CULTURA

Arte alle donne! Da Artemisia Gentileschi a Marina Abramović

Perché le donne devono essere nude per entrare nei musei? Verrebbe da aggiungere: e perché dovrebbero essere solo corpi dipinti in opere altrui? La domanda è posta provocatoriamente dalle mascherate Guerrilla Girls, collettivo femminista che da trentacinque anni sottolinea con profondità e acuta ironia le disuguaglianze razziali e di genere all’interno del mondo dell'arte. Spostiamo il punto di vista: le artiste hanno sempre dovuto faticare per poter emergere, dimostrare il proprio talento e valore, entrare nelle accademie, esporre le proprie opere accanto a quelle dei colleghi maschi, il più delle volte considerati veri e propri maestri. 

Proviamo, dunque, a rintracciare i segni d'arte lasciati dalle donne. Dal XVI secolo ai giorni nostri, passando per le avanguardie del primo Novecento, dai nomi noti a quelli dimenticati o poco conosciuti, per scoprire o ritrovare artiste, critiche, collezioniste, galleriste, ma anche muse, non solo splendidamente ritratte ma con una storia da raccontare.

Nell'arte come si evolve la condizione femminile? Per quanto tempo le donne vengono ignorate da una storia dominata dagli uomini e quando, invece, il loro talento inizia a trovare il giusto riconoscimento e la meritata affermazione? Stimolati dall'ultima iniziativa della Collezione Peggy Guggemheim di Venezia che propone un viaggio in sei tappe, in forma di lezione, attorno alla figura femminile nell'arte, abbiamo intervistato Alessandra Montalbetti della Pinacoteca di Brera, chiamata a condurre gli incontri online del museo veneziano.

Perché la storia dell’arte ha per lungo tempo ignorato il valore e il ruolo delle artiste? E quale la situazione oggi?

"Come risposta immediata, potrei citare la celeberrima frase di Rita Levi Montalcini: Le donne hanno sempre dovuto lottare doppiamente. Hanno sempre dovuto portare due pesi, quello privato e quello sociale. Le donne sono la colonna vertebrale delle società ed aggiungere che di Rita conosciamo tutto, oggi dopo il Nobel, mentre credo che il pubblico ignori la sorella gemella Paola, valida artista degli anni Sessanta. La prima artista accolta in un’Accademia di disegno è stata Artemisia Gentileschi nel 1616, ma per secoli è stato un caso pressoché isolato; e quando finalmente le donne furono ammesse nelle Accademie, non potendo frequentare la scuola di nudo, la loro preparazione era ritenuta imperfetta e i committenti non si rivolgevano certo a loro. La situazione oggi è molto diversa, ovviamente, ma è il significativo risultato di anni di battaglie".

La prima artista accolta in un’Accademia di disegno è stata Artemisia Gentileschi nel 1616, ma per secoli è stato un caso pressoché isolato

Parliamo anche di storiche e critiche d’arte, di collezioniste e galleriste. Il paesaggio è (ed è stato) popolato e animato da figure colte, carismatiche, visionarie, iconiche. Ma sembra che di loro ci si sia iniziati ad accorgere solo con l’arrivo di Peggy Guggenheim...

"Riconosciamo a Peggy Guggenheim un ruolo fondamentale per la sua indomita caparbietà, per la sua risonanza internazionale e, per la situazione italiana, la rivoluzionaria partecipazione della sua collezione esposta alla Biennale del 1948. Ma sono numerose le donne che hanno rivestito ruoli fondamentali anche prima, come Margherita Sarfatti nel sostenere l’arte nel Ventennio fascista, o Fernanda Wittgens, nella gestione di una situazione tragica come lo svuotamento della Pinacoteca di Brera per lo scoppio della guerra e la sua riapertura quale faro della ripartenza; o Palma Bucarelli, alla guida di uno dei più importanti musei di arte moderna in Europa, e ancora Marieda Boschi Di Stefano, artista e insieme collezionista, fondatrice di una delle più interessanti casa museo milanesi".

