SOCIETÀ

Spagna, una crisi sotto il sole

In questa Europa sempre più instabile, percorsa da fremiti che vanno dalla rivolta dei Gilets Jaunes alla Brexit, anche la Spagna da qualche tempo traballa. Non sono bastate due elezioni in sei mesi, tra il 2015 e il 2016, per dare al Paese una maggioranza parlamentare solida, e adesso anche per il nuovo esecutivo guidato dal socialista Pedro Sánchez il cammino si fa difficile dopo la sconfitta alle elezioni regionali in Andalusia e l’ascesa del partito di estrema destra Vox. Per capirne di più abbiamo interpellato Miguel Mora, per anni corrispondente da Roma de El País e oggi direttore del settimanale indipendente Revista Contexto.

Cosa sta succedendo in Spagna? Come mai nelle elezioni della comunità andalusa, vecchia roccaforte socialista, la destra ha avuto questo successo?

“In fondo non si tratta di un fatto molto straordinario: il successo delle destre estreme è un fenomeno europeo che si è esteso anche a sud. Poi ci sono le specificità spagnole: Il Partido Popular si è spaccato e ha fatto uscire l’estrema destra, anche perché la questione catalana ha radicalizzato la parte più conservatrice del suo elettorato. Credo comunque che in futuro Vox non andrà oltre l’11-12%: è qui per restare ma non sostituirà gli altri partiti conservatori come PP e Ciudadanos. Semmai il problema sarà governare insieme perché Vox ha idee piuttosto bizzarre su temi come le autonomie, la libertà di stampa, i diritti delle donne e l’immigrazione. Inoltre il problema vero è che la crisi istituzionale spagnola non è ancora terminata: nuovi partiti continuano a nascere mentre socialisti e popolari continuano a perdere consensi, il 50-60% negli ultimi cinque anni. Una crisi strutturale del sistema politico che è anche una crisi della costituzione e della monarchia”.

Qual è il ruolo della monarchia sullo scenario attuale?

“Juan Carlos è stato determinante nella difesa della giovane democrazia, ma la sua popolarità è praticamente finita quando sono state pubblicate le sue foto a un safari assieme alla sua amante mentre in Spagna la gente aveva fame per la crisi. Inoltre il figlio Felipe VI alla prima vera crisi da gestire, quella catalana, non si è mostrato all’altezza: ha fatto un discorso alla nazione non inclusivo, addirittura violento; non è riuscito ad abbassare la tensione ma anzi ha dato forza alle posizioni chi voleva una chiusura totale, come appunto Vox. Che sarà anche un partito piccolo, ma conta fra gli iscritti diversi membri della polizia, della Guardia Civil e dell’esercito”.

Non è ancora terminata la crisi istituzionale spagnola, che è anche una crisi della costituzione e della monarchia

Nella fase attuale pesa anche il passato franchista? Che effetto ha avuto la dichiarazione da parte del governo socialista di voler rimuovere il corpo del dittatore dal santuario-monumento della Valle de los Caídos?

“I franchisti si sono sentiti legittimati a uscire da catacombe: con la questione catalana e la polemica sulla tomba di Franco è stata sdoganata una corrente di pensiero che da tempo sembrava sparita o comunque nascosta in posizioni più moderate. La dichiarazione del governo è stata un errore politico? Forse sì: forse si tratta di cose che non hanno grande importanza nella vita della gente, e comunque con quella polemica c’era poco da guadagnare in termini di consenso. Soprattutto se poi non sei nemmeno capace di mantenere la parola: avevano detto che avrebbero agito entro Natale ma ormai è difficile che ci riescano”.

La situazione rischia di travolgere anche il governo?

“I sondaggi continuano a dare socialisti come primo partito, ma se il governo continua a rimanere inattivo vedremo come arriverà alle prossime elezioni, che probabilmente si terranno il prossimo autunno. Vedremo anche soprattutto come Podemos reagirà a questo scontento, che viene una parte importante della popolazione e che ha a che fare, come in tutta Europa, con la crisi dell’economia e soprattutto con la mancanza di risposte veramente progressiste. C’è speranza per il governo solo se verrà messa in atto qualche misura concreta, come l’aumento del salario minimo”.

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