SCIENZA E RICERCA

La scienza è in crisi di fiducia? Non quanto pensavamo

C'è una convinzione diffusa secondo cui la fiducia nella scienza starebbe crollando, un'idea rafforzata da dibattiti accesi sui social media e da titoli allarmistici sui giornali. A volte però le esternazioni dei singoli fanno più rumore di una moltitudine silenziosa che segue le indicazioni degli scienziati e pensa che dovrebbero essere più ascoltati dai governi: le sensazioni, senz’altro lecite ma a volte menzognere, andrebbero verificate alla luce dei dati. Adesso lo si può fare, perché un gruppo di ricercatori ha fatto un’analisi su scala globale che ci restituisce una realtà più sfumata di quanto si creda.

L'articolo "Trust in scientists and their role in society across 68 countries", pubblicato su Nature Human Behaviour, indaga su quanta fiducia il pubblico riponga negli scienziati e su quale dovrebbe essere, sempre secondo gli intervistati, il loro ruolo nella società. Lo studio si basa su un sondaggio condotto in 68 paesi, che ha coinvolto 71.922 partecipanti, con l'obiettivo di analizzare le percezioni pubbliche sulla scienza e sugli scienziati e comprendere come i vari fattori demografici, politici e culturali influenzino questa fiducia.

Perché è importante che i cittadini si fidino degli scienziati

La fiducia nella scienza è importante per affrontare le sfide globali nel modo più razionale possibile e migliorare quindi la qualità della vita delle persone. Dalla sicurezza alimentare alla gestione delle risorse naturali, passando per le innovazioni tecnologiche e la protezione dell’ambiente, la scienza fornisce strumenti fondamentali per prendere decisioni informate e basate su prove concrete. Un rapporto di fiducia tra scienziati e società permette di tradurre le scoperte scientifiche in politiche efficaci, investimenti mirati e comportamenti individuali più consapevoli, garantendo benefici tangibili per l'intera collettività.

I ricercatori hanno citato anche gli studi precedenti che hanno dimostrato che le società con una maggiore fiducia nella scienza hanno affrontato meglio la pandemia, con un maggiore rispetto delle misure sanitarie e una più alta adesione alle campagne vaccinali. Chi ripone più fiducia negli scienziati, tra l’altro, è anche più propenso a intraprendere azioni individuali e collettive per contrastare il cambiamento climatico, creando un ambiente migliore per l’intera società.

I numeri dello studio

Lo studio ha presentato i dati raccolti tra novembre 2022 e agosto 2023 e l’indagine ha riguardato il 31% dei paesi del mondo, che insieme costituiscono il 79% della popolazione mondiale. Il sondaggio è stato condotto online, con campioni ponderati per età, genere e livello di istruzione per garantire rappresentatività in quasi tutti i paesi. Per evitare fraintendimenti, ai partecipanti è stata fornita una definizione chiara di "scienza" e "scienziati". “Quando diciamo scienza, intendiamo la comprensione che abbiamo del mondo dall'osservazione e dalla sperimentazione. Quando diciamo scienziati, intendiamo persone che studiano la natura, la medicina, la fisica, l'economia, la storia e la psicologia, tra le altre cose”. Il questionario ha analizzato la fiducia attraverso quattro dimensioni fondamentali: la percezione della competenza, l'integrità, la benevolenza e l'apertura degli scienziati. Ai partecipanti è stato chiesto di esprimere il loro grado di fiducia utilizzando una scala a cinque punti, dove 1 indicava una fiducia molto bassa e 5 una fiducia molto alta. Questo approccio ha permesso di ottenere un quadro dettagliato sulle variazioni della fiducia negli scienziati a livello globale.

Un approccio innovativo

Questo studio si distingue per la sua ampiezza e profondità, perché rappresenta una delle indagini più estese mai condotte su questo tema. A differenza delle ricerche precedenti, che si sono concentrate prevalentemente sull’Europa e il Nordamerica, questa indagine ha coinvolto 68 paesi, includendo regioni spesso trascurate in studi analoghi. L'uso di un questionario standardizzato tradotto in più lingue ha permesso di raccogliere dati comparabili a livello globale, fornendo un quadro più completo e dettagliato.

