C’è un nuovo rapporto, redatto dall’Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, che descrive e interpreta la situazione del territorio italiano alla vigilia della realizzazione del Pnrr (piano nazionale di ripresa e resilienza). L’obiettivo è quello di sviscerare quali sono le trasformazioni in atto e indicare la direzione da seguire nei prossimi anni. Transizione ecologica aperta, Tea, è stato pubblicato online alla fine del 2021 ed è un tentativo di spiegare, in modo sintetico e chiaro, le tante dinamiche che interessano la transizione ecologica del nostro Paese, ma anche di segnalarne le problematiche e i risultati già raggiunti. Infatti tra le pagine del rapporto emergono numerose buone notizie. Ne abbiamo parlato con Giovanni Carrada, biologo, comunicatore e docente di comunicazione della scienza, nonché curatore, insieme a Cristina Frizza, di Tea.
Intervista a Giovanni Carrada - Servizio di Elisa Speronello, montaggio di Elisa Speronello
“Quando però guardiamo, come abbiamo fatto in questa pubblicazione, indietro agli ultimi anni scopriamo che si ci sono delle cose che vanno male, ma anche tante cose che vanno bene, o che perlomeno sono sulla strada giusta, su una strada di miglioramento che è poi idea della transizione” afferma Giovanni Carrada, che poi aggiunge anche quali sono gli ambiti in cui i miglioramenti sono stati evidenziati. In primis la situazione dei nostri boschi è migliorata: la superficie che ora ne è ricoperta è duplicata rispetto al periodo del dopoguerra e quadruplicata rispetto agli inizi del Novecento. “Oggi quasi il 40% della superficie italiana è coperto da boschi, più della Germania e della Svizzera” afferma Carrada. Anche per l’agricoltura ci sono delle buone notizie: negli ultimi decenni è diventata più produttiva e quindi ha liberato dei territori che sono stati restituiti alla natura. Non accadeva qualcosa di simile dalla caduta dell’impero romani. Questa è un’ottima notizia anche per la biodiversità italiana. Spostandoci sull’industria, in Tea viene segnalato come il comparto abbia registrato negli ultimi 15 anni una diminuizione dei consumi del 30%: “tutto il sistema produttivo italiano, oggi, per produrre un euro di ricchezza usa molte meno materie prime rispetto a 10 anni fa, cioè usa molta meno energia per creare tutto ciò di cui c’è bisogno” dice Giovanni Carrada che continua “se guardiamo questi consumi scopriamo che da pochi anni, dopo il passaggio di millennio, la crescita economica è ormai disaccoppiata dal consumo di risorse, quindi più andiamo avanti, più diventiamo ricchi, più quindi abbiamo sviluppato tecnologie più efficaci, di pulite eccetera, meno risorse naturali consumiamo e meno inquinamento produciamo”.
Son ridotte, del 19% negli ultimi 30 anni, anche le emissioni di gas serra, come anche le principali fonti di inquinamento atmosferico; calato del 18% anche il fabbisogno di energia in 15 anni, rispetto al picco del 2005, e sono raddoppiati i consumi da fonti rinnovabili.
Non mancano le criticità, come gli aumenti delle temperature e si sono aggravate le isole di calore nelle città. Inoltre ogni anno si perdono circa 60 chilometri quadrati di suolo e particolarmente delicata è la situazione del mare, costosa da monitorare e controllare, afflitto da un eccessivo sfruttamento della pesca e invaso dalla plastica.
Interessanti da affrontare sono anche quelle situazioni in cui il Paese ha imboccato una direzione giusta, alcuni miglioramenti sono già visibile anche se il percorso è solamente agli inizi. Un esempio è la circolarità dell’economia, che è a un buon punto perché un quinto delle materie che utilizzano le industrie sono riciclate: “è il più alto tasso d’Europa” specifica Giovanni Carrada “ma è ancora poco”. La raccolta differenziata continua ad aumentare e si riduce sempre di più il conferimento in discarica. Occorre però sviluppare nuove tecnologie per rendere il riciclo ancora più virtuoso.
“Ci sono ancora molte cose da fare” conclude Carrada, “ma abbiamo capito come funziona il circolo virtuoso del miglioramento ambientale: i cittadini guardano, protestano, gli scienziati studiano e fanno capire dove sono i problemi, lo Stato fa delle leggi e le fa applicare. Alla fine della fiera tutti questi miglioramenti sono dovuto all’innovazione tecnologica nell’agricoltura, nell’industria nei trasporti, nell’energia, in tutto”.