Alcuni pensano che il gatto rimanga un animale selvaggio e indipendente, ma il fatto che ci faccia l'onore della sua presenza al nostro fianco è un chiaro segnale della sua domesticazione da parte dell'essere umano. Ma quando è successo esattamente? Secondo una ricerca dell'università del Missouri condotta grazie all'analisi del genoma felino, la domesticazione del gatto risale a 10.000 anni fa, in Mesopotamia, quando gli uomini da cacciatori-raccoglitori sono diventati agricoltori. In seguito, quando queste popolazioni hanno deciso di migrare, hanno portato con sé i loro nuovi collaboratori (non ci arrischiamo a definirli "amici" perché un gatto non vorrebbe mai essere paragonato a un cane). Questo non è successo con altre specie che, come è successo per esempio ai bovini, sono state domesticate in vari punti del mondo in momenti diversi, mentre con il gatto c'è stato un processo unico. Secondo gli autori della ricerca, tutti i gatti domestici discendono dai primi esemplari della Mesopotamia. Ma esattamente come è avvenuta la domesticazione del gatto? Lo chiediamo a Enrico Alleva, etologo e accademico dei Lincei.
Servizio di Anna Cortelazzo e montaggio di Barbara Paknazar
Per gli studiosi non è facile capire come sia avvenuto questo processo, perché mancano le fonti scritte e si devono quindi basare sulle prove indirette. "Questa fase - spiega Alleva - è spesso raccontata come la rivoluzione neolitica, durante la quale piante a animali sono stati addomesticati da alcuni gruppi umani, ma in realtà gli antropologi fisici e i paletnologi stanno rivedendo questo punto di vista e ora si parla di Epipaleolitico, del Paleolitico superiore, come del momento in cui molte piante hanno cominciato a essere prodotte artificialmente e molte specie animali sono state domesticate".
Il resto lo immaginiamo: probabilmente qualche cucciolo di gatto abbandonato si è casualmente avvicinato agli esseri umani che lo hanno accudito, e da questi accadimenti sporadici si è sviluppata una specie dotata di una minore paura degli esseri umani rispetto agli antenati.
A livello evolutivo, entrambe le specie hanno riscontrato dei vantaggi. Il gatto era un predatore fenomenale, quindi in breve è diventato il custode dei granai che difendeva dai roditori, quindi anche qui troviamo un legame tra la domesticazione degli animali e l'agricoltura, vista l'importanza che ricoprivano grano riso e miglio per l'alimentazione. Grazie al gatto è stato possibile mettere da parte scorte di cibo che hanno permesso agli esseri umani più deboli di sopravvivere durante la stagione fredda, e non c'è quindi da stupirsi se alcune civiltà veneravano il gatto come una creatura divina.
Sappiamo che per alcuni potrebbe essere difficile da credere, ma anche i gatti hanno avuto dei vantaggi: per mantenere attivi questi cacciatori bisognava nutrirli anche quando non c'erano roditori all'orizzonte, e poi, come spiega Alleva, non dobbiamo dimenticare che molti predatori del gatto erano invece intimiditi dagli esseri umani, quindi la prossimità con l'uomo ha evitato al gatto una serie di stressanti fughe strategiche. Ma non basta: anche se secondo alcuni il gatto è un animale bello e impossibile, che accoglie con degnazione carezze e coccole per ricevere qualcosa in cambio, in realtà oggi è universalmente riconosciuto che lo scambio affettivo tra le due specie abbia promosso la domesticazione in entrambi i sensi.
Nel complesso la convivenza non sembra essere dispiaciuta al gatto, visto che nei secoli si è preso sempre più spazio nelle nostre vite. Il suo ruolo protettivo nei nostri confronti non è mai venuto meno: in alcune zone continua a cacciare i roditori, ma anche nelle zone urbane protegge i suoi umani di riferimento dagli insetti e da alcuni rettili. Nel tempo si è però sviluppato maggiormente l'aspetto affettivo, e quindi il gatto è diventato soprattutto un animale da compagnia.
"Rispetto al cane - chiarisce Alleva - il gatto si è evoluto a partire dal ruolo di cacciatore che rimaneva accanto al granaio a fare la guardia, mentre il cane è stato completamente plasmato sulla base dei bisogni della specie umana e si è quindi abituato a coprire molti ruoli (pensiamo per esempio ai cani da caccia e a quelli da difesa e soccorso), e la capacità di comunicare e comprendere le emozioni, pur presente anche nel gatto, nel cane è superiore. Inoltre questo animale ha anche una socialità di gruppo più avanzata e sofisticata, mentre il gatto è più complesso da avvicinare, ma proprio per questo è anche più compatibile con quelle persone per cui è appagante scoprirsi man mano, anche se è più complesso". Rimane sempre da capire, nel caso del gatto e dell'essere umano, chi ha addomesticato chi. Ma quando un umano comincia a chiederselo, il suo gatto lo distrae con un concerto di fusa, e alla fine la conclusione è che, comunque sia andata, va bene così.