SCIENZA E RICERCA
Primo alfabeto conosciuto al mondo: nuovi studi portano alla Siria
Uno dei punti di svolta più importanti della storia dell’umanità è l’invenzione della scrittura: l’utilizzo di questa forma di comunicazione fu un vero e proprio spartiacque, un cambiamento tanto epocale da indicare, per convenzione, il passaggio dalla preistoria alla storia.
Numerose ricerche hanno esplorato lo sviluppo della scrittura, che cambia e si trasforma nel tempo, fino a giungere al sistema alfabetico.
Uno studio condotto dalla Johns Hopkins University e dall’università di Amsterdam ha portato alla luce tracce dell’alfabeto più antico mai rinvenuto: il ritrovamento è avvenuto in Siria, durante uno scavo nella città di Tell Umm-el Marra, e risalirebbe al 2400 a.C. circa, cioè 500 anni prima rispetto a quanto si era sempre ipotizzato.
Infatti, le prime forme di scrittura alfabetica si facevano risalire al 1900 a.C.: si trattava dell’alfabeto proto-sinaitico, rinvenuto nell’antico Egitto e da cui derivano i sistemi alfabetici successivi. L’alfabeto fu ideato per rendere la scrittura più semplice, agevole e immediata, soprattutto perché doveva fungere da sistema di registrazione per i mercanti che commerciavano nel mediterraneo orientale e per gli operai che lavoravano nelle miniere del Sinai. Questo sistema alfabetico recepiva i geroglifici della principale forma di scrittura egizia, ma questi segni non venivano più adoperati per il loro valore fonetico – un simbolo equivaleva ad un suono -; ognuno di questi, invece, corrispondeva ad una sillaba o ad una consonante, dando così vita a un sistema molto più semplice perché si componeva solo di 23 simboli, e non più di un’enorme quantità di segni.
La scoperta in Siria di un alfabeto più antico di quello proto-sinaitico rende evidente non solo che sistemi di questo tipo venivano impiegati prima del previsto, ma anche che erano utilizzati in un luogo diverso da quello che si era sempre ipotizzato fosse il punto Nevralgico dell’invenzione di questo sistema di scrittura.
“La scrittura alfabetica – afferma Glenn Schwartz, docente di archeologia alla Johns Hopkins University – Ha cambiato il modo in cui le persone vivevano, il modo in cui pensavano, il modo in cui comunicavano. Questa nuova scoperta dimostra che le persone stavano utilizzando questi nuovi sistemi di comunicazione molto prima e in un luogo diverso da quello che avevamo immaginato in precedenza”.
In realtà, la scoperta era stata fatta nel 2004, ma solo ora sono state fornite ulteriori conferme che si tratta di tracce di un’antica forma alfabetica. Gli studi a Tell Umm-el Marra, nella Siria occidentale, avevano come obiettivo quello di comprendere come era avvenuto lo sviluppo dei centri urbani in tutta la regione, e il luogo preso in esame costituiva una delle prime città di medie dimensioni che lì erano sorte. Durante la ricerca sono emerse alcune tombe della prima età del bronzo: una di quelle meglio conservate conteneva sei scheletri, gioielli in oro e argento, pentole, una punta di diamante e vasi di ceramica intatti. Inoltre, i ricercatori hanno rinvenuto dei cilindri di argilla leggermente cotti, con incisioni che, si presume, siano tracce dell’antico alfabeto. I cilindri erano perforati, e ciò fa pensare che fossero etichette da applicare su oggetti: si trattava forse di iscrizioni che indicavano la provenienza dei vasi, il loro contenuto o a chi appartenevano. “Senza un mezzo per tradurre la scrittura – afferma Schwartz – Possiamo solo speculare sul suo significato”.
Attraverso la tecnica di datazione al radiocarbonio, gli studiosi hanno collocato le iscrizioni nel 2400 a.C., mettendo in discussione tutto ciò che prima si sapeva su data e luogo della nascita dell’alfabeto.
Schwartz ha presentato le prove della sua scoperta durante un meeting di archeologia a Boston, lo scorso 21 novembre. Durante l’incontro, lo studioso ha sottolineato che una delle conferme più forti della sua scoperta è la ripetitività dei simboli: infatti, i segni incisi sui cilindri sono 11 in totale, ed alcuni sono ripetuti. Proprio la loro ricorrenza dimostra che si tratta di una scrittura alfabetica, con sequenze di segni dotate di uno specifico significato. Inoltre, due dei cilindri sembrano avere la stessa sequenza, poiché presentano lo stesso simbolo all’inizio e alla fine, cosa che conferma ulteriormente la natura alfabetica della scrittura.
A causa della scarsità dei simboli rinvenuti e del fatto che questi non appartengono a nessuna lingua nota, non è semplice decifrarne il significato. Tuttavia, Schwartz li ha confrontati con i caratteri delle antiche lingue semitiche occidentali – aramaico, ebraico e arabo-, e ha ipotizzato che le lettere rappresentate sui cilindri possano corrispondere alle nostre a, k, l, n, s e y. Dando per vera questa codificazione, su una delle etichette si potrebbe leggere la parola “Sillunu”, un nome proprio già ritrovato in un antico testo siriano e che potrebbe richiamare la parola roccia.
Gli studiosi si sono chiesti anche se i simboli ritrovati siano parte di una lingua indipendente o se si richiamino ai geroglifici egizi. Schwartz ha notato che due dei segni rinvenuti sono molto simili all’antica scrittura egizia, e ha suggerito che gli abitanti di Tell Umm-el Marra siano venuti in contatto diretto con gli egizi ed il sistema geroglifico tramite il commercio.
Lo sviluppo di un linguaggio scritto rende evidente la complessità crescente delle civiltà. In questo caso, se i cilindri fossero effettivamente delle etichette o dei cartellini che descrivono gli oggetti, ciò sarebbe indice di una società che presentava esigenze amministrative sempre più varie e articolate.