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L’Agenda 2030 è il percorso che quasi tutti gli Stati del mondo hanno concordato di seguire per invertire la rotta dell’attuale crisi ambientale e costruire una società e un’economia più giuste per le persone e meno predatorie per l’ambiente naturale. I diciassette obiettivi di cui l’Agenda si compone sono molto ampi e ambiziosi, ma non per questo rappresentano una mera dichiarazione d’intenti. I target in cui gli obiettivi sono articolati, infatti, dettagliano in modo preciso le azioni da intraprendere per far sì che la visione dell’Agenda divenga realtà entro il 2030.
Il principale limite del documento firmato nel 2015 a Parigi è il fatto che, come molti altri trattati internazionali di politica ambientale, non pone nessun vincolo ai Paesi firmatari. Nella diplomazia ambientale, infatti, si è affermato un principio di buona reputazione: la principale sanzione per i Paesi che non rispettano gli impegni presi in sede negoziale non è di natura economica, ma d’immagine. È questo che finora ha spinto gli Stati a seguire – seppure con alterni risultati – la roadmap tracciata in sede internazionale, lavorando alle misure necessarie per la realizzazione degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile.
Nel caso dell’Italia, questa strada è ancora piuttosto in salita. Come testimoniano diversi rapporti di monitoraggio (ad esempio il Rapporto annuale sugli SDGs curato dall’ISTAT e i rapporti periodici pubblicati dall’ASviS), il nostro Paese è indietro, ad oggi, nella realizzazione degli Obiettivi dell’Agenda 2030, e stando all’attuale livello di impegno pare che non sarà in grado di raggiungerli entro il 2030. Negli ultimi dodici anni, solo per sei dei 17 obiettivi si sono registrati miglioramenti (ma minimi: meno del 10%); per cinque obiettivi si è registrata una sostanziale immobilità, e per i restanti sei (povertà, sistemi idrici e igienico-sanitari, tutela di ecosistemi terrestri e marini, governance, partnership) si è registrata addirittura una tendenza negativa. Come sottolineato recentemente da ASviS, l’attuale governo ha mantenuto con gli omologhi internazionali l’impegno per realizzare l’accelerazione trasformativa richiesta a gran voce dalla comunità scientifica e dalle Nazioni Unite, ma questo impegno formale non si è ancora tradotto nell’attuazione delle politiche necessarie.
Eppure, riconosciamo che l’impegno formale è pur sempre un primo passo, e ineliminabile, per la messa a terra delle politiche di sostenibilità. Nella serie “Sostenibilità di carta”, Il Bo Live si impegna dunque ad analizzare e monitorare gli strumenti legislativi e burocratici che le istituzioni stanno elaborando in supporto ai legislatori nazionali, regionali e locali. Tra i documenti più rilevanti, in tal senso, vi è la Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile (SNSvS), che costituisce – come la definisce lo stesso MASE (Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica) – “la declinazione italiana dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite”.
Il testo rappresenta un pilastro essenziale per l’attuazione delle politiche di sostenibilità sul territorio italiano. Eppure, già la sua genesi è travagliata: la prima versione del documento, risalente al 2017, stabiliva la necessità di una revisione triennale dello stesso; il primo aggiornamento, tuttavia, ha visto la luce solo alla fine del 2022, ed è stato definitivamente approvato dal CITE (Comitato Interministeriale per la Transizione Ecologica) a settembre 2023, accumulando diversi anni di ritardo sulla tabella di marcia stabilita inizialmente.
Un documento orientato all’azione
La SNSvS, nella sua veste revisionata, presenta diverse integrazioni interessanti rispetto alla versione precedente. La Strategia italiana si sviluppa sulla base di cinque pilastri fondamentali, corrispondenti alle aree di intervento individuate dall’Agenda 2030: Persone, Pianeta, Prosperità, Pace e Partnership, le cosiddette “5 P”, e raccoglie così la prospettiva olistica delineata dal programma d’azione delle Nazioni Unite. Una delle novità rispetto alla prima versione del documento è rappresentata dall’aggiunta di una sezione dedicata ai “vettori per la sostenibilità”, individuati in “Coerenza delle politiche per lo sviluppo sostenibile”, “Cultura per la sostenibilità”, “Partecipazione per lo sviluppo sostenibile”. Questi vettori costituiscono le condizioni abilitanti per la realizzazione dell’auspicato cambiamento trasformativo a tutti i livelli di governance, dal nazionale al locale, e con il coinvolgimento dei territori e della società civile. Nelle parole del documento, i vettori di sostenibilità sono “gli elementi con i quali rafforzare, ampliare e integrare il processo di attuazione della SNSvS22, a livello centrale e territoriali, fondato fin dall’inizio sulla collaborazione inter-istituzionale, intra-istituzionale e con gli attori non statali”.
Ognuno dei settori d’azione indicati dai vettori è poi ripartito in determinati ambiti, suddivisi ancora, a loro volta, in obiettivi e traiettorie. Questi due sottoinsiemi ricalcano la divisione in obiettivi e target che caratterizza l’Agenda 2030, adattando al contesto nazionale gli ambiti d’azione e le ambizioni che, nel caso dell’Agenda ONU, hanno valore globale. Questa scansione interna alla SNSvS rappresenta un altro importante elemento di novità, che evidenzia una maggiore attenzione all’effettiva attuazione del programma di sviluppo sostenibile.
