L’attuale fase della civiltà mondiale si basa in modo sempre più cruciale sull’accesso allo spazio per una varietà di applicazioni di grande rilievo economico: transazioni finanziarie globali, sistemi di pagamento elettronici, reti di telecomunicazioni mobili, controllo del traffico aereo, navigazione satellitare, previsioni del tempo, prospezioni e controllo del territorio... Tutto dipende da infrastrutture spaziali. Il superamento di barriere tecnologiche e la diminuzione dei costi consentono a un numero crescente di paesi e di aziende commerciali di partecipare alla costruzione e lancio di satelliti, all’esplorazione dello spazio e al volo spaziale umano.
Proprio per l’importanza delle nuove opportunità create dai servizi abilitati dallo spazio, i progressi nella tecnologia spaziale hanno creato anche nuovi rischi, vulnerabilità e potenziali minacce: vari governi stanno sviluppando mezzi che minacciano la capacità di altri di utilizzare lo spazio. Ciò comporta che la difesa delle proprie risorse spaziali diventa di cruciale importanza per ogni paese, come (e forse più) della difesa della stessa integrità territoriale.
La principale motivazione della militarizzazione dello spazio viene comunque dalle specifiche esigenze militari. Le risorse spaziali sono assolutamente centrali in molte operazioni militari, tra cui allarmi missilistici, geo-localizzazione e navigazione, identificazione dei bersagli e tracciamento delle attività avversarie. Di fatto ogni attività militare difensiva o aggressiva, nucleare o convenzionale è oggi impensabile senza il supporto di strumenti orbitanti pienamente efficienti.
Un fattore chiave nella proliferazione di capacità di sistemi spaziali militari offensivi è il maggior uso dello spazio in guerre convenzionali. Per gran parte della guerra fredda, lo spazio era praticamente limitato a un ruolo strategico: raccolta di informazioni sulle forze nucleari, controllo del rispetto dei trattati sul controllo degli armamenti e segnalazione di potenziali attacchi nucleari. Di fatto gli apparati spaziali mantenevano un ruolo stabilizzatore del confronto strategico e come “national technical means” erano protetti nei trattati bilaterali. Ma, a partire dalla prima guerra del golfo (1990), gli apparati spaziali hanno trovato nuovi e crescenti ruoli nel diretto supporto delle varie forme di guerra convenzionale, fornendo vantaggi operativi e tattici alle forze combattenti.
Aspetti della militarizzazione dello spazio
I principali ruoli militari dei sistemi spaziali sono:
• comunicazioni su tutto il mondo e ad ampio spettro: voce, televisione, internet a banda larga, servizi di trasferimento dati e di telefonia mobile
• sistemi di informazione, sorveglianza e riconoscimento (ISR) ottici, radar ed elettronici; oltre a ricognizioni di specifici luoghi terrestri, marini e dell’atmosfera, i sistemi ISR militari forniscono supporto a una varietà di operazioni, mettendo a disposizione informazioni sulle attività degli avversari (e non solo), incluse quelle missilistiche, sulle caratteristiche e disposizione delle forze armate, valutazioni dei danni prodotti in battaglia e verifica dell’effetto di operazioni anti-missile balistico (ABM)
• allarme tempestivo di lanci di missili mediante sensori sensibili all’infrarosso; la rivelazione satellitare del lancio permette a sistemi radar terrestri di analizzare le caratteristiche del missile e la sua traiettoria per poter implementare risposte operative difensive o aggressive.
• rilevazione di eventuali esplosioni nucleari atmosferiche, mediante osservazione dello speciale doppio impulso luminoso rilasciato dall’esplosione stessa • sistemi di posizionamento, navigazione e temporizzazione (PNT): costellazioni di satelliti per la navigazione permettono ai mezzi militari di terra, cielo e mare e ai singoli soldati di conoscere la loro posizione e velocità in ogni istante e ovunque. I sistemi PNT permettono l’impiego delle armi “intelligenti” e ai missili cruise di raggiungere con precisione i loro obiettivi. Combinati con i sistemi di comunicazione, garantiscono l’impiego remoto di UAV (droni) e sono essenziali per i programmi di gestione integrata del campo di battaglia sintetici. Attualmente sono operative e in continuo potenziamento le costellazioni BeiDou, cinese, Galileo, europea, GLONASS, russa, GPS, americano, NAVIC, indiana, e QZSC, giapponese, con diversi livelli di accuratezza per usi civili e militari.