Un altro elemento distintivo è l'adozione di una scala multidimensionale per misurare la fiducia, valutando non solo la percezione della competenza degli scienziati, ma anche della loro integrità, benevolenza e apertura al dialogo. Lo studio ha esaminato anche il ruolo di variabili socio-demografiche, ideologiche e culturali, offrendo un'analisi più sfumata rispetto ai lavori precedenti, che spesso si focalizzavano su una sola dimensione della fiducia.

Risultati del sondaggio sulla fiducia nella scienza

l punteggio medio globale di fiducia negli scienziati è di 3,62 su 5, quindi la maggioranza della popolazione mondiale continua a vedere gli scienziati come figure affidabili.
L'analisi dei dati rivela però differenze importanti tra un paese e l’Non lasciarti ingannare dai titoli allarmistici! Un nuovo studio globale sulla fiducia nella scienza offre un quadro più sfumato e meno drammatico di quanto pensiamo. Scopri cosa emerge da un'indagine che coinvolge 68 paesi e 71.000 persone!altro. Nei paesi dell'Europa occidentale e del Nordamerica, che hanno una grande tradizione scientifica, la fiducia negli scienziati è particolarmente elevata, con punteggi superiori alla media globale. Al contrario, in alcune nazioni dell'ex Unione Sovietica, come Russia e Kazakistan, la fiducia è più bassa. Alcuni si sorprenderanno, ma i paesi africani e dell'America Latina mostrano livelli di fiducia simili a quelli di molte nazioni occidentali, contraddicendo l'idea che in queste aree ci sia una percezione negativa. Complessivamente, il 78% degli intervistati ritiene che gli scienziati siano qualificati per condurre ricerche di alto impatto, mentre il 57% crede che la maggior parte di loro sia onesta e guidata da buone intenzioni. Per chi fosse curioso, in Italia non siamo messi bene, visto che su 68 stati siamo tra gli ultimi 12.

Queste informazioni possono aiutare gli scienziati e i comunicatori scientifici a adattare meglio la loro comunicazione a diversi segmenti di pubblico

Fattori demografici, politici e religiosi

La fiducia negli scienziati è influenzata da una serie di fattori demografici, ideologici e religiosi. Le donne tendono a fidarsi di più rispetto agli uomini, mentre gli anziani mostrano un livello di fiducia superiore rispetto ai giovani. Il grado di istruzione gioca un ruolo importante: chi possiede un livello di istruzione più alto dimostra una maggiore fiducia nella scienza. Anche il luogo di residenza influisce, con gli abitanti delle città che esprimono una fiducia superiore rispetto a chi vive in aree rurali, e lo stesso vale per il reddito, con i paesi più fiduciosi che sono anche quelli con minori disuguaglianze secondo l’indice di Gini.

Sul piano ideologico e politico, nei paesi occidentali i conservatori e i sostenitori della destra politica tendono ad avere meno fiducia negli scienziati rispetto ai progressisti. Tuttavia, questa tendenza non è universale come suggerivano alcuni lavori precedenti: in alcune regioni dell’Asia e dell’Africa, la destra politica mostra un atteggiamento più favorevole verso la scienza rispetto alla sinistra. Un altro fattore significativo è il cosiddetto populismo scientifico, ovvero l’idea che il "buon senso" della gente comune sia superiore alla conoscenza scientifica specializzata, un atteggiamento che mina la fiducia negli scienziati. Inoltre, chi sostiene una visione gerarchica della società tende a diffidare della scienza, percepita come promotrice di un sistema più equo e inclusivo, che a quanto pare non è gradito a tutti.

Infine, il rapporto tra religione e fiducia nella scienza è più complesso di quanto si credeva: un tempo, infatti, si associava una certa superstizione alla fede religiosa, superstizione che risultava incompatibile con la scienza, mentre il panorama è molto più variegato: nei paesi a maggioranza musulmana, la scienza è generalmente considerata compatibile con la religione, mentre nei paesi cristiani le opinioni sono diverse tra di loro, con alcune comunità che vedono la scienza come in contrasto con le credenze religiose e altre che non si fanno influenzare su questo punto.

