L’Arco di Costantino, particolare dalle Vedute di Roma [1748-1778]
Venezianissimo di origine ma romano d’adozione, contribuì come pochi al mito della Roma eterna nel periodo in cui il grand tour dava i suoi primi vagiti. Creatore dall’intuizione geniale e dalla sensibilità raffinata, non disdegnò di mettere la sua arte al servizio di un pubblico più ampio, dando alle stampe volumi illustrati e incisioni che divennero veri e propri casi editoriali. Naturalmente parliamo di Giambattista Piranesi (Venezia, 1720 – Roma, 1778), al quale nel terzo centenario della nascita i Musei civici di Bassano dedicano una mostra nella rinnovata sede di Palazzo Sturm.
Disegnatore, incisore, antiquario e architetto, Giambattista Piranesi è oggi considerato il più grande esponente dell’incisione veneta del Settecento. La sua attività ha influenzato non solo architetti ma anche scenografi e pittori, oltre a lasciare un forte impatto sulla cultura in generale (letteratura, poesia…). Architetto di un unico edificio, la chiesa di Santa Maria del Priorato a Roma, Piranesi diede vita nelle sue incisioni ad architetture che stupirono il mondo, magnificamente oniriche ma allo stesso tempo potentemente concrete, e per questo destinate a colpire la fantasia di molti.
Presentazione della mostra
Giambattista Piranesi. Architetto senza tempo, con il percorso espositivo curato da Chiara Casarin e Pierluigi Panza, propone i capolavori grafici presenti delle raccolte bassanesi, in gran parte appartenenti alla ricca biblioteca privata di Antonio Canova e lasciati alla città dal figlio dello scultore. Un corpus comprendente 16 volumi rilegati ricchi di 548 incisioni, a cui si aggiungono 19 incisioni sciolte di varie dimensioni e alcune altre tratte da disegni piranesiani e pubblicate dai famosi stampatori bassanesi Remondini (ai quali è dedicata una collezione permanente all’interno dello stesso Palazzo Sturm). Completano il quadro la corrispondenza tra Francesco Piranesi, figlio di Giambattista nonché incisore a sua volta, e Antonio Remondini, oltre a 48 incisioni dello stesso Francesco.
Tra le opere in mostra spiccano le magnifiche Antichità romane e le Vedute di Roma, che stratificano quella che secondo Marguerite Yourcenaur è un’immagine allo stesso tempo aneddotica e visionaria della Città eterna. Proprio tra gli stranieri Piranesi avrà sempre un successo particolare, forse addirittura maggiore che tra i compatrioti: nei secoli dopo la morte sarà infatti amato da Victor Hugo, Charles Nodier, Théophile Gautier, Charles Baudelaire e Aldous Huxley. Fondamentali per l’intera opera piranesiana e, allo stesso tempo, punto di partenza per le opere successive di argomento analogo e complementare, queste tavole forniscono un quadro unitario organico della città di Roma attraverso l’individuazione dei monumenti, delle zone e degli spazi, della cinta muraria, della rete degli acquedotti e delle porte urbane.
Carceri d’Invenzione, frontespizio (particolare), Roma 1761.
A completare il percorso espositivo non poteva comunque mancare quella che forse è l’opera più famosa di Piranesi, la più suggestiva e moderna: la serie completa delle Carceri d’invenzione, prestata per l’occasione dalla Fondazione Giorgio Cini di Venezia. Si tratta di una serie di 16 tavole pubblicate una prima volta nel 1748, e secondo una tradizione immaginate dall’artista in un momento di febbre e di delirio, mentre altri studiosi ne mettono in luce l’aspetto di denuncia, in particolare contro l’inquisizione.
Giudicate sempre dalla Yourcenaur “una delle opere più segrete che ci abbia lasciato in eredità un uomo del XVIII secolo”, queste incisioni – per la loro straordinaria libertà di immaginazione e per la capacità di trasferire nel segno grafico una sensibilità pittorica – rivelano l’influenza dei Capricci di Giambattista Tiepolo, incontrato da Piranesi presumibilmente nel 1745, poco prima della sua ripartenza per Roma, aggiungendo però un tocco di abnorme e di grottesco che non ha mancato di colpire artisti e intellettuali delle epoche successive (si pensi solo agli intrichi di prospettive e alle scale senza fine di Escher, o all’immaginario elaborato dal surrealismo). Una sensazione di vertiginoso e allo stesso tempo voluttuoso spaesamento che è potenziata dal video di animazione creato da Grégoire Dupond per Factum Arte, che ricostruisce tridimensionalmente ogni ambiente delle tavole delle Carceri, dando allo spettatore la sensazione di poter camminare all’interno di questi spazi contraddittori e visionari.