La vita di Marco Polo (1254-1324). Marco Polo detta il suo "Libro delle meraviglie del mondo" (o "I viaggi di Marco Polo") a Rustichello da Pisa, mentre è in prigione a Genova (adoc-foto / Contrasto)
"Non c’è bisogno di un anniversario per riscoprire il genio e la grandezza di un personaggio su cui esiste una letteratura sterminata, quasi in ogni lingua, o per rinverdire le sue straordinarie vicende di viaggio, che spalancarono all’Europa cristiana del pieno medioevo il lontano e favoloso Oriente". Non servono i 700 anni dalla morte - 1324 - né i 770 anni dalla nascita - 1254 - per riscoprire Marco Polo, ma si tratta comunque di una bella occasione per ritrovarne le tracce. La citazione in apertura è tratta da Le Venezie di Marco Polo. Storia di un mercante e delle sue città (il Mulino), il libro scritto da Ermanno Orlando, docente di Storia medievale all’Università per Stranieri di Siena, socio dell'Istituto Veneto di Scienze, Lettere e Arti di Venezia e membro del comitato scientifico che si è occupato dell'edizione critica, a stampa e sul web, del Codice diplomatico poliano, i documenti noti riguardanti la figura storica di Marco Polo, promossa dall’Istituto Veneto in collaborazione con l’Archivio di Stato di Venezia e la Biblioteca nazionale Marciana. Nel saggio l’autore ne indaga la figura ribaltando la prospettiva per cercare di comprendere "quali presupposti culturali e quali retroterra ambientali permisero a un mercante di Venezia di intraprendere un viaggio per molti versi fantastico”.
Al centro vi sono i contesti di partenza, prima tra tutte la città lagunare e, ancora, “il Mediterraneo e le sue altre Venezie, la cultura e la mentalità di una società di mercanti che aveva allora raggiunto una maturità, una preparazione e una consapevolezza tali da permettere simili gesta, la confidenza con un mare senza fine e senza limiti, capace di proiettare i veneziani del tempo in una dimensione prossima all’infinito". Abbiamo chiesto a Ermanno Orlando di svelarci il suo Marco Polo, o meglio, il punto di vista scelto per osservarlo e raccontarlo, ancora ma diversamente. “Per una volta tanto non mi sono lasciato sedurre dal Marco esploratore e scopritore di mondi fantastici, ma dall’uomo, dal mercante e dal veneziano, oltre che da quell’ambiente – altrettanto meraviglioso e fantastico – che aveva reso possibile una impresa di tale portata”.
Il libro interseca diversi piani di lettura. “Nei prologhi con cui si apre ciascuna delle quattro parti del volume scorre il racconto della vita di Marco, dei suoi viaggi e delle avventure, nei capitoli mi soffermo su Venezia e sui ‘quartieri veneziani’ disseminati tra Mediterraneo orientale, Mar Nero, Ponto e Siria, ossia su quelle ‘altre Venezie’ – Soldaia, Tana, Trebisonda, Tabriz, Laiazzo, San Giovanni d’Acri e Costantinopoli – toccate nei loro traffici dai Polo: Marco, il padre Nicolò e lo zio Matteo, protagonisti del primo viaggio di esplorazione e commercio in Cina”.
Quali le certezze relative alla biografia di Marco Polo e quali i punti ancora oscuri?
"Il problema più grosso per chi si occupa della biografia di Marco Polo – uomo, mercante e veneziano – è la carenza di fonti. Quel poco che conosciamo lo ricaviamo dal Milione, che, tuttavia, condensa la storia personale di Marco in pochi rapidi passaggi: data di nascita, 1254, nome del padre, una madre morta anzitempo, forse proprio di parto, e di cui non cita nemmeno il nome, pochissimi altri dati sulla sua infanzia-adolescenza vissuta a Venezia in attesa del rimpatrio del padre, avvenuto nel 1269, qualche scarna notizia sul suo ritorno in laguna, nel 1295, una volta terminato il viaggio descritto nel Milione. Né aiutano a fare luce sul Marco storico gli scarsi documenti superstiti, tutti successivi al 1295 e dunque relativi ai decenni finali della sua esistenza. È proprio questo sparuto mannello di documenti a fornirci le poche informazioni certe sulla vita del mercante ed esploratore, in particolare sul suo matrimonio, nel 1300, con Donata Badoer, da cui nacquero tre figlie, e sulla sua morte, databile al 9 gennaio 1324, subito dopo aver fatto testamento. Qualche altra suggestione deriva da un autore cinquecentesco, Giovanni Battista Ramusio, curatore di una edizione in volgare del Milione, ma si tratta di una fonte non sempre attendibile, viziata da una sospetta militanza filo-veneziana, intesa volutamente a tessere le lodi di Marco in quanto veneziano per farne un emblema di gloria patria”.
“ Ogni volta che descrivo una città dico qualcosa di Venezia Marco Polo citato ne "Le città invisibili" di Italo Calvino
Nel libro lei si concentra sui luoghi, le città visitate, sottolineando l'importanza del contesto veneziano di partenza nella definizione delle scelte e delle imprese successive. Un contesto capace di definirne aspirazioni, sensibilità e sguardo sul mondo.
"Marco non è un mercante qualunque, ma un mercante di Venezia. Nello stesso Milione l’elogio del mercante diventa apologia della città che gli aveva dato i natali e ne aveva forgiato lo spirito, l’indole, la cultura, le attitudini mentali: insomma, il genio. Marco è unico perché unica era Venezia. Dietro a Marco emerge con prepotenza quel substrato culturale e cognitivo che era proprio di ciascun veneziano del tempo. Affiora una civiltà di mercanti indaffarata, consapevole e (pre)potente, protagonista in quei decenni di un’epopea di grandezza e dominio che meritava, dal mio punto di vista, allo stesso modo di essere raccontata. Marco è Venezia. Se Marco incarna l’eroe che scardina le regole e le convenzioni sino a proiettarsi laddove nessuno aveva mai osato nemmeno avvicinarsi, riplasmando in tal modo i confini del mondo allora conosciuto, di questa riscoperta e ridefinizione dell’orbe la città lagunare è primattrice assoluta e indiscutibile. È proprio di Venezia, della sua civiltà, dell’ambiente in cui Marco era cresciuto e si era formato, temprandone il carattere e l’anima, e di quel mondo di mercanti che spunta da ogni pagina dell’opera, che ho inteso per lo più occuparmi nel libro. Come dicevo, per una volta tanto Marco rimane sullo sfondo, lasciando che sia Venezia a prendersi per intero la scena".
Ritiene che oggi, a Venezia, la figura di Marco Polo sia rimasta centrale o che invece sia stata in parte dimenticata o sostituita?
"Nell’immaginario collettivo, non solo italiano, è lo scopritore di mondi remoti e fantastici, di cui allora in Occidente si avevano solo conoscenze vaghe, intrise di leggende e misteri. Marco è l’eroe che sfida l’ignoto e l’infinito alla ricerca di nuove terre, ma anche di inedite rotte commerciali, poi capace, come forse nessun’altro, di trasformare mirabilmente le sue imprese in racconto. Proprio grazie al suo racconto l’Oriente, compreso quello più estremo, diventò più accessibile e vicino: non era più, come era sin lì stato, terra di grandi meraviglie e di ancor più grandi paure, ma una realtà connessa, raggiungibile, con cui si potevano stringere contatti, avere relazioni e, soprattutto, fare affari. Detto questo, è altrettanto vero che mentre fuori Venezia il mito di Marco viaggiatore cresceva e il personaggio entrava, assieme al suo Milione, nella dimensione della leggenda, in patria, invece, stentò a ricevere gli onori che altrove gli erano tributati. Questo perché a Venezia contava il gruppo, non il singolo individuo: contava la storia patria, non l’impresa particolare, l’eroe era collettivo, la grande mercatura, non uno specifico mercante, per quanto di fama internazionale, come Marco. Ancora oggi Marco sembra scontare a Venezia questa sorta di pregiudizio originario tanto che, con sommo turbamento di molti -specie in Cina-, in città non vi è una statua che ne celebri la grandezza e solo una targa apposta dal comune nel 1881 attesta il luogo dove furono le case di Marco Polo, nella parrocchia di San Giovanni Grisostomo, distrutte da un incendio nel 1596, là dove visse gli ultimi anni della sua vita colui che viaggiò le più lontane regioni dell’Asia e le descrisse”.
“ Nell’immaginario collettivo, non solo italiano, è lo scopritore di mondi remoti e fantastici, di cui allora in Occidente si avevano solo conoscenze vaghe, intrise di leggende e misteri
Perché nel corso della storia la veridicità dei viaggi, e quindi anche de Il Milione, è stata messa in dubbio?
"È vero, negli ultimi decenni alcuni storici hanno messo in dubbio la veridicità del viaggio di Marco Polo in Cina e hanno tacciato di falso Il Milione. Secondo queste tesi, Marco avrebbe tutt’al più raggiunto le coste del Mar Nero, dove avrebbe raccolto notizie e informazioni in particolare da viaggiatori persiani, poi trasfuse, ma di seconda mano, nella sua opera. Il sospetto fonda soprattutto sul fatto che Il Milione non fa alcun cenno alla grande muraglia cinese: com’era possibile che un uomo vissuto per tanti anni in Cina e instancabile viaggiatore nell’impero in qualità di funzionario della corte di Qubilay khan non si fosse mai imbattuto in questa mastodontica struttura difensiva? Ma anche la circostanza che nel Milione non si accenni mai a tradizioni celebri in Cina, come l’uso del tè, o a sue invenzioni famose, come la stampa o la bussola, ha destato più di qualche dubbio. In realtà, tali tesi negazioniste non hanno fatto altro che aumentare il fascino e l’attrazione per il grande mercante veneziano. Il risultato è stato un gran quantità di nuovi e più approfonditi studi filologici e storici sul testo poliano e la comparsa di innumerevoli biografie, che hanno indiscutibilmente provato – sulla base anche di confronti con fonti cinesi, arabe e persiane coeve e di riscontri archeologici – l’autenticità del suo racconto".
Lei è socio dell'Istituto Veneto di Scienze Lettere e Arti ora impegnato nella pubblicazione dell'edizione critica del Codice diplomatico poliano. In cosa consiste esattamente?
"L’obiettivo del Codice diplomatico poliano è quello di creare un repertorio completo di tutta la documentazione superstite relativa a Marco Polo e alla sua famiglia, sia edita che inedita, e di renderla disponibile a studiosi e appassionati in edizioni critiche filologicamente rigorose. Si tratta di un centinaio di documenti, dal 1280 al 1388, in gran parte conservati in Archivio di Stato di Venezia e nella Biblioteca Marciana. Ciascun documento sarà corredato da regesti trilingui, italiano, inglese e cinese. È prevista un’edizione sia a stampa sia online. Il progetto, coordinato dall’Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti, in collaborazione con l’Archivio di Stato e la Marciana, è diretto da Andrea Nanetti".