SOCIETÀ

Edilizia sostenibile: il futuro è già qui

Il settore dell’edilizia sta attraversando una fase di grande evoluzione e procede a passi lunghi e ben distesi verso la sostenibilità. Proprio questa sembra essere una parola in grande voga negli ultimi anni, ed è destinata a esserlo sempre di più, dato che è ormai urgente ridurre l’impatto ambientale che l’uomo, e il suo stile di vita, hanno sulla Terra.

La sostenibilità delle costruzioni non è una novità: si è iniziato a parlarne negli anni Settanta, ma è solo con le recenti innovazioni che si è potuti arrivare a una vera e propria svolta. “Oggi possiamo pensare a un edificio anche di dimensioni rilevanti che, dal punto di vista energetico, riesce a essere neutrale, cioè riesce a produrre l’energia di cui ha bisogno” ci ha spiegato Arturo Lorenzoni, che all’università insegna Economia dell’energia e che, oltre a essere il vicesindaco di Padova, ha la delega per le politiche del territorio e sviluppo sostenibile.
Non si tratta più solo di pannelli solari da installare sul tetto, sebbene questi possano rappresentare l’intervento universalmente più noto per abbattere i consumi energetici. Quando si parla di edilizia sostenibile si fa riferimento a un insieme di pratiche che includono la progettazione, la realizzazione e la gestione di edifici abitativi e non, realizzati con materiali, fonti di energia e tecniche con cui si riduce l’impatto sull’ambiente.

Attraverso la direttiva 2010/31/UE, l’Unione Europea ha introdotto la definizione di n-ZEB (nearly - Zero Energy Building) per indicare un edificio con fabbisogno energetico “quasi nullo”, ovvero la cui richiesta di energia viene coperta in modo “quasi” totale da fonti rinnovabili. Il valore di questo “quasi” è vario: ogni stato membro ha recepito la direttiva in base alle esigenze locali e ha stabilito una propria percentuale di copertura da fonti rinnovabili. La situazione europea, quindi, è lontana dall’essere omogenea, sia per diffusione che per protocolli da rispettare.

L’articolo 9 della direttiva europea ha fornito anche delle date entro le quali tutti gli stati membri dovranno costruire solo edifici nZEB. La prima scadenza è ormai molto prossima, infatti tutti gli edifici di nuova costruzione di proprietà degli enti pubblici dovranno essere a energia quasi zero dal 31 dicembre 2018. L’edilizia privata, invece, avrà altri due anni per adeguarsi. Il tempo stringe, quindi, ma le soluzioni esistono e non sono poi così irraggiungibili.

se si costruisce ex novo, per quanto riguarda il costo dei materiali, è più conveniente farlo in modo sostenibile Arturo Lorenzoni

I costi di costruzione di un edificio nuovo in classe A, la più alta in termini di efficienza energetica e sostenibilità, fino a qualche anno fa erano stimati essere solo del 6-7% più alti di un edificio in classe B. Oggi, secondo Lorenzoni, la differenza è stata riassorbita: “se si costruisce ex novo, per quanto riguarda il costo dei materiali, è più conveniente farlo in modo sostenibile. Il discorso è diverso, invece, per quanto riguarda i prezzi di vendita sul mercato, perché la classe A ha un valore più alto rispetto alla classe B”.

Inoltre, complice la crisi dell’industria delle costruzioni degli ultimi dieci anni, oggi ci si sta orientando verso la qualità. Le aziende di costruzione scelgono materiali di buona qualità, che non abbiamo componenti chimici dannosi per la salute, e che abbiano anche delle buone prestazioni. Questa tendenza è anche una risposta alla richiesta dei consumatori di avere degli edifici prestanti e sostenibili. “I consumi degli edifici nZEB sono molto bassi”, continua il professore, “si tratta di edifici che consumano il 90-95% in meno di energia, che può significare anche 1.000 euro annui risparmiati dalla famiglia, quindi è normale tenerne conto”.
Non si tratta di un discorso puramente economico, infatti la qualità ambientale indoor in un edificio sostenibile è più alta: aria più pulita, meno umidità, uso di materiali idonei a garantire salubrità, personalizzazione, e così via.

L’edificio diventa una parte attiva del sistema energetico e non più solo la sede del consumo finale. Si tratta di un’innovazione che può cambiare radicalmente il nostro modo di vivere Arturo Lorenzoni

Per chi si chiedesse come si presenta un edificio sostenibile, oltre a vedere il fotovoltaico sul tetto deve anche sapere che in cucina non troverà il fornello a gas ma le piastre a induzione, e per il riscaldamento c’è la pompa di calore che funziona con lo scambio in aria, oppure con lo scambio nel sottosuolo, sfruttando la temperatura costante della terra. L’illuminazione, ovviamente, è a led. Inoltre l’edificio sostenibile può essere anche monitorato dal proprio telefonino.

Queste soluzioni sono sul mercato da anni, ma la ricerca in questo campo non si arresta, anzi, si alza sempre di più l’asticella. La nuova tendenza, infatti, è quella di riuscire ad accumulare l’energia prodotta in eccesso dagli impianti sostenibili casalinghi. La nuova frontiera, infatti, è l’adozione di batterie per stoccare l’energia prodotta dal fotovoltaico per poi renderla disponibile quando se ne ha la necessità. La soluzione si sposa alla perfezione con l’auto elettrica, perché questa batteria, invece di acquistarla, può essere quella in dotazione. Ci spiega Lorenzoni: “parcheggio l’auto in garage e se il fotovoltaico produce energia in eccesso rispetto al bisogno della mia casa, ricarico l’auto, oppure posso mettere a disposizione il surplus a un fornitore di energia in cambio di sconti”. Il professore continua spiegando come questa innovazione, attualmente ancora piuttosto costosa, può diventare interessante in una logica di diffusione su larga scala “perché l’edificio diventa una parte attiva del sistema energetico e non più solo la sede del consumo finale. Si tratta di un’innovazione che può cambiare radicalmente il nostro modo di vivere”.

A conferma delle potenzialità che può offrire l’accumulo dell’energia, è arrivato l’assorbimento da parte di Enel dell’azienda più tecnologicamente avanzata in questo campo, la EnerNOC. Una mossa astuta, secondo Lorenzoni, perché in questo modo l’Enel si è assicurata, a un prezzo relativamente basso, tutte le competenze per sbarcare su questo nuovo mercato.

Il 31 dicembre 2018 è ormai dietro l’angolo e spetterà alla pubblica amministrazione fare da traino all’edilizia privata verso la costruzione di edifici nZEB. Per l’Italia, esclusa la regione del Trentino Alto Adige, sarà un grande cambiamento. Ma proprio dagli altoatesini si può imparare molto, dato che con Casa Clima e i suoi alti standard qualitativi, da anni stanno stimolando il mercato verso le soluzioni più sostenibili a disposizione.

 

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