Le orbite satellitari possono essere vicine alla terra (LEO), fino a 2.000 km di altitudine, per sistemi di comunicazione e ISR, di media altezza (MEO), da 2.000 a 35.000 km, per comunicazione e sistemi PNT, orbite fortemente elittiche (HEO o Molnya), inclinate di 63° rispetto all’equatore con apogeo a 39.000 km e perigeo a meno di 1.000 km utilizzate per comunicazioni, sistemi ISR e allarmi missilistici e orbite geostazionarie (GEO) collocate a 35.786 km d’altezza in modo che il loro periodo orbitale sia esattamente di un giorno i satelliti appaiano dalla terra in una posizione fissa nello spazio; anche i satelliti GEO sono impiegati per comunicazioni, sistemi ISR e allarmi missilistici.
Esistono poi missioni segrete, come quelle del velivolo orbitale autonomo americano X37, che dopo alcuni mesi in una LEO rientra autonomamente a terra; l‘ultima missione si è conclusa il 27 ottobre 2019, dopo 780 giorni in orbita.
L’operatività dei sistemi spaziali militari richiede una specifica architettura di comando e controllo satellitare (C2); il centro di controllo utilizza il collegamento ascendente al veicolo spaziale per fornire comandi e riceve i dati inviati dal satellite a una stazione di terra che ha le necessarie antenne, ri-trasmettitori e ricevitori. Alcune costellazioni satellitari utilizzano satelliti a relè, che consentono la comunicazione tra satelliti al di fuori dell’area di ricezione di una stazione di terra. Qualsiasi componente dell'architettura è vulnerabile agli attacchi, che vanno dalle vulnerabilità fisiche di un sito di terra alla guerra elettronica (EW) che interrompe la connessione tra il segmento spaziale e l’operatore.
Armi anti-sistemi-spaziali (ASAT)
Per lo stretto legame tra capacità spaziali e guerra nucleare, USA e Unione sovietica durante la guerra fredda hanno sviluppato e testato capacità antisatellite, finalizzate essenzialmente a creare una forma di deterrenza contro attacchi reali ai cruciali sistemi spaziali. La nuova dimensione tattica delle potenzialità spaziali ha aumentato gli incentivi per i vari paesi a sviluppare capacità offensive anti-sistemi-spaziali, al fine di confondere, interrompere, negare, degradare o distruggere i satelliti degli altri paesi, con un enorme sviluppo di programmi per un diretto confronto nello spazio, inclusa la creazione di vere armi spaziali.
Va anche osservato che l’uso diffuso di ASAT comporta potenziali ripercussioni globali ben oltre i fini militari, in quanto enormi parti dell’economia globale e della società dipendono sempre più dalle applicazioni spaziali.
I singoli satelliti e globalmente l’architettura di comando e controllo C2 possono venir colpiti con una varietà di mezzi, in una continuità di gravità crescente, da danni reversibili o riparabili, fino alla completa distruzione fisica, a seconda del tipo di arma e del modo d’impiego.Le armi ASAT variano in base al tipo di effetti che creano e al livello di complessità tecnologica e di risorse necessarie per svilupparle e per porle in campo. Differiscono anche nel modo in cui sono impiegate e nella difficoltà di rilevarle e attribuirne l’origine.
