delle strategie specifiche”.

Importante una presa in carico precoce e multidisciplinare

A chi soffre di emicrania Silvia Favaretto consiglia innanzitutto di rivolgersi a un medico specializzato, evitando il fai da te. “E’ importante non trascurare la propria condizione, e cercare una presa in carico neurologica quanto più precoce possibile, per evitare di cadere nell'errore di un'automedicazione errata, con consumo di farmaci imprecisi, magari analgesici non specifici per la patologia, che potrebbero causare la cronicizzazione e il peggioramento della situazione. La paziente emicranica se viene valutata tempestivamente può essere gestita meglio, e ciò può favorire un miglioramento della qualità di vita”. 

Il Centro cefalee dell’Azienda ospedale - Università di Padova riceve ogni anno centinaia di pazienti e circa il 75% sono donne. Qui i neurologi lavorano in modo sinergico con altri specialisti. “Io visito settimanalmente pazienti inviate dal ginecologo per scelte anticoncezionali o riproduttive – spiega Favaretto –. Collaboriamo poi con la dietologia ospedaliera per l'identificazione di diete speciali, come quella chetogenica, nelle pazienti emicraniche in cui si voglia dare anche un aiuto metabolico. Vi è una discussione collegiale con i colleghi della psicologia e psicofisiologia universitaria per definire tecniche di rilassamento e di gestione dello stress nelle pazienti in cui vi sia la necessità di agire anche dal punto di vista psicologico. Si tratta di una presa in carico multidisciplinare che tiene conto delle fasi della vita della donna, per garantire quanto più possibile il benessere e il miglioramento clinico di questa categoria di pazienti”. 

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