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In Salute. Il sonnambulismo: cos'è e come trattarlo

Quando si pensa al sonnambulismo, a molti viene in mente il cartone animato in cui Paperino, con le palpebre pesanti e le zampe proiettate in avanti, va a spasso con Paperina mentre è immerso nel sonno. Sliping time Donald, questo è il titolo, fa sorridere gli spettatori mentre il simpatico papero, indossando uno stivale come cappello, vive una serie di avventure passeggiando per la città e finendo, per fortuna senza conseguenze, nella bocca di un leone.

Purtroppo però il sonnambulismo è una condizione che può avere anche conseguenze serie, a seconda delle azioni che il sonnambulo compie: alcune persone durante questi episodi si ritrovano a mangiare, altre arrivano ad avere rapporti sessuali con il partner senza rendersene conto e altre ancora riescono persino ad accendere e guidare un'automobile senza essere sveglie, quindi si possono creare situazioni molto pericolose, anche se per fortuna sono casi poco frequenti: di solito, infatti, il sonnambulo si limita a mettersi seduto sul letto guardandosi intorno, o al massimo va in bagno se ne sente lo stimolo; può mettersi a urlare, ma questo è più dannoso per chi gli sta accanto che per lui, che il  giorno dopo non ricorda niente.

Quante persone ne soffrono? Non è facile fare una stima, perché il sonnambulo se ne rende conto solo se il suo comportamento ha delle conseguenze, e chi si trova a dormire con lui potrebbe non notare gli episodi meno importanti, soprattutto se ha il sonno pesante e non viene svegliato, per esempio, dal rumore del frigo che si apre. In ogni caso il sonnambulismo è una condizione non troppo diffusa: si parla di un 2% della popolazione che ne soffre di frequente, e di circa il 20% che ha avuto almeno un episodio nel corso della sua vita, ma c'è anche da dire che spesso accade nell'infanzia e si risolve senza strascichi.

Ma perché si diventa sonnambuli? E soprattutto come ci dobbiamo comportare se succede a una persona a noi vicina? Ne abbiamo parlato con il dottor Alessandro Cicolin responsabile del centro di riferimento della regione Piemonte per i disturbi del sonno.

Servizio di Anna Cortelazzo e montaggio di Elisa Speronello

Cos'è il sonnambulismo e come viene diagnosticato

Il dottor Cicolin ci spiega che per sonnambulismo si intende compiere un'attività motoria complessa durante il sonno, ma che oggi si preferisce parlare di parasonnie: cause e effetti di questi movimenti sono diverse a seconda delle fasi del sonno in cui si verificano, e quindi risulta ingannevole utilizzare un termine unico per raggruppare condizioni diverse solo perché si manifestano più o meno nello stesso modo. Siamo abituati a pensare che esista nel nostro cervello una dicotomia tra sonno e veglia, ma in realtà il sonno non coinvolge contemporaneamente ogni parte del nostro cervello, soprattutto nei momenti di transizione tra le varie fasi. "Per esempio - spiega il dottor Cicolin - le zone del cervello deputate al controllo del movimento potrebbero essere in una condizione di veglia mentre quelle deputate al controllo logico delle nostre azioni stanno ancora dormendo. In questa situazione il soggetto è in grado di muoversi rispondendo a impulsi molto semplici, come quello di bere o anche, più raramente, a impulsi complessi come guidare un'automobile". Partendo dal racconto del paziente e concentrandosi soprattutto sul periodo della vita in cui compare il fenomeno e il momento della notte in cui si verifica, ci si orienta per fare una diagnosi sul tipo di parasonnia che potrebbe affliggere il paziente. Si può poi procedere con la video-polisonnografia per ottenere dei dati strumentali: è un esame non invasivo in cui si attaccano degli elettrodi sul corpo del paziente per rilevare alcuni parametri vitali e analizzare l'attività cerebrale, muscolare ed eventualmente cardiaca e il soggetto viene filmato mentre dorme. In questo modo è possibile sapere con precisione cosa accade durante le varie fasi del sonno e avere delle conferme sul tipo di parasonnia di cui soffre chi si sottopone all'esame, che non è necessario per ricevere una diagnosi di sonnambulismo, ma viene fatto se lo specialista lo ritiene necessario quando ci sono dei dubbi sul tipo di parasonnia a cui si trova di fronte.

Diagnosi differenziale

Esistono altre patologie che possono essere confuse con il sonnambulismo che, come dicevamo, costituisce solo una parte delle parasonnie e che tipicamente esordisce in età infantile (il famoso 20% della popolazione che avevamo citato: in linea di massima se un bambino ha degli episodi di sonnambulismo non bisogna preoccuparsi e il fenomeno di solito regredisce naturalmente con la crescita). Circa il 2% degli adulti continua a soffrirne nel corso della vita, ma di fronte a un episodio dubbio è necessario escludere un disturbo del comportamento del sonno rem che può manifestarsi in età più avanzata, di solito dai 50 anni in poi, e che di solito avviene nella seconda parte della notte (il sonnambulismo si verifica invece nella prima, quando non è ancora stata raggiunta la fase rem). Tali disturbi possono essere legati a malattie neurodegenerative come per esempio il Parkinson, e proprio per questo motivo è importante procedere a una diagnosi differenziale quando ci sono dei dubbi. "Questi pazienti - spiega Cicolin - mettono in atto il sogno, cioè se in quel momento stanno sognando, per esempio, che c'è un ladro in casa reagiscono come se stesse accadendo veramente, e di conseguenza potrebbero picchiare il consorte pensando che sia un malintenzionato". Ci sono poi i comportamenti ritmici nella fase di addormentamento, che di solito riguardano i bambini: possono rigirarsi nel letto o addirittura prendere a testate il cuscino e qui non si parla di sonnambulismo. Per finire, c'è la possibilità di avere di fronte un paziente con crisi epilettiche durante il sonno: in quel caso il movimento, che è sempre uguale a se stesso, non ha un fine preciso e il paziente non segue uno stimolo come avviene con il sonnambulismo.

