SCIENZA E RICERCA

La corrente del Golfo e il viaggio nell'Europa del cambiamento climatico

Il primo avvertimento arrivò nel 2021, quando il Potsdam Institute for Climate Impact Research pubblicò uno studio sulla salute di quel complesso sistema di correnti oceaniche che è l’AMOC: l’Atlantic Meridional Overturning Circulation, di cui la Corrente del Golfo è solo uno dei tasselli. In quello studio si paventava la “perdita di stabilità” di questo enorme nastro trasportatore di calore e nutrienti entro il 2100. Poi, nel 2023, fu il turno dell’Università di Copenaghen che avvicinò di molto l’orizzonte temporale: se il livello attuale di emissioni di CO2 non cambierà - scrivevano - il possibile collasso dell’AMOC avverrà tra il 2025 e il 2095, in media nel 2050. Praticamente domani.

Infine, a ottobre scorso, è arrivata una lettera aperta di un gruppo di 44 climatologi e oceanografi, rivolta al Nordic Council: “Il rischio di uno stravolgimento della circolazione nell’Atlantico è molto serio, e finora è stato ampiamente sottostimato. Un tale cambiamento nella circolazione oceanica avrebbe impatti devastanti e irreversibili soprattutto per i Paesi nordici, ma anche per altre parti del mondo” si legge nella missiva.

A capire e anticipare l’urgenza di questo tema è il libro Lungo la corrente. Viaggio nell’Europa che affronta il cambiamento climatico del giornalista ambientale Lorenzo Colantoni, uscito per Laterza nel luglio 2024.

Il saggio di Colantoni trasporta il lettore in giro per l’Europa, dalle isole Azzorre alle isole Svalbard, come cullato dall’ultimo tratto dell’AMOC, la Corrente del Golfo appunto. Questo “fiume nell’oceano” - come la definì Benjamin Franklin nel 1769 - sposta acqua calda e nutrienti attraverso l’oceano Atlantico settentrionale, dall’America all’Europa, per poi inabissarsi in Artico e tornare indietro, a riscaldarsi, prima di ricominciare il giro. Da questa dinamica dipende la regolazione delle temperature e delle precipitazioni di entrambe le sponde dell’Atlantico, la potenza degli uragani caraibici, ma anche la siccità nel bacino del Mediterraneo, per esempio.

Oggi l’AMOC sta rallentando la sua corsa per una serie di fattori che influiscono - come un domino - sul sistema di correnti: c’è il riscaldamento delle acque superficiali dovuta al riscaldamento globale, ma anche la fusione dei ghiacci artici che altera la salinità di interi bracci della corrente, modificandone velocità, temperatura e capacità di inabissamento. Se l’AMOC rallentasse ulteriormente, la Gran Bretagna finirebbe per assomigliare alla Siberia, le precipitazioni si ridurrebbero, il deserto avanzerebbe nel Sud Europa, e le foreste, l’agricoltura e le zone umide sarebbero minacciate in tutto il continente.

Questo Colantoni lo spiega chiaramente, eppure sfogliando il saggio Lungo la corrente non si resta inchiodati ai meri dati scientifici, attoniti e intontiti da quel senso di amarezza e impotenza che di solito ci assale quando leggiamo di crisi climatica e disastri ambientali. Tutt’altro: si scopre come l’Europa si adatta e si trasforma per far fronte ai cambiamenti ambientali in atto. Ci si immerge tra nuovi modelli di sviluppo, sostenibili, giusti, per tutti e tutte, modelli a cui guardare, a cui ispirarsi.

Il libro è infatti un diario di viaggio, ma anche un saggio-inchiesta: Colantoni intervista, sì, i principali scienziati che si occupano di AMOC e spiega le ragioni del suo rallentamento; ma intervista anche agricoltori, zoologi, micologi, paleo-ocenografi, persone che lavorano con le energie rinnovabili; e con loro esplora territori e storia dei luoghi. Incontra persone più o meno comuni, che fanno la loro parte, che hanno cambiato passo contribuendo a una piccola grande rivoluzione nel loro paese.

Ogni intervista, ogni esperienza è un tassello di un puzzle che Colantoni compone sapientemente: si scopre così come le Azzorre da terre di balenieri sono diventate il paradiso per chi studia le migrazioni dei grandi cetacei; si capisce perché nella vicina Spagna dove l’estate si è allungata di oltre un mese, diventando più calda e pericolosa, ci sono giovani che tornano nelle terre dei padri per sperimentare un’agricoltura sostenibile, nonostante accanto abbiano distese di serre coltivate a fragole e avocado che, con migliaia di pozzi illegali, sottraggono l’acqua al territorio e persino alle aree protette come il parco di Doñana. Si legge di territori segnati dall’industria del carbone che sono rinati in pochi decenni, dove le colline prodotte dagli scarti di estrazione oggi sono aree da tutelare, ricche di biodiversità, dove si riscoprono persino specie credute perdute da tempo.

Si guarda con ammirazione a intere comunità che stanno investendo sulle rinnovabili, che producono energia dal mare o che hanno compiuto una grande rivoluzione energetica, trasformando gli impianti petroliferi offshore in immensi parchi eolici. Come gli orcadiani e gli scozzesi, che in poco più di 15 anni sono riusciti a trasformare completamente il loro approvvigionamento energetico: nel 2022 il 113% di tutta l’energia consumata in Scozia proveniva dalle rinnovabili e il surplus veniva già esportato nel resto del Regno Unito. Leggendo “Lungo la corrente” si scopre anche che il caso scozzese non è solo un modello energetico di successo da replicare altrove, con l’eolico o con il solare, ma che è anche e soprattutto un modello di ‘just transition’: di ‘giusta transizione’ in termini economici e sociali. Qui centinaia di lavoratori del settore metallurgico impegnati negli impianti petroliferi offshore, a rischio licenziamento per la transizione energetica, sono stati impiegati nella costruzione e manutenzione dei nuovi impianti eolici offshore, in quanto le tecnologie utilizzate per installare e manutenere le piattaforme petrolifere in mare sono spesso le stesse usate per i parchi eolici offshore.

Insomma l’esperienza scozzese rappresenta la summa del saggio Lungo la corrente. Viaggio nell’Europa che affronta il cambiamento climatico di Lorenzo Colantoni, che ci insegna che una transizione energetica rapida, giusta, equa e che tenga conto della riconversione della forza lavoro non è un sogno, ma una realtà possibile.

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