Vertigini, nausea e vomito sono i sintomi principali causati dalla labirintite, una patologia vestibolare periferica che provoca l’infiammazione di una parte interna dell’orecchio chiamata labirinto e che si manifesta – presumibilmente – come conseguenza di un’infezione virale o di problemi circolatori. L’incidenza di questa malattia non è particolarmente alta: ogni anno colpisce circa 3,5 persone su 100.000, né si tratta di una patologia grave. Nonostante questo, la sensazione di vertigine intensa e persistente provocata dall’infiammazione del labirinto può causare un forte spavento in chi la sperimenta.
In questo episodio di In Salute vediamo come riconoscere i sintomi di una eventuale labirintite e le possibili cause di questa infiammazione con l’aiuto dell’otorinolaringoiatra Augusto Pietro Casani, professore ordinario al Dipartimento di patologia chirurgica, medica, molecolare e dell'area critica dell’università di Pisa e presidente della Società italiana di vestibologia.
“Molto spesso non è facile riconoscere la causa delle manifestazioni vertiginose acute”, racconta il professore. “All’interno dell’orecchio si trova una struttura ossea estremamente dura chiamata rocca petrosa del temporale che è impossibile raggiungere con gli strumenti utilizzati per le indagini endoscopiche. Per questo motivo, non essendo possibile verificare esattamente che cosa accade all’interno dell’orecchio, la causa delle manifestazioni labirintiche è solo intuibile.
È stata osservata una maggiore incidenza di tali problematiche durante le epidemie influenzali, per cui si ritiene che siano riconducibili a un problema di natura virale. È ancora oggetto di discussione un eventuale legame tra l’infezione da sars-cov-2 e l’infiammazione del labirinto, per quanto non ci siano finora molte evidenze a riguardo. Non si può infine escludere la possibilità di fattori cardiovascolari, soprattutto nei soggetti più anziani o in quelli con ipertensione, diabete, e ipercolesterolemia”.
L'intervista al professor Casani. Montaggio di Barbara Paknazar
“Dobbiamo immaginare i due labirinti come le ruote sterzanti di un’automobile che lavorano in asimmetria, e che girano quindi nella stessa direzione quando muoviamo il volante da un lato o dall’altro, mantenendo il veicolo stabile”, spiega il professore. “Un danno al funzionamento di uno dei due labirinti è paragonabile quindi al malfunzionamento di una delle due ruote che non risponde più ai comandi dello sterzo e fa sbandare la macchina.
In termini clinici, questo sbandamento si manifesta sotto forma di una vertigine rotatoria. Il paziente ha la sensazione di veder girare l’ambiente attorno a sé. È proprio questo l’aspetto che caratterizza la labirintite rispetto ad altre patologie dell’equilibrio che non derivano da un danno al labirinto e che permette quindi di ottenere una diagnosi differenziale. Oltre al problema dell’intensa vertigine rotatoria, il paziente fatica a rimanere in piedi e tende a cadere dal lato colpito, che generalmente è uno solo. Infine, un altro sintomo chiave è la presenza di sintomi neurovegetativi, principalmente nausea e vomito, che spesso spingono il paziente a rivolgersi al pronto soccorso”.
È importante notare, però, che non tutte le vertigini sono causate da un problema del labirinto. Infatti, la vertigine acuta e prolungata caratteristica della labirintite è simile, ma non uguale, a un altro tipo di manifestazione rotatoria, chiamata vertigine parossistica posizionale. Questo secondo tipo di sensazione ha breve durata e compare solo quando si eseguono alcuni specifici movimenti (alzarsi, stendersi, allungarsi verso l’alto o chinarsi, ad esempio). In questo caso, la sensazione di squilibrio che si prova non è dovuta a un’infiammazione del labirinto.
“All’interno del nostro orecchio si trovano alcuni piccoli cristalli di carbonato di calcio, il cui peso serve a farci percepire la forza di gravità”, spiega Casani. “Alcune volte, per motivi che spesso è difficile riconoscere (tranne che nei casi di trauma cranico) questi microcristalli si staccano e vengono percepiti come una sorta di corpo estraneo nell’orecchio. Quando questo succede, il paziente può sperimentare una violenta vertigine rotatoria che però, a differenza di quella provocata dalla labirintite, è di breve durata e viene scatenata solo dall’assunzione di determinate posizioni del corpo.
La vertigine parossistica di posizione può essere tranquillamente gestita in ambito ambulatoriale dal medico di famiglia o dai medici del pronto soccorso che sono in grado di eseguire alcune specifiche manovre di riposizionamento vertebrale. Al contrario, nel caso di una vertigine acuta di lunga durata – che persiste per diverse ore – è necessaria una valutazione specialistica, anche per escludere la remota possibilità che la causa sia legata a una patologia del sistema nervoso centrale, come ad esempio un’ischemia cerebrale”.
