In vista del prossimo varo del "Documento di economia e finanza" (DEF) negli ultimi giorni sembra essere salita la tensione tra governo italiano e Banca Centrale Europea, tanto che il ministro per gli Affari europei Paolo Savona ha dichiarato che "Mario Draghi si è procurato dei poteri che non avevamo previsto. Fa interventi sui cambi di cui sappiamo molto poco".
Ma qual è il ruolo della BCE, e come si è sviluppata la sua azione negli ultimi anni? Lo chiediamo a Lorenzo Forni, economista dell'università di Padova con un passato all'ufficio studi della Banca d'Italia e al Fondo Monetario Internazionale di Washington, che prende spunto dall'attualità per spiegare come funziona la Banca Centrale Europea, e cosa aspettarsi con la fine del mandato di Mario Draghi.
"Al momento l’euro non è particolarmente apprezzato né deprezzato, quindi non so perché il ministro Savona abbia fatto riferimento a possibili interventi sui cambi - spiega Forni a Il Bo Live -; inoltre la questione non va personalizzata troppo: nella Bce c’è un governing board di 25 membri e le decisioni vengono prese nella massima trasparenza".
Questo non significa sminuire l'impatto della presidenza Draghi: "Ha ereditato la Bce alla fine del 2011, quando l’Europa era in un possibile crisi di dissoluzione dell’euro, e ha traghettato l’unione monetaria oltre questo rischio e oltre una recessione economica in alcuni paesi molto profonda". Soprattutto però "a parte il famoso Whatever it takes Draghi ha sempre speso il suo capitale politico e umano a sostegno di un area Euro unita". Una linea che potrebbe almeno in parte essere messa in discussione dal prossimo avvicendamento ai vertici dell'Istituto di Francoforte.
Forni si sofferma anche sul Quantitative Easing, messo in campo proprio dalla Bce negli ultimi anni: "L'idea di fondo è abbastanza semplice: quando una banca centrale porta il tasso di interesse a breve fino al limite inferiore possibile, intorno allo zero, per cercare di stimolare l'economia può cercare di abbassare anche i tassi a lungo termine, che sono tipicamente i tassi importanti ad esempio per i mutui o per gli investimenti delle imprese. In questo caso acquista molti titoli a lungo termine, in particolare titoli di stato, in modo da creare molta domanda e abbassarne il rendimento".
Un programma che però la BCE terminerà alla fine dell'anno: "Gli operatori lo sanno già e quindi non succederà nulla di grave; certo è inevitabile che dobbiamo aspettarci un rialzo dei tassi, ma se la Bce sa fare il suo lavoro questo sarà coerente con un progressivo sviluppo dell'economia".