Un altro cambiamento accolto positivamente dagli osservatori è l’introduzione di un sistema di monitoraggio integrato, che rappresenta uno strumento importante anche nella misura in cui è propedeutico alla stesura delle Nationally Determined Contributions (NDCs), i documenti di aggiornamento sui progressi nazionali che i Paesi devono periodicamente inviare alle Nazioni Unite (la cadenza è ogni cinque anni, e il prossimo appuntamento è fissato al 2025). Sono stati individuati, a questo scopo, 55 indicatori “di primo livello” destinati al monitoraggio periodico delle quindici Scelte Strategiche Nazionali[i] , e 190 indicatori “di secondo livello” complementari ai primi e – si legge nel testo della Strategia – «funzionali al monitoraggio del raggiungimento del singolo valore obiettivo, ove presente, o a rappresentare il livello di raggiungimento dell’obiettivo».
Coerenza delle politiche per la sostenibilità
Questo vettore racchiude un aspetto essenziale: mira a garantire che le politiche pubbliche per lo sviluppo sostenibile messe in atto ai diversi livelli, dal nazionale al locale, siano integrate e coerenti. Questo intento è concretizzato in un importante allegato della Strategia: il Programma d’Azione Nazionale per la Coerenza delle Politiche per lo Sviluppo Sostenibile (PAN PCSD). Questo documento è articolato intorno a tre elementi cardine (Visione e Impegno; Meccanismi istituzionali; Spesa pubblica e valutazione degli impatti), ad ognuno dei quali è associato un set di risultati attesi. Questi ultimi sono a loro volta coerenti e collegati con i “valori obiettivo” individuati nella SNSvS in relazione ad ognuna delle 5 P.
Il Programma è uno strumento essenziale di programmazione e facilitazione affinché la SNSvS sia effettivamente il quadro di riferimento nazionale per le politiche di sostenibilità attuate su scala locale e nei diversi ambiti territoriali. A questo scopo – si legge nella presentazione ministeriale del Programma – «il Programma insiste su ogni fase del processo decisionale e mette a disposizione in termini operativi strumenti e meccanismi di coordinamento, intra e interministeriale, e di dialogo con la società civile e gli attori non statali, utili a inserire l’Agenda 2030, i suoi principi e i suoi obiettivi, nel ciclo programmatorio».
Partecipazione per lo sviluppo sostenibile
Un altro elemento di novità che ha particolare rilevanza è l’istituzione di un Forum per lo Sviluppo Sostenibile, il cui compito principale consiste nel contribuire alla messa a terra della Strategia, al suo aggiornamento e revisione periodica, e a favorire il coinvolgimento dei diversi attori non statali e portatori d’interesse. Alla Strategia 2022 è stato allegato il Regolamento del Forum, che definisce in dettaglio le attività e le aree di competenza di questo organismo partecipativo. Ad oggi, il Ministero dell’Ambiente riporta che hanno aderito al Forum «214 realtà della società civile e degli attori non statali», e che la possibilità di aderire è ancora aperta.
Cultura per la sostenibilità
Infine, un ampio spazio è dedicato, nella Strategia, a un tema centrale: la costruzione, soprattutto nelle generazioni più giovani, di una forte e radicata cultura di sostenibilità sociale e ambientale. Questo pilastro ha una visione più a medio-lungo termine, e si articola in due ambiti d’azione: “Educazione e formazione” e “Informazione e comunicazione”.
Il primo ambito mira a «innovare e qualificare il sistema dell’educazione e i modelli educativi», a favorire la trasformazione delle conoscenze in competenze, a incoraggiare l’adozione di stili di vita sostenibili e a diffondere «una cultura fondata sui valori della pace, dell’equità, dell’inclusione sociale, con particolare riferimento alle persone con disabilità, della non violenza e della cittadinanza globale». Infine, un altro impegno consiste nell’avviare percorsi di formazione alla sostenibilità per tutte le fasi della vita e percorsi specifici per rafforzare le competenze decisionali per lo sviluppo sostenibile. Il secondo ambito, d’altro canto, «mira a promuovere la creazione di un linguaggio comune, a costruire e sperimentare nuovi percorsi di narrazione sulla SNSvS e a sviluppare una comunicazione efficace per diffondere una visione di futuro fondata sulla sostenibilità». Questo impegno in ambito educativo e comunicativo è un essenziale complemento all’elaborazione e all’adozione di misure politiche e amministrative, che serve soprattutto a far sì che queste siano accolte e sostenute dalla società civile e a favorire la transizione verso la sostenibilità.
[i] Le Scelte Strategiche Nazionali (SSN) sono individuate all’interno delle 5 aree d’azione dell’Agenda 2030. Ne forniamo una lista.
Persone: 1) Contrastare la povertà e l’esclusione sociale eliminando i divari territoriali; 2) Garantire le condizioni per lo sviluppo del potenziale umano; 3) Promuovere la salute e il benessere;
Pianeta: 4) Arrestare la perdita di biodiversità; 5) Garantire una gestione sostenibile delle risorse naturali; 6) Creare comunità e territori resilienti, custodire i paesaggi e i beni culturali;
Prosperità: 7) Promuovere un benessere economico sostenibile; 8) Finanziare e promuovere ricerca e innovazione sostenibili; 9) Garantire occupazione e formazione di qualità; 10) Affermare modelli sostenibili di produzione e consumo; 11) Promuovere sostenibilità e sicurezza di mobilità e trasporti; 12) Abbattere le emissioni climalteranti e decarbonizzare l’economia;
Pace: 12) promuovere una società non violenta, inclusiva e rispettosa dei diritti umani; 13) Eliminare ogni forma di discriminazione; 14) Assicurare la legalità e la giustizia;
Partnership: la Strategia Nazionale in quest’ambito coincide con le linee strategiche dell’azione della Cooperazione allo sviluppo italiana, mantenendo i pilastri di sviluppo dell’Agenda 2030.
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