SOCIETÀ

Paesaggi sonori. I suoni del lockdown

All'improvviso, una condizione del tutto nuova. Ci è stato chiesto di restare a casa, di fermarci e aspettare. E fuori, d'un tratto, ci è sembrato ci fosse solo silenzio. Cos'è accaduto nel 2020, durante i primi mesi di pandemia, quando i suoni prodotti dagli esseri umani hanno, di colpo, cessato di esistere? Automobili, treni e aerei fermi, nessuno per strada, nessun passo, nessuna voce: per settimane, fuori, solo il verso di qualche animale e il fruscio delle foglie, dentro, il borbottio del caffè della moka, la televisione accesa, il rumore di piatti e stoviglie. Ogni tanto, una canzone cantata a squarciagola dal balcone. 

Come si è trasformato il paesaggio sonoro durante il lockdown dell'anno scorso? Cosa è successo fuori e cosa, invece, tra le mura domestiche? Ne abbiamo parlato con Farah Polato e Nicola Orio del dipartimento dei Beni culturali dell'Università di Padova, alla guida del progetto Paesaggi sonori italiani - #Covid19, sostenuto dall’Istituto centrale per i Beni sonori e audiovisivi, che ha visto coinvolti molti studenti e studentesse nell'ambito di un laboratorio coordinato dai due docenti e attivato in collaborazione con Francesco Liotard, sound designer cinematografico, già collaboratore di Ermanno Olmi, e responsabile del sistema di archiviazione Locate your sound.

Un comune destino / ci tiene qui. Lo sapevamo. Ma non troppo bene. / O tutti quanti o nessuno Nove marzo duemilaventi, Mariangela Gualtieri

Montaggio: Elisa Speronello

Locate your sound: Paesaggi sonori italiani #Covid19

"Con il primo lockdown è cambiato radicalmente il suono intorno a noi - spiega Nicola Orio - e un modo per rendersene conto ancora di più è stato appunto quello di registrare cosa stava accadendo. I suoni naturali, fino a quel momento mascherati dalle macchine, sono riemersi. Abbiamo chiesto agli studenti, nel pieno rispetto del dpcm, di registrare il suono attorno a loro in diverse ore del giorno e di coinvolgere poi dieci amici, proprio per provare a coprire tutta l'Italia. Abbiamo avuto più di 150 partecipanti e oltre 3300 paesaggi sonori diversi: in città, in campagna, di giorno o di notte. Una fantastica mappatura di quel che è accaduto acusticamente in quel periodo". Oltre a Padova, sono giunte registrazioni da tutta Italia. "Ci sono molti più suoni nel Veneto, ma non ci sono luoghi rimasti scoperti".

"Gli studenti hanno preso familiarità con procedure legate al mondo della professionalità perché la piattaforma Locate your sound raccoglie suoni anche ai fini di un utilizzo nel mondo dell'audiovisivo", spiega Farah Polato. "Nel caricare i file, oltre alle indicazioni per la registrazione e il caricamento e alla descrizione dell'ora del giorno e delle condizioni atmosferiche, una parte era dedicata ai sentimenti personali provati nel registrare quel suono. La piattaforma, dunque, ha fini professionali, di documentazione, ma anche di raccolta di memorie, esperienze e stati d'animo di persone che, per la prima volta, si sono trovate a vivere una condizione di lockdown".

Non resta che lanciare un nuovo tema: "I suoni della laguna o i suoni dei campanili,", propone Orio. "Serve un nuovo tema aggregante e identitario".

"Quello che risulta interessante è lavorare sulla narrazione sonora", esigenza che hanno avuto molti studenti coinvolti in questo progetto, spiega Farah Polato: "Per esempio attraverso una impalcatura narrativa capace di sostenere le registrazioni. Abbiamo restituzioni che ci ricordano la dimensione della sinfonia urbana o rurale oppure un modello che si avvicina alla dimensione biografica, seguendo le varie fasi della giornata: registrazioni che si spalmano dalla mattina alla sera". 

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I suoni del lockdown, uccellini - Paesaggi sonori italiani #Covid19 (Polato, Orio)

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I suoni del lockdown, caffè - Paesaggi sonori italiani #Covid19 (Polato, Orio)

Una voce imponente, senza parola / ci dice ora di stare a casa, come bambini / che l’hanno fatta grossa, senza sapere cosa Nove marzo duemilaventi, Mariangela Gualtieri

Sound of the Pandemic - Suoni della pandemia, la conferenza internazionale online

Ludovico Peroni dell'Università di Firenze figura tra gli organizzatori della conferenza internazionale, proposta online nel dicembre 2020.  "Durante il lockdown non solo è cambiato il paesaggio sonoro, ma son cambiati anche altri aspetti legati al mondo del suono e della musica, come le pratiche performative e partecipative, quello che si chiama il music making".

