Partiamo dalle buone notizie: dagli universitari e dal teatro. Iniziamo dall'evento che sta per essere trasmesso su Zoom e che coinvolge un gruppo di studenti dell'Università di Padova, aspiranti attori e drammaturghi. La novità non riguarda il "cosa", ovvero Universerie, progetto che esiste e resiste da cinque anni e nasce dalla volontà di dare agli studenti uno spazio teatrale cittadino dove potersi incontrare, raccontare e riconoscere, ma riguarda il "come", in risposta a una situazione di drammatica emergenza che tocca tutti noi e sta mettendo a dura prova anche (anzi, soprattutto) il mondo dello spettacolo dal vivo che ancora non sa quando e se potrà ripartire. Passiamo dunque alle cattive notizie, perché lo stesso Giuseppe Conte, durante l'ultimo discorso in diretta di domenica scorsa, non ha fornito indicazioni relative alla riapertura dei teatri italiani: i tempi d'attesa si allungano, le uniche certezze restano agganciate a un presente immobile segnato da spese e mancati incassi.
La serie teatrale sperimentale sul mondo universitario realizzata dal Teatro Stabile del Veneto - che in questo periodo sta offrendo al pubblico anche il cartellone digitale Una stagione sul sofà -, scritta e interpretata da studenti universitari, in collaborazione con la compagnia Amor Vacui e sotto la guida attenta del regista Lorenzo Maragoni, in piena emergenza coronavirus ha scelto di reinventarsi e sbarcare sulla piattaforma Zoom, con quattro episodi proposti tra aprile e giugno 2020. Il cast selezionato durante i provini, fatti in videoconferenza nelle scorse settimane, durante la quarantena, si è dato appuntamento online per lavorare sulla scrittura e la recitazione e ora è pronto al debutto: il primo episodio verrà trasmesso live oggi, martedì 28 aprile, alle 19. In diretta, per rispettare l'anima e la vocazione del teatro, che vuole sempre offrire al pubblico un evento unico e irripetibile, sfruttando la compresenza, in questo caso virtuale, tra attori e spettatori.
Profondamente legata alla realtà cittadina, la mini-serie sceglie di girare attorno alla parola "senza" e inaugura con un primo episodio dedicato a Prato della Valle, il prato senza erba, partendo da una riflessione sul senso della vita da studente in questi giorni di isolamento sociale e interruzione di qualsiasi attività, comprese le lezioni in aula: "Padova è sempre stata la città dei tre senza. Anche se in questo periodo, forse, è la città dei molti senza. E se invece di contare questi senza provassimo a guardare ciò che è rimasto, cosa troveremmo? Cosa è rimasto di noi, studenti universitari, senza più tutto quello che ci rendeva tali: esami, lezioni, pause, aperitivi, corse in bici, cene da asporto. Come cambia la nostra identità, ora che ci sentiamo come un prato senza erba? E che cos'è uno studente universitario, senza l’università?".
"Lo spettatore vedrà degli schermi affiancati con le camere degli attori che interpreteranno l'episodio scritto dai drammaturghi - spiega Lorenzo Maragoni -. Siamo di fronte a una qualità del testo, dell'azione, dello spazio, non condiviso perché sono tante solitudini affiancate, che ha in sé qualcosa di teatrale. Questo mezzo esclude molte cose, la prossimità, la compresenza fisica, ma offre delle possibilità, per esempio attraverso l'inquadratura degli spazi dell'intimità". E sulla situazione d'emergenza e di conseguente fragilità che sta vivendo il teatro italiano, Maragoni aggiunge: "Ho reagito subito e ho cercato di recuperare una connessione con il pubblico attraverso l'online, ma sento molto la mancanza del teatro come penso la sentono tutti i colleghi dello spettacolo e anche tanti spettatori. Spesso mi chiedo se manchiamo al pubblico tanto quanto il pubblico manca a noi: le risposte arrivano e ci dicono che ci sono persone per le quali il teatro è una parte fondamentale della propria vita, della propria identità. Incontrarsi, anche a distanza, genera riconoscimento. Ora stiamo cercando nuove forme per tenere vivo questo modo di stare in relazione: siamo costellazioni di solitudini che risuonano una nell'altra. Ma cosa succederà in futuro, non lo so: il fattore tempo è importante ma le riflessioni invecchiano velocemente [...] Mi piace pensare che ci possano essere forme nuove da sperimentare per riprendere a fare spettacoli dal vivo, in sicurezza. Io sento un sacco di fermento. Il teatro ha attraversato tantissimi cicli di difficoltà, contaminazione, rinascita, ora siamo a un passaggio. Cerchiamo di formulare le giuste domande di fronte a questi cambiamenti".