SCIENZA E RICERCA

"Solo i folli cambieranno il mondo"

"C’è un’ampia letteratura un po’ vaga ma affascinante, sui rapporti che possono intercorrere tra la follia e la creatività. La parola follia, in questi contesti non è riferita, in senso medico, a una diagnosi di grave malattia mentale, ma piuttosto a manifestazioni transitorie che si possono avvicinare a certe malattie neurologiche o psichiatriche. Questo avvicinamento, con sfumature di grado diverso, è vero per ognuno di noi: è la psicopatologia della vita quotidiana ma anche voli inaspettati in mondi inesplorati. La follia ha il significato di indicare persone diverse che hanno perso il comune buon senso, che Picasso aveva detto essere il limite alla creatività. Le persone che escono dal gregge delle pecore della globalizzazione del pensiero si potrebbero definire folli; si dice che gli artisti e anche gli scienziati siano tutti un po’ folli, perché hanno pensieri e vite diverse e non si curano delle consuetudini". Così scrive Lamberto Maffei nel suo libro Solo i folli cambieranno il mondo. Arte e pazzia (Il Mulino, 2023). Professore emerito di Neurobiologia alla Scuola Normale di Pisa, già presidente dell'Accademia nazionale dei Lincei, autore di diversi libri che attraversano questi territori, tra cui La libertà di essere diversi ed Elogio della ribellione, Maffei dedica alla relazione tra arte e pazzia ampie e approfondite riflessioni, spostandosi in molti luoghi e in diverse epoche. "Tutti siamo un po’ folli ma ci nascondiamo accuratamente nel gregge dei normali, perché essere fuori dalla consuetudine, dalla massa, alcuni dicono dalla borghesia, è vergognoso e non di rado pericoloso".

Già Aristotele rifletteva sulla relazione tra creatività e follia, ne troviamo traccia in una nota inserita nel Problema XXX: "Perché tutti gli uomini eccezionali, nell’attività filosofica e politica, artistica e letteraria, hanno un temperamento melanconico, alcuni a tal punto da essere perfino affetti dagli stati patologici che ne derivano?". Franco Basaglia sosteneva che "la follia è una condizione umana, esiste ed è presente in noi come lo è la ragione", in qualche modo ci riguarda tutti. Dunque, la follia può essere considerata una forma di pensiero capace di interpretazioni altre e nuovi modi di vedere il mondo.

La bellezza, concetto potenzialmente mutabile, non salverà nessuno; piuttosto mi azzardo a immaginare uomini diversi, fuori dalle convenzioni, un po’ folli (come avrebbe detto Einstein), che forse non salveranno sé stessi ma cambieranno il mondo, o un pezzettino di esso [Solo i folli cambieranno il mondo. Arte e pazzia]

Amanti e folli hanno così fervide menti, / Fecondo immaginare, che concepisce / Più idee che la fredda ragione non intenda. / Il folle, l’amante, e il poeta / Son tutti fantasia Sogno di una notte di mezza estate (Atto V, Scena I) - William Shakespeare

"Che effetto ha l'arte sull'essere umano? Questo tipo di domanda è al centro del mio interesse. Ho da sempre una passione per l'arte, ma la voglia di scrivere questo libro è legata anche a un incontro, quello con Ernst Gombrich, che mi ha profondamente influenzato - racconta Maffei a Il Bo Live -. Lo incontrai nel periodo in cui mi trovavo al St John' college di Cambridge. Anche il figlio di Gombrich aveva studiato lì. Avevo letto i suoi libri, lo stimavo. Iniziammo a sentirci, io lo chiamavo la mattina: Telefonami quando mi faccio la barba, mi disse [...] Mi introdusse all'arte e restammo in contatto per una sorta di collaborazione. Per me fu un grande stimolo. Erano anni di grande lavoro per me, passavo molte ore in laboratorio, occupandomi di psicofisica. Le conversazioni con Gombrich erano una splendida divagazione e, col tempo, grazie a questi incontri, cominciai a interessarmi agli effetti dell'arte sull'uomo. Negli anni, la mia ricerca mi ha condotto a constatare che gli uomini sono sempre più uguali, come effetto della globalizzazione, che ha reso più vicini i cervelli: la gente tende a desiderare le stesse cose e questo avviene in particolare nel mondo occidentale […], ma nella globalizzazione si perde il proprio nome, a cui ogni individuo tiene moltissimo, vi è lo sforzo della società di renderci tutti uguali. Nel mio libro io attacco la borghesia, intesa nel senso negativo del termine, per questo sono stato criticato: la borghesia regge l'equilibrio del mondo, ma il borghese non vuole cambiare, vuole mantenere quello che ha, così facendo però si crea una immobilità". Ma ecco il punto: come diceva Albert Einstein, "solo coloro che sono abbastanza folli da poter pensare di cambiare il mondo lo cambiano davvero", solo chi è in grado di pensare fuori dagli schemi, di non omologarsi, può mettere in atto una trasformazione profonda, invertendo l'ordine delle cose.

Si dice che gli artisti e anche gli scienziati siano tutti un po’ folli, perché hanno pensieri e vite diverse e non si curano delle consuetudini [Solo i folli cambieranno il mondo. Arte e pazzia]

"Il senso della vita è diverso, per alcuni", è qualcosa che va oltre l'idea comune di normalità. "Per qualcuno gli stimoli sono stati diversi, magari sin dalla primissima infanzia”, Maffei continua a raccontare e a raccontarsi in questa intervista a Il Bo Live, spingendo lo sguardo fino all’infanzia. “Consideriamo questo: il bambino impara le lingue prestissimo, perché a tre anni ha un potenziale intellettuale enorme. A tre o quattro anni le sinapsi del lobo frontale raggiungono il maggior numero: è una questione scientifica da tenere presente, il numero delle sinapsi cresce velocissimo appena si nasce, raggiunge un plateau, per poi diminuire con la vecchiaia. Il bambino è un folle fisiologico, perché fa quello che gli pare, non ubbidisce, gioca". È libero di creare. Non a caso, Pablo Picasso fa riferimento alla pura arte presente nei bambini e al tentativo (destinato a fallire) di trattenerla, "perché se il bambino è libero - spiega Maffei - quella libertà l'uomo la perde".

I folli sono, soprattutto per gli altri folli, più simpatici dei normali, per i quali invece risultano di difficile digestione fino quasi a dover ricorrere a opportuni rimedi contro il mal di stomaco. Di questi folli voglio ricordarne uno, che quando si stancò di fare il serio risultò molto divertente, alludo a Erasmo da Rotterdam [Solo i folli cambieranno il mondo. Arte e pazzia]

 

Nella Storia della follia nell’età classica Michel Foucault sostiene: "Dall’uomo all’uomo vero, il cammino passa attraverso l’uomo folle" e Maffei, nel suo libro, aggiunge: "Il poeta Rimbaud scriveva che la poesia non può che nascere da uno sconvolgimento dei sensi; dalla necessità di urlare, di cantare, direi rigettare, suoni, parole, segni, colori che stanno dentro da qualche parte dell’essere come terapia per continuare a vivere". 

La storia è costellata di straordinarie (e spesso dolorose e fragili) avventure umane, esistenze eccezionali di artisti, poeti, musicisti, filosofi, e anche di scienziati come Hans Prinzhorn (1886-1933), il primo psichiatra a interessarsi scientificamente del rapporto malattia mentale-creatività, "fondatore della psicopatologia, le cui dinamiche sono spesso alla base di molta arte e in particolare dell’arte moderna. Egli scriveva: La schizofrenia è sicuramente uno dei modi possibili di essere uomini, compatibile con la vita, anche se richiede, in chi ne è affetto, l’incredibile forza di reinventare continuamente il reale per continuare a esistere in un mondo in cui tali persone percepiscono e soffrono per l’impossibilità di comprendere ed essere compresi".

Una grave schizofrenia, con allucinazioni visive e uditive, confusione mentale, perdita di memoria, affliggeva Vincent Van Gogh, "le sue opere più famose furono create nei periodi più bui della sua psicosi, anche quando fu recluso nel manicomio di Saint-Rémy, come se la malattia fosse stata fonte di creatività".

"Nel campo dell’arte i folli sono di casa perché è proprio la loro principale ambizione quella, non di rappresentare la realtà ma, come dice il pittore Francis Bacon (1909-1992), di riordinarla in maniera diversa". E tra coloro che si sono distinti, sentiti diversi, che sono stati chiamati folli, "mi piace ricordare anche Alda Merini e la sua vita sfortunata, segnata da numerosi eventi traumatici, penso ai tanti elettroshock subiti senza anestesia", racconta Maffei a Il Bo Live, che aggiunge: “Merini nasce il primo giorno di primavera, il 21 marzo, lei alcuni anni prima di me, nel 1931".

Maffei dedica una attenzione commossa alla poetessa, e scrive: "La storia della sua vita è il triste romanzo di un fantastico essere umano che sa sempre trovare nella malattia, nell’arte, ma anche nella sua profonda fede religiosa, una resurrezione". E con la sua poesia concludiamo questo nostro breve viaggio, tra creatività e follia in fragili e straordinarie esistenze.

Come eravamo innamorati, noi, / laggiù nei manicomi / quando speravamo un giorno / di tornare a fiorire, /ma la cosa più inaudita, credi, / è stato quando abbiamo scoperto / che non eravamo mai stati malati [Alda Merini, poesia per Franco Basaglia]

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