"Persone con storie diverse e da ogni parte del mondo hanno utilizzato i media in maniera differente durante la pandemia. Ma il tema comune resta quello dell'assenza [...] Questa trasformazione delle attività antropiche, le prime a imporsi sui suoni della natura, ha agito sul paesaggio sonoro. In alcuni casi questo cambiamento è stato visto come un fattore positivo, capace di riportare una identità sonora propria del luogo, con la riscoperta della natura e degli animali. In altri casi l'assenza è stata motivo di indagine per ragioni più legate alla relazione, che al suono in quanto tale: è emersa l'importanza del suono come relazione, questa assenza ha portato a una condizione significativa di isolamento".

E Peroni continua: "Quando parliamo di pandemia prendiamo in considerazione un periodo molto lungo, in cui sono avvenute periodizzazioni particolari. In alcuni casi sono stati utilizzati, in maniera anche invadente, i social, in altri è avvenuta una sospensione. All'estero l'Italia si è fatta notare per il canto dai balconi, che ha distinto la nostra pandemia rispetto a quella di altri Paesi. Insomma, ognuno ha vissuto la pandemia a modo suo, in un determinato luogo, con un determinato suono. Nella sua keynote, per la conferenza di dicembre scorso, Nicola Di Croce si è occupato di dimensione affettiva ed emotiva: il contesto in cui ci troviamo e l'atmosfera in cui siamo immersi sono fondamentali per riscoprire la centralità del soggetto, in presenza o assenza del suono".

Montaggio: Elisa Speronello

Come suona la Toscana

La conferenza internazionale dedicata ai suoni della pandemia fa parte del progetto Come suona la Toscana, una iniziativa triennale dell'unità di ricerca fiorentina di Patrimoni, festival, archivi: pratiche musicali e performative di tradizione orale nel XXI secolo, finanziato nell'ambito del programma PRIN 2017 (capofila è l'Università di Roma La Sapienza e sono coinvolti anche gli atenei di Cagliari e Torino). Avviata nel gennaio del 2020 dal dipartimento di eccellenza SAGAS dell'Università di Firenze, con la direzione scientifica di Maurizio Agamennone, l'iniziativa coinvolge un gruppo di ricercatori attivi nei campi dell'etnomusicologia e degli studi sul suono (tra questi lo stesso Ludovico Peroni, e poi Antonella Dicuonzo, Francesco Giomi, Daniele Palma, Giulia Sarno), è condotta in collaborazione con il centro di ricerca, produzione e didattica musicale Tempo Reale e mira a indagare le espressioni sonore e musicali della regione nei molteplici rapporti che queste intrattengono con l'ambiente, ovvero con i contesti tanto spaziali quanto socioculturali in cui si collocano. 

"Ora stiamo identificando le forme di socialità e ritualità che possono manifestarsi attraverso il suono - racconta Peroni -. Stiamo analizzando lo Scoppio del Carro di Firenze, una vera e propria partitura sonora realizzata da attori differenti e speriamo di documentare queste pratiche con una azione sul campo". Al centro di una ricerca che intreccia le metodologie dell'etnografia con quelle elaborate nell'ambito dei sound studies e dell'analisi dei paesaggi sonori ci sono le pratiche musicali della tradizione orale (l'improvvisazione poetica o le pratiche degli stornellatori), le espressioni sonore legate al mondo del lavoro artigiano come la lavorazione della pietra e le varie forme di socialità e ritualità come le feste stagionali: il Cantar maggio e la già citata rievocazione storica dello Scoppio del Carro di Firenze. "Se esiste una densa tradizione di studi storici e antropologici dedicata alle diverse espressioni che compongono la geografia culturale della Toscana, meno rilevante risulta l'attenzione verso i suoni che le connotano e i modi attraverso cui questi a loro volta contribuiscono alla costruzione del paesaggio sonoro. Focalizzare l'attenzione sugli elementi sonori consente di adottare un punto di vista inedito che può contribuire in modo cruciale a decodificarne significati e valori, e dunque arricchire la comprensione dei fenomeni stessi come dei modi della partecipazione e della ricezione che questi sollecitano e incorporano. Inoltre, mettere in evidenza come i suoni connessi a queste espressioni concorrano alla definizione di peculiari paesaggi sonori locali può consentire di strutturare una mappa ideale delle specificità del soundscape toscano, un viaggio aurale nel territorio che mira anche a promuovere un rapporto più consapevole con la dimensione collettiva della sfera acustica, guardando al suono come a un bene comune. Ancora, il progetto punta ad analizzare i complessi processi di patrimonializzazione concernenti il recupero di memorie storiche, la costruzione di feste locali, così come una diffusa museografia di interesse etnografico, che risultano particolarmente pregnanti nel territorio toscano e giocano un ruolo importante nella costruzione di percorsi di cittadinanza attiva e nella promozione culturale della regione anche in chiave di attrattività turistica".

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