Le chiedo di individuare alcune figure significative: artiste rivoluzionarie, con un ruolo centrale o di rottura, capaci di segnare svolte e nuovi inizi. Se dovesse sceglierne tre, chi sceglierebbe e perché?

"È davvero molto complicato, per me, operare questa scelta perché sono numerose le artiste che, con le loro opere, hanno cambiato la situazione: penso a Lavinia Fontana, che ha realizzato, senza timore, pale d’altare di grandi dimensioni, solitamente riservate agli artisti. Poi Sonia Terk Delaunay perché ha allargato i suoi confini artistici e, alla pittura, ha accompagnato la realizzazione di opere d’arte applicata quali oggetti d’arredo, abiti e aprendo più di un emporio, anticipando il concetto di total design, oggi ormai quotidiano. E per finire Judy Chicago, che ha ottenuto di convertire una parte del Museo di Belle Arti di Brooklyn in museo dei nativi americani e in museo delle artiste, a difesa di due minoranze dimenticate dagli altri musei statunitensi".

"Riconosciamo a Peggy Guggenheim un ruolo fondamentale per la sua indomita caparbietà, per la sua risonanza internazionale

L’ultima lezione del corso online della Guggenheim sarà dedicata alle “muse misteriose”. Chi sono? 

"Ognuno di noi ama almeno un dipinto, celeberrimo o poco noto non ci interessa, e in questo dipinto sovente è presente una figura femminile: probabilmente conosciamo tutto del dipinto, del suo autore, della tecnica, ma ci dimentichiamo il ruolo di quella figura, senza la quale quel dipinto non sarebbe oggi davanti ai nostri occhi. Le muse misteriose sono le modelle, magari mogli, sorelle, compagne, o professioniste che hanno avuto un ruolo fondamentale per l’ispirazione e per la realizzazione dell’opera. Cercheremo di riparare al torto di averle ignorate finora!"

Quando si parla di arte contemporanea il nome che viene subito in mente è quello di Marina Abramović, quali sono i punti di forza di questa artista? E quali altre artiste stanno, per varie ragioni, lasciando un segno oggi?

"Marina Abramović ha saputo avvicinare il pubblico estraneo alle mostre in modi diversi: dopo averla osservata mentre si feriva, si bruciava e rischiava di morire davanti ai nostri occhi, è sicuramente uscita dal circuito dei notiziari delle rassegne per sbarcare a pieno titolo sui quotidiani che ne riportavano, a volte in modo ironico, le gesta. Negli anni è stata invitata più volte alla Biennale di Venezia, ricevendo anche il più importante premio, il Leone d’oro, nel 1997, ma l’abbiamo vista anche protagonista di un episodio della famosa serie televisiva Sex and the City. I suoi punti di forza erano l’impegno civile e sociale dell’arte, prima, mentre ora il suo interesse si concentra sul bisogno spirituale dell’essere umano, presentandosi sempre come prima sperimentatrice di qualcosa che poi condividerà generosamente con tutti noi, come la sua performance al MoMA di New York. Oggi sono numerose le artiste che impegnano la loro creatività per 'fare la differenza', per contribuire al cambiamento, arrivando a subire la prigione o l’esilio dalla loro terra d’origine".

I punti di forza di Marina Abramović erano l’impegno civile e sociale dell’arte, prima, mentre ora il suo interesse si concentra sul bisogno spirituale dell’essere umano

 


A partire dall’11 ottobre, alle 19, la Collezione Peggy Guggenheim propone Arte alle Donne!, sei lezioni su Zoom, riservate ai soci della Collezione (con la prima gratuita e aperta a tutti), dedicate al ruolo delle donne nell’arte, che ripercorreranno la loro lotta contro le convenzioni sociali e il cammino verso l’affermazione del loro valore. A condurre gli incontri è Alessandra Montalbetti della Pinacoteca di Brera, intervistata da Il Bo Live.

Calendario lezioni:

11 ottobre, Le artiste pioniere

18 ottobre, Le artiste delle avanguardie 

25 ottobre, Le storiche dell'arte 

8 novembre, Le collezioniste - galleriste 

15 novembre, Le artiste contemporanee 

22 novembre, Le muse misteriose 

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