Fattori di rischio e cure

Ma perché si diventa sonnambuli?  Esiste una forte componente di ereditarietà: quasi sempre c'è un genitore che ha avuto una forte attività sonnambulica, almeno in età infantile se non oltre. Esistono poi altri fattori che facilitano lo sviluppo del sonnambulismo o lo slatentizzano, per esempio l'uso di alcune droghe o farmaci e la deprivazione del sonno. Quando il soggetto è già predisposto, non serve uno stimolo particolarmente intenso per scatenare il disturbo, anzi. A volte basta il consumo di alcolici o di altre sostanze che frammentano il sonno, o addirittura degli stimoli uditivi sotto soglia: il dottor Cicolin spiega che nei laboratori del sonno si fanno delle prove anche con stimoli sonori molto deboli, che non svegliano il soggetto ma possono scatenare un episodio.

Il sonnambulismo per fortuna è curabile: nei casi meno seri è sufficiente mantenere una buona igiene del sonno, andando a letto sempre alla stessa ora, evitando di utilizzare sostanze come alcol, tabacco e droghe e spegnendo i dispositivi elettronici almeno un'ora prima di andare a dormire. È importante anche riposare in un ambiente confortevole, senza luci o rumori che disturbano e rischiano di frammentare il sonno. Se tutto questo non dovesse funzionare, vengono utilizzati dei farmaci che stabilizzano il sonno e che hanno una funzione miorilassante.

Come comportarsi con un sonnambulo

Di per sé essere sonnambuli non peggiora la qualità del sonno, quindi questa condizione non ha un pesante impatto sulla vita quotidiana come altre malattie del sonno. Ci sono però due problemi a cui si può andare incontro: uno è lo stigma sociale, per esempio nel caso dei bambini, che troppo spesso vengono presi in giro per questo disturbo: spesso i compagni lo scoprono durante le gite scolastiche, e in questi casi il bambino può provare molta sofferenza all'idea di dormire con altre persone. In questo caso, però, il condizionamento non è dovuto al sonnambulismo, ma alla reazione degli altri, a cui forse gioverebbe ricordare che hanno il 2% di possibilità di trovarsi un giorno nella stessa situazione.

Il problema più importante legato direttamente al sonnambulismo è però quello che riguarda le forme più gravi, quando il soggetto si mette in pericolo durante questi episodi. Nei casi limite, infatti, viene messa a rischio l'incolumità del sonnambulo o delle persone che vivono con lui, perché si possono verificare casi di violenza di cui il soggetto non è consapevole. Il dottor Cicolin cita per esempio casi in cui il sonnambulo vuole nutrirsi e finisce per cibarsi di sostanze non commestibili, o si ritrova a tentare di scavalcare la ringhiera del balcone rischiando di cadere nel vuoto e ricorda che c'è anche il rischio di finire in tribunale per lesioni causate ad altri inconsapevolmente.

Alla luce di tutto questo, ci sono solo due cose da fare se ci troviamo in presenza di un sonnambulo: evitare di prenderlo in giro ed evitare che si faccia male. C'è anche un falso mito, in circolazione da centinaia di anni, cioè quello che non bisogna svegliare un sonnambulo perché si potrebbe creare un trauma difficilmente superabile. Non è così: svegliare un sonnambulo è effettivamente sconsigliabile (va fatto comunque se è l'unico modo per salvargli la vita), ma non per preservare la sua psiche, bensì per evitare di mettersi in pericolo, perché il soggetto quando viene svegliato potrebbe trovarsi spiazzato e reagire con violenza. Potrebbe far sorridere, ma il cartone della Disney che citavamo prima è quasi un manuale di istruzioni per questi casi: Paperina si comporta nel modo più corretto, limitandosi a riaccompagnare il suo partner a casa con dolcezza, mettendolo al riparo dai pericoli: "Nel momento in cui c'è una condotta sonnambulica - chiarisce Ciccolin - chi assiste dovrebbe interagire il meno perché può non esserci, da parte del sonnambulo, una valutazione consapevole della persona che ha di fronte, che viene vista come un ostacolo all'ottenimento dell'obiettivo che vuole conseguire, quindi chi è sveglio dovrebbe evitare di bloccare fisicamente il sonnambulo. È bene semmai interagire verbalmente in maniera molto pacata, utilizzando termini semplici, in modo di non allarmare la persona che sta sonnambulando, e far sì che possa tornare a letto".

In conclusione, con il sonnambulismo si può convivere e, salvo in rari casi, non è un disturbo che ostacola le attività quotidiane. Va però richiesto il parere di un esperto per poter escludere malattie più gravi che potrebbero presentare sintomi simili; lo specialista stabilirà se il paziente ha bisogno di esami più approfonditi o di farmaci, ma a volte il problema può risolversi da sé.

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