Il ruolo degli scienziati nella società

Secondo gli intervistati, gli scienziati hanno anche la responsabilità di comunicare le loro scoperte in modo chiaro e accessibile. Il rapporto tra scienza e società si basa su una comunicazione efficace, che aiuta a colmare il divario tra ricerca accademica e percezione pubblica, in linea con quella Terza Missione troppo spesso bistrattata. A volte quello di approfondire argomenti scientifici è un bisogno latente, e per questo le persone non cercano attivamente informazioni. In questo senso, potrebbe essere utile una strategia social per la divulgazione grazie alla quale gli utenti possano imbattersi casualmente in contenuti scientifici e, perché no, scoprire una nuova passione. Queste persone diventerebbero il target naturale di eventi e contenuti editoriali più approfonditi che verrebbero, questa volta sì, ricercati attivamente.

Un altro punto dolente, anche se non sempre, è quello che riguarda il livello di coinvolgimento degli scienziati nel dibattito pubblico, che varia da paese a paese. In alcune nazioni, come nei paesi scandinavi, Germania e Canada, la scienza è considerata un punto di riferimento per le decisioni politiche, mentre in altre, come Russia, Kazakistan, Brasile e Messico c’è è una maggiore diffidenza nei confronti degli esperti. Un caso particolare è rappresentato dai paesi dell’Africa sub-sahariana: in molte nazioni di quest'area, la fiducia negli scienziati è più alta della fiducia nei governi, ma gli scienziati faticano a ottenere un ruolo rilevante nelle politiche pubbliche.

Per quanto riguarda la percezione del ruolo degli scienziati nel processo decisionale, il 54% degli intervistati a livello globale ritiene che dovrebbero essere più coinvolti nelle politiche pubbliche, contribuendo con le loro competenze alla risoluzione di problemi complessi. Anche questo suggerisce la necessità di creare maggiori occasioni di dialogo tra scienza, politica e società civile, per garantire che le decisioni siano fondate su evidenze scientifiche e non su opinioni prive di basi solide.

Non bisogna essere troppo ottimisti sulla fiducia verso la scienza

Certo, lo studio va a smentire i falsi miti sulla sfiducia nella scienza, ma non dobbiamo dimenticare che non serve che sia la maggioranza a diffidare per fare un danno all’intera società: anche l’impatto di una minoranza può essere significativo nel dibattito pubblico e nella politica.
Questi risultati, in effetti, andrebbero portati all’attenzione dei governi e dei politici, perché è fin troppo frequente che questi prendano decisioni basate sulla falsa credenza che chi li andrà a votare non dà retta agli scienziati. Un’altra ricerca pubblicata su Nature Climate Change di cui abbiamo già parlato, per esempio, rivela che il 69% degli intervistati sarebbe disposto a donare l’1% del reddito per contrastare il cambiamento climatico e l’89% chiede un intervento più massiccio da parte dei governi. Che se lo sapessero, forse, agirebbero in modo molto diverso rispetto a come stanno facendo.

Spunti per il futuro

Comprendere le dinamiche messe in evidenza da questo lavoro è fondamentale per rafforzare il rapporto tra comunità scientifica e cittadini.
I dati raccolti rappresentano una risorsa preziosa per future iniziative di sensibilizzazione e per comprendere meglio le radici della diffidenza verso la scienza; oltre a questo, offrono un riferimento concreto per indirizzare politiche e strategie comunicative più efficaci, sia da parte delle istituzioni che degli stessi scienziati. Un altro aspetto interessante emerso dallo studio riguarda la discrepanza tra desideri e percezione delle reali priorità della ricerca: molti intervistati credono che gli sforzi scientifici siano prevalentemente indirizzati verso il settore militare, mentre la maggioranza preferirebbe che fossero focalizzati su ambiente e salute, in linea con quanto evidenziato da ricerche precedenti: forse un presidente neoeletto che mira all’aumento degli sforzi militari della Nato vorrebbe saperlo.
Affinché la fiducia nella scienza continui a crescere, è necessario investire nella divulgazione scientifica e nella trasparenza delle ricerche. Inoltre, il coinvolgimento attivo degli scienziati nel dibattito pubblico può contribuire a contrastare la disinformazione e a favorire un approccio più razionale alle questioni globali. In un mondo sempre più complesso, la scienza rappresenta una bussola indispensabile per affrontare le sfide del futuro con consapevolezza e responsabilità.

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