In ordine di intensità crescente si possono distinguere sei classi:
• attacchi elettronici, per interferire con le funzioni di trasmissione e ricezione delle comunicazioni, degradando, disturbando e mistificando i segnali;
• attacchi cibernetici, sia direttamente sugli oggetti nello spazio, sia sulle infrastrutture terrestri attraverso la rete dati e il software;
• attacchi energetici diretti, mediante laser, microonde o impulsi elettromagnetici per accecare, abbagliare o danneggiare apparecchiature sensibilinello spazio o a terra senza contatto diretto; possono essere lanciati da piattaforme terrestri, aeree, navali o spaziali;
• sistemi co-orbitali con la capacità di incontrare, interagire fisicamente o colpire oggetti spazialiper danneggiare o spostare i bersagli da un’orbita stabile; possono restare “dormienti” per tempi lunghi prima di venir attivati;
• ASAT cinetici fisici, che possono distruggere oggetti spaziali o elementi terrestri attraverso impatti ad alta velocità o esplosioni vicino al bersaglio: richiedono tipicamente un attacco missilistico; in orbita possono creare enormi quantità di frammenti, che possono danneggiare anche i propri satelliti;
• detonazioni nucleari, con gli effetti elettromagnetici (EMP) e radioattivi.
Armi di tutte le sei classi sono state sviluppate e testate da vari paesi. In tempi recenti si sta dando alta priorità agli ASAT cibernetici, con cui si può anche prendere il completo controllo del bersaglio e alterare le comunicazioni e la navigazione delle forze avversarie;queste armi sono più economiche dei metodi fisici, non creano rottami nello spazio, non rivelano l’attaccante ed evitano ritorsioni, e possono evitare l’immediato riconoscimento dei danni e quindi una possibile riparazione.
Le nuove posizioni delle grandi potenze
Lo spazio sta conquistando un ruolo centrale nei programmi militari dei maggiori paesi e per il suo controllo vengono ristrutturate le stesse forze armate e della dottrina militare.
La Russia è stato il primo paese a riorganizzare le proprie forze spaziali militari. Nel 2015 l’aeronautica russa e le forze di difesa aerospaziale furono unite in una nuova forza aerospaziale (VKS). La VKS ha l’autorità di condurre i lanci spaziali, mantenere l’allerta tempestiva dei missili balistici, gestire la rete di controllo satellitare e la rete di sorveglianza e difesa antiaerea e antimissile. Secondo il ministro della difesa russo Sergei Shoigu, la mossa è stata motivata dal riconoscimento di uno “spostamento del centro di gravità” del confronto militare verso il teatro aerospaziale.
Nel libro bianco cinese sulla difesa “nella nuova era” (luglio 2019) viene annunciata la creazione della forza di supporto strategico PLASSF, per lo sviluppo di capacità per i nuovi campi di guerra, informatici, cibernetici, spaziali, della sicurezza informatica e per l’integrazione delle nuove tecnologie per obiettivi strategici.Comprende forze di supporto per la gestione del campo di battaglia, per informazioni, comunicazioni, sicurezza delle informazioni e test di nuove tecnologie. In linea con i requisiti strategici di integrazione dei sistemi esistenti e di allineamento degli sforzi civili e militari, la PLASSF intende accelerare lo sviluppo integrato di nuove forze di combattimento, in modo da costruire una moderna forza di supporto.
Nel novembre 2019 è divenuta operativa l’indiana agenzia di difesa spaziale (DSA) con sede a Bengaluru direttamente afferente allo stato maggiore integrato delle forze armate. La DSA ha i compiti di proteggere gli interessi indiani nello spazio e di sviluppare una strategia di guerra spaziale per potenziali conflitti nello spazio. Molto significativa l’operazione che ha portato alla distruzione di un (proprio) satellite nel marzo 2019 mediante un missile lanciato da terra.
Il 20 novembre 2019 i ministri degli esteri della NATO hanno formalmente dichiarato lo spazio un campo di operazioni militari (“operational domain”) a fianco di aria, terra, mare e cyberspazio: “Lo spazio faparte della nostra vita quotidiana sulla terra. Può essere usato per scopi pacifici, ma può anche essere usato in modo aggressivo. I satelliti possono essere bloccati, le loro comunicazioni interferite o controllate da hacker; possono anche venir dotati di vari tipi di armi. Le armi anti-satellite potrebbero paralizzare le comunicazioni e altri servizi su cui le nostre società fanno affidamento, come il traffico aereo, le previsioni del tempo o le operazioni bancarie. Lo spazio è anche essenziale per la capacità deterrente e la difesa dell’alleanza, inclusa la capacità di comunicare, navigare, raccogliere informazioni e rilevare lanci di missili.”
