Foto: Adobe Stock
Il tema è di particolare attualità. C’è chi parla di “allarme” e chi di “invasione”. Con la stagione estiva, del resto, la presenza di zecche aumenta e con esse le patologie associate. Per capire quanto questo possa costituire un rischio per la salute di escursionisti o lavoratori come guardie forestali, boscaioli o agricoltori, e per comprendere in che modo si possa far fronte al problema, ci siamo rivolti a Cristiano Salata, professore di microbiologia e virologia all’università di Padova, che in questo momento sta coordinando un progetto di ricerca sull’argomento.
Intervista completa a Cristiano Salata, microbiologo dell'università d Padova. Servizio di Monica Panetto, montaggio di Barbara Paknazar
Zecche in aumento
“Sicuramente, già da un po’ di anni – osserva il docente –, ci sono evidenze che le zecche stanno aumentando sia in termini numerici che come distribuzione sul territorio, colonizzando per esempio nuove zone o altitudini, in cui non erano presenti in precedenza. Ciò presumibilmente è legato ai cambiamenti climatici e all’innalzamento delle temperature: gli inverni sempre più brevi e meno freddi garantiscono infatti cicli più lunghi e una sopravvivenza maggiore di questi artropodi. Peraltro, diversi rapporti del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (European Centre for Disease Prevention and Control) dimostrano che anche in Paesi del Nord Europa, specie non precedentemente rilevate stanno iniziando a colonizzare nuove aree”.
Il docente sottolinea che il morso della zecca solitamente non causa problemi, per molte specie, nel senso che non viene percepito dall’ospite. Le zecche, tuttavia, sono gli animali che possono veicolare il più alto numero di patogeni, tra i diversi animali vettore che oggi si conoscono: possono trasmettere protozoi, batteri e virus. Per questo è importante conoscere quali siano i patogeni presenti nelle diverse aree geografiche e la loro distribuzione, per avere un’idea del rischio di trasmissione associato al morso delle zecche.
Le zecche in Italia
“In Italia – continua Salata – sono state descritte almeno una quarantina di specie di zecche. C’è da dire, comunque, che quelle predominanti sono poche. Ad esempio nel Nord-Est d’Italia la più diffusa è l’Ixodes ricinus, la cosiddetta zecca dei cervi o zecca dei boschi, che è estremamente abbondante per esempio in certe zone del bellunese, ma anche in altre località delle Alpi. È una zecca che può trasmettere patogeni importanti, come la borreliosi o morbo di Lyme oppure l’encefalite da zecche. Tra le altre specie più abbondanti ricordiamo la zecca dei cani (Rhipicephalus sanguineus, ndr), associata alla presenza di cani sia domestici che eventualmente selvatici, capace di veicolare una serie di malattie prevalentemente causate da batteri”. Tra queste, febbri esantematiche come la febbre bottonosa del Mediterraneo, che è la rickettsiosi più diffusa in Italia.
“Ce ne sono poi molte altre che hanno una distribuzione variabile. Se nel Nord-Est d’Italia predomina la zecca dei boschi, andando verso Sud aumenta il numero di specie e la loro distribuzione nelle aree prevalentemente di tipo rurale, quindi nei campi, nei boschi. Certamente in città non è facile trovare delle zecche, anche se uno studio recente nelle zone periurbane del milanese, ha rilevato la presenza di zecche nei parchi cittadini. Si stanno diffondendo, quindi è giusto conoscere la situazione per evitare o ridurre il rischio. Non serve fare allarmismi, ma se si acquisiscono informazioni, si possono adottare comportamenti più appropriati”.
Foto: Adobe Stock
Un progetto di ricerca per la prevenzione del rischio
Salata osserva che la prevenzione è fondamentale per gestire efficacemente le malattie trasmesse dalle zecche, non solo nelle categorie professionali a rischio (guardie forestali, veterinari, pastori, boscaioli, agricoltori, guide ambientali escursionistiche), ma anche nella popolazione. Da qui muove il progetto, finanziato dall’Inail, che il docente sta coordinando e che vede la partecipazione, oltre all’università di Padova come capofila, dell’Istituto zooprofilattico sperimentale delle Venezie e dell’università di Utrecht (Sviluppo di sistemi integrati per la gestione di dati geo-epidemiologici per la valutazione e prevenzione del rischio occupazionale da zoonosi trasmesse da zecche).
L’obiettivo che gli scienziati si pongono è di creare delle mappe di rischio di esposizione alle zecche e ai patogeni da essi trasmesse che saranno consultabili online, in un sito dedicato, da chiunque lo desideri, dunque innanzitutto dai lavoratori che costituiscono il target principale del lavoro, ma anche da semplici escursionisti o cittadini interessati. “Sono state condotte attività di raccolta delle zecche sul campo, in varie parti del Nord-Est Italia – spiega Salata –, e su queste abbiamo cercato i patogeni presenti. Verranno poi create delle mappe geografiche che tengono conto delle caratteristiche climatiche delle varie aree, della presenza di zecche e dei patogeni. Saranno considerate anche informazioni che derivano da studi fatti sugli animali, transumanti per esempio, che possono indicare il contatto con zecche aventi patogeni, attraverso studi di sierologia”.
Sarà semplice quindi, consultando le mappe, verificare quali siano le zecche presenti nelle eventuali zone di interesse e quali potenziali patologie potrebbero veicolare. Sul sito saranno disponibili, inoltre, indicazioni per la prevenzione del rischio e i comportamenti da adottare in caso di morso di zecca. Tutti i risultati, e in particolare le mappe, saranno consultabili a partire dai primi mesi del 2023, quando lo studio sarà concluso, ma già dalle prossime settimane saranno disponibili online le prime informazioni utili.
Come comportarsi nelle zone a rischio
In conclusione, quali accortezze seguire, se si decide per un’escursione in una zona che potrebbe essere a rischio? “Innanzitutto – sottolinea Salata – è importante l’abbigliamento”. È utile indossare scarpe chiuse e abiti ben coprenti e di colore chiaro che facilitino la visualizzazione delle zecche, che in genere dall’erba o dai cespugli in cui si trovano tendono ad appoggiarsi sui vestiti e a risalire sulla pelle scoperta. È importante seguire i sentieri battuti, evitando i cespugli e l’erba alta; si dovrebbe evitare di annodare giacche in vita, poiché potrebbero facilmente raccogliere le zecche, e non si dovrebbero appoggiare zaini o borse in aree erbose particolarmente selvagge. Ci sono poi appositi repellenti che si possono utilizzare per allontanare le zecche.
“C’è da dire che vi sono aree in cui le zecche sono molto presenti, quindi è facilissimo avere un contatto ed essere morsi. Per questo, specie dopo escursioni molto lunghe, una volta a casa è importante esaminare tutto il corpo per vedere se ci sono questi piccoli artropodi. Teniamo presente che possono essere molto piccoli, dunque serve un attento controllo”. Qualora siano presenti, vanno rimosse il prima possibile, dato che più la zecca rimane attaccata all’ospite, maggiore è il rischio che possano essere trasmessi eventuali patogeni in essa presenti. In caso di qualsiasi dubbio o segno che insorga dopo il morso della zecca è bene consultare un medico. All’argomento dedicano opportuni approfondimenti il Ministero della Salute e l’Istituto superiore di Sanità.