In caso di vertigini è bene quindi rivolgersi al pronto soccorso o uno specialista in otorinolaringoiatria o audiologia, il quale somministrerà alcuni farmaci in grado di attenuare gli spiacevoli sintomi appena descritti.
“Il trattamento della forma acuta della vertigine prevede in primo luogo l’uso dei vestibular suppressant che limitano l'attività del labirinto in modo da attenuare la sintomatologia vertiginosa, e poi della cinnarizina, che ha un effetto sedativo sul vestibolo e smorza l’intensità della vertigine”, prosegue Casani. “Spesso viene usato anche un altro farmaco, il dimenidrinato, che riduce i sintomi neurovegetativi come nausea e vomito.
Successivamente, per quanto possa sembrare paradossale, una volta che il paziente ha superato la fase acuta della vertigine con l’aiuto dei farmaci, è importante che stia in piedi e inizi a muoversi il prima possibile, così che il cervello possa attuare dei meccanismi di compensazione vestibolare: se il corpo è in movimento, infatti, il cervello si accorge dell’esistenza di uno squilibrio a livello del sistema vestibolare e mette in atto, spontaneamente, dei meccanismi di recupero”.
La buona notizia, quindi, è che dalla labirintite è possibile guarire completamente. Nonostante questo, Casani sottolinea l’importanza del dialogo tra medico e paziente per scongiurare spiacevoli conseguenze di tipo psicologico.
“Sperimentare una vertigine acuta è senza dubbio un’esperienza drammatica”, precisa infatti il professore. “Quando proviamo un dolore localizzato, ad esempio al ginocchio o a una spalla, non ci preoccupiamo particolarmente. Pochi sintomi sono invece più ansiogeni di una vertigine improvvisa che spesso fa temere al paziente di essere campato in un problema ischemico, cerebrale o neurologico di maggior rilievo. Per questo motivo, è importante rassicurare la persona il prima possibile, spiegandole che non si tratta di un problema grave, per velocizzarne il recupero.
Se invece la diagnosi è tardiva e, soprattutto, vi è una scarsa empatia da parte degli specialisti, aumenta il rischio di una cronicizzazione dei sintomi. Questo può accadere quando un paziente ha vissuto con grande ansia e preoccupazione la sensazione di vertigine per cui, anche quando essa sparisce, rimane quella che viene spesso chiamata “cicatrice vestibolare” e che consiste in un persistente senso di instabilità. Questa condizione di malessere non è più dovuta a un problema organico, bensì psicologico, legato alla memoria del violento episodio di vertigine. In questi casi, quando la persona compie alcuni movimenti, il cervello si ricorda il sintomo della vertigine rotatoria vissuto in passato ed entra in allarme.
Ecco perché una diagnosi precoce e un trattamento tempestivo mirato a ridurre i sintomi della labirintite sono fondamentali non solo per migliorare il decorso della malattia, ma anche per evitare che essa evolva verso un problema di natura psicologica che può alterare fortemente la qualità di vita del paziente”.
Inoltre, come specifica Casani, è bene che gli specialisti e i medici di famiglia mantengano alta l’attenzione verso questo tipo di disturbi nelle persone anziane, per le quali i problemi di equilibrio causati da una manifestazione di tipo vertiginosa aumenta il rischio di caduta.
Infine, è bene chiarire che la labirintite non compromette, nella maggior parte dei casi, le funzioni uditive dell’orecchio colpito.
“Esistono alcuni rari casi in cui c'è una concomitante presenza di manifestazioni labirintiche e uditive”, chiarisce Casani. “Una di queste è la sindrome di Ménière, una malattia invalidante perché caratterizzata da alcune condizioni che tendono a ripetersi, al contrario dell’episodio di labirintite che, nella stragrande maggioranza dei casi, avviene una volta sola.
Nella malattia di Ménière, accade che i liquidi dentro l’orecchio (l’endolinfa e la perilinfa) tendono ad aumentare di volume (un fenomeno chiamato idrope) causando un calo dell'udito, un rumore costante nell'orecchio e una sensazione di ovattamento auricolare, nonché la manifestazione vertiginosa. Per questo motivo, quando un paziente sperimenta una vertigine è bene controllare che non presenti anche sintomatologie riferibili a un problema uditivo.
Si tratta, comunque, di una condizione piuttosto rara – si stima infatti che ne soffrano tra le 100 e le 120 persone ogni 100.000 abitanti – che rappresenta una piccolissima percentuale dei casi di vertigine acuta”.