Il successivo 20 dicembre gli USA costituiscono come sesta forza armata la US Space Force (USSF): “La missione della Space Force è di organizzare, addestrare ed equipaggiare le forze spaziali militari degli Stati Uniti per garantire un accesso illimitato e la libertà di operare in, da e verso il dominio spaziale; fornire opzioni militari indipendenti per la leadership nazionale; e per rafforzare la letalità e l’efficacia delle forze congiunte. La Forza Spaziale degli Stati Uniti dovrebbe includere sia funzioni di combattimento che di supporto al combattimento per consentire operazioni spaziali offensive e difensive tempestive e sostenute e per operazioni congiunte in tutti gli altri domini.” Il 31 marzo è iniziato il trasferimento di 23 missioni con le relative strutture operative dal Dipartimento dell’aereonautica all’USSF.
Lo scorso 9 gennaio il ministro della difesa francese ha creato e organizzato il Commandement de l’espace (CDE) nell’ambito dell’Armée de l’air, che diviene “l’Armée de l’air et de l’espace”, a sottolineare quanto lo spazio sia cruciale per le operazioni delle forze armate francesi. Il CDE è un’organizzazione di servizi congiunti che eserciterà le responsabilità nel campo della progettazione e dell'attuazione della politica spaziale militare, nonché nei settori operativo e organico. Le linee principali della strategia spaziale francese mirano a rafforzare le capacità di supporto spaziale per operazioni delle forze congiunte, migliorare la consapevolezza della situazione spaziale e ad essere pronti a condurre operazioni militari nello spazio.
Anche paesi come il Regno Unito, il Giappone, la Corea del Nord e l’Iran stanno prestando particolare attenzione ai sistemi ASAT e anti-ASAT.
L’inadeguatezza della giurisdizione internazionale
Il punto di partenza è la Declaration of Legal Principles Governing the Activities of States in the Exploration and Uses of Outer Space (1963), che afferma: “tutte le esplorazioni spaziali devono essere compiute con buone intenzioni ed essere ugualmente aperte a tutti gli stati che rispettano la legislazione internazionale. Nessuna nazione può proclamare proprietà dello spazio esterno e di qualsiasi corpo celeste.”
Nello stesso anno si raggiunse un fondamentale accordo per la proibizione di armi nucleari nello spazio: il Treaty Banning Nuclear Weapon Tests in the Atmosphere, in Outer Space, and Under Water (“Partial Test Ban Treaty”). L’interruzione delle esplosioni nello spazio ha appunto impedito lo sviluppo di armi speciali deputate a massimizzare l’impulso elettromagnetico (EMP) nucleare al fine di distruggere le strutture di comunicazione, comando e controllo del nemico, danneggiando calcolatori, apparecchiature elettroniche ed elettriche e la rete elettrica, oltre che disturbando seriamente i segnali radio e radar.
In seguito, l’United Nations Committee on the Peaceful Uses of Outer Space (COPUOS) portò a termine fra il 1967 e il 1979 quello che costituisce tuttora la totalità della giurisdizione spaziale. Il principale documento è il Treaty on Principles Governing the Activities of States in the Exploration and Use of Outer Space, including the Moon and Other Celestial Bodies (“Outer Space Treaty”) del 1967. Il trattato impedisce ogni forma di colonizzazione della luna e altri corpi celesti, che dichiara aperti a tutta l’umanità e utilizzabili solo a scopi pacifici; impone la disseminazione delle informazioni raccolte nell’esplorazione spaziale; precisa forme di assistenza, collaborazione e protezione degli astronauti e responsabilità delle spedizioni.
In particolare l’articolo IV limita le attività militari in orbita, sulla luna, altri corpi celesti e in stazioni spaziali: proibisce la collocazione di armi nucleari o altre armi di distruzione di massa, vieta l’installazione di basi militari o fortificazioni, l’esecuzione di test di ogni tipo d’arma e la conduzione di manovre militari.Attualmente ha 109 parti; dei paesi “significativi” manca l’Iran.
Il Trattato dello spazio esterno ha avuto come significativo impatto sullo sviluppo militare la proibizione del Fractional Orbital Bombardment System(FOBS)sviluppato dall’URSS negli anni ‘60 per far compiere alle ogive nucleari una traiettoria non balistica ma su una porzione di orbita depressa in modo da poter colpire gli obiettivi nemici da direzioni imprevedibili. Un altro programma interrotto il progetto americano HORIZON (1959 -1967) per una base missilistica nucleare permanente sulla luna, creando una forza di reazione inattaccabile contro gli avversari terrestri e assicurando di fatto l’appropriazione americana della luna.
Negli anni successivi vennero messe a punto convenzioni per precisare e rendere operativi punti specifici del trattato sullo spazio esterno: l’Agreement on the Rescue of Astronauts, the Return of Astronauts and the Return of Objects Launched into Outer Space (1968), la Convention on International Liability for Damage Caused by Space Objects (1972), la Convention on Registration of Objects Launched into Outer Space (1975); l’Agreement Governing the Activities of States on the Moon and Other Celestial Bodies (1979) avrebbe dovuto estendere significatamene il trattato, ma non ha trovato una minima accettazione (solo 17 parti).
Dalla metà degli anni '70, la comunità internazionale ha riconosciuto che lo sviluppo di armi anti-satellite rappresentava una minaccia per il mantenimento della stabilità strategica tra gli Stati Uniti e l'Unione Sovietica compromettendo la credibilità della deterrenza mediante ritorsione nucleare. Dal 1977, le due superpotenze hanno intrapreso tentativi pluriennali per negoziare un divieto delle tecnologie ASAT, ma senza raggiungere una convergenza. Sebbene nessuna delle parti si sia formalmente ritirata dalle consultazioni, i negoziati sono venuti meno, a causa del generale deterioramento delle relazioni bilaterali.
La Conferenza sul disarmo (CD) ha ripetutamente tentato sin dagli anni ‘80 di avviare negoziati su un accordo per la “prevenzione di una corsa agli armamenti nello spazio” (PAROS) con l’obiettivo centrale di creare uno strumento giuridicamente vincolante per vietare armi nello spazio. Tuttavia, l’incapacità della CD di concordare un programma di lavoro ha impedito qualsiasi progresso verso questo obiettivo.
Nel 2008 e 2014 la Cina e la Federazione Russa hanno proposto un trattato sulla prevenzione del posizionamento di armi nello spazio cosmico, e della minaccia o l’uso della forza contro gli oggetti spaziali, incontrando la resistenza dagli Stati Uniti per la mancanza di un meccanismo di verifica.
Ogni anno il Primo comitato dell’Assemblea generale dell’ONU affronta il problema della prevenzione di una corsa agli armamenti nello spazio e delibera risoluzioni a maggioranza, che tuttavia non diventano operative se non hanno l’accordo delle superpotenze. Nel lavori del 2019 tre risoluzioni proposte dalla Russia hanno trovato l’opposizione di Israele e degli USA e l’astensione di gran parte dei loro alleati.
Nel 2017 l’Assemblea generale ha istituito (risoluzione A/RES/72/250) un gruppo di esperti governativi per esaminare e formulare raccomandazioni per uno strumento internazionale giuridicamente vincolante sulla prevenzione di una corsa agli armamenti nello spazio cosmico e del posizionamento di armi nello spazio. Sebbene il gruppo abbia tenuto discussioni approfondite sulla questione, alla fine non è stato in grado di raggiungere il consenso su un rapporto sostanziale (documento A/74/77).
Si deve prendere atto che mentre la composizione dell’ambiente spaziale è profondamente mutata negli ultimi decenni e i rischi di un’aperta competizione militare sono enormemente aumentati, lo sviluppo di un’adeguata giurisdizione spaziale in termini di accordi internazionali non ha avuto luogo. Né ci sono motivi di speranza.
Nella presente fase stiamo passando dalla militarizzazione dello spazio a un effettivo schieramento di armi spaziali e molti osservatori ritengono che sta diventando sempre più possibile un conflitto nello spazio prima, o forse invece, di un conflitto terrestre, marino o aereo.