CULTURA

Venezia1600. Il redentor, la festa dei veneziani

Non è solo il Carnevale il responsabile della fama di città festaiola che Venezia porta con sé in tutto il mondo, c'è anche la festa del Redentore. Questo evento si è guadagnato, nel corso del tempo, la popolarità di essere la festa dei veneziani, visto il suo grado di coinvolgimento dei cittadini in primis, e poi di quei turisti che si ritrovano a passare il laguna proprio quel particolare weekend estivo. La festa, infatti, è collegata a una particolare celebrazione religiosa, che viene svolta ogni anno la terza domenica del mese di luglio. Per comprendere fino in fondo l’importanza della festa occorre parlare della peste e della sua permanenza in città. Venezia è stata colpita dalla peste per ben 69 volte e ha provocato innumerevoli vittime. Nel 1575 arriva una di queste pestilenze, la seconda più cruenta della storia della città, che contò quasi 50 mila vittime in due anni. Per festeggiare la liberazione della città dalla peste, il 4 settembre del 1576 il Senato incaricò Andrea Palladio, già impegnato in città con la costruzione della chiesa di San Giorgio, di erigere un grande tempio da dedicare al Cristo Redentore. La prima pietra fu poggiata il 3 maggio del 1577, e il 20 luglio di quello stesso anno si è svolta la prima processione, che avveniva, come ancora accade oggi, su un ponte di barche. Originariamente il ponte di barche veniva lanciato da San Marco, mentre negli ultimi secoli è stato spostato alle Zattere, dallo Spirito Santo, e termina alla Giudecca, in corrispondenza della chiesa del Cristo Redentore. Oggi però non è la processione a essere considerata il fulcro dell'evento, bensì la sera prima, quando ha luogo la vera e propria festa del “redentor”, caratterizzata dallo spettacolo pirotecnico sopra il bacino di San Marco. La serata del sabato, in realtà, è molto più articