La povertà non è un destino ineluttabile e non è necessariamente legata a caratteristiche personali o etniche: è un fenomeno sociale che può essere studiato su basi scientifiche, che possono anche fornire elementi per contrastarlo. È questo il messaggio che viene dall’assegnazione stamattina del premio Nobel per l’economia ad Abhijit Banerjee, Esther Duflo e Michael Kremer.
Anche quest’anno la sette giorni dedicati ai premi più famosi – e desiderati – al mondo è stata chiusa dall’economia, ultima ad aggiungersi al novero delle discipline da Nobel e anche la più contestata (tanto che alcuni continuano a chiederne l’esclusione). Inizialmente infatti il riconoscimento non era incluso nel testamento di Alfred Nobel e fu aggiunto solo nel 1969 per celebrare i 300 anni della Sveriges Riksbank.
Quest’anno il “Premio della Banca di Svezia in memoria di Alfred Nobel per le scienze economiche” (questo il nome ufficiale) è dunque andato all’indiano Banerjee, alla francese Duflo e allo statunitense Michael Kremer – i primi due in servizio presso il Mit di Boston, il terzo presso l’università di Harvard – “per il loro approccio sperimentale alla riduzione della povertà globale”.
Il commento dell'economista Lorenzo Forni, università di Padova
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— The Nobel Prize (@NobelPrize) October 14, 2019
The 2019 Sveriges Riksbank Prize in Economic Sciences in Memory of Alfred Nobel has been awarded to Abhijit Banerjee, Esther Duflo and Michael Kremer “for their experimental approach to alleviating global poverty.”#NobelPrize pic.twitter.com/SuJfPoRe2N
Nonostante i progressi degli ultimi anni ancora oggi oltre 700 milioni di persone sono in condizioni di povertà estrema, che ogni anno continua a uccidere ogni anno cinque milioni di bambini sono i cinque anni. E sono sempre le giovani generazioni le prime vittime di questa situazione: metà di loro lasciano la scuola senza un’istruzione sufficiente.
Ma a cosa è dovuta la povertà, e soprattutto come si può combattere? La questione negli ultimi anni ha attirato l’attenzione di molti economisti, tra cui Michael Kremer (nato nel 1964), che intorno alla metà degli anni ’90 ha iniziato a condurre delle ricerche sul campo in Kenya. Il procedimento utilizzato è quello sperimentale: tutti gli economisti premiati quest’anno hanno provato a scindere il grande problema della povertà nei suoi diversi componenti, per poi provare l’efficacia di diversi strumenti.
Uno dei problemi dei Paesi in via di sviluppo è ad esempio quello dell’istruzione: come lavorare a una maggiore efficacia dei sistemi scolastici? Kremer ad esempio, con l’aiuto di alcune Ong, ha dimostrato da un punto di vista sperimentale che maggiori spese nel settore scolastico non portano necessariamente a un miglioramento del livello di istruzione e di inclusione scolastica. La fornitura di libri di testo gratuiti e di pasti gratis per studenti ad esempio non sortiva nelle sue ricerche effetti risolutivi, mentre risultava decisiva la previsione di un aiuto mirato da parte degli insegnanti agli studenti deboli e con un background problematico.
L'annuncio dell'assegnazione del premio
Successivamente Banerjee (nato nel 1961) e Duflo (1972) hanno approfondito ed esteso questo approccio ad altre problematiche, ad esempio nei campi della salute e del microcredito, lavorando in altri Paesi tra cui l’India. Il risultato è una serie di studi e ricerche che mirano ad aiutare la politica a prendere le decisioni più efficaci per migliorare le condizioni della popolazione, partendo dal punto di vista dei cittadini. “Questi studiosi sono riusciti a individuare un approccio innovativo che oggi sta pervadendo tutta l’economia, in particolare la microeconomia – è il commento a caldo di Lorenzo Forni, economista dell’università di Padova –. Grazie a queste survey condotte sul campo sono veramente riusciti a capire i problemi delle comunità che studiavano, quindi sono stati in grado di proporre delle soluzioni che hanno funzionato perché si basavano su una buona comprensione del problema pratico”.
Gli studi di Banerjee e di Duflo ad esempio hanno portato ad esempio all’adozione di programmi di sostegno allo studio per gli studenti in difficoltà, che oggi in India coinvolgono circa 100.000 scuole.“L’essenza dei miei studi è nella ricerca di basi scientifiche per l’analisi e la lotta contro la povertà – ha detto durante la conferenza stampa Esther Duflo –. Ero stanca che i poveri fossero dipinti in maniera caricaturale, come persone pigre”.
Esther Duflo è la seconda donna in cinquant’anni a vincere il premio nell’ambito dell’economia: prima di lei ci era riuscita solamente l’americana Elinor Ostrom nel 2009 per i suoi studi sulla cooperazione umana, nei quali aveva mostrato i meccanismi di collaborazione nella ripartizione delle risorse senza l’intervento di autorità centrali e senza forme di proprietà privata.
L’appuntamento adesso è a dicembre per la cerimonia di premiazione, che si terrà il prossimo 10 dicembre (anniversario della morte di Nobel, avvenuta nel 1896 a Sanremo) nella sala dei concerti di Stoccolma, con esclusione del premio per la pace, che si assegna anch’esso il 10 dicembre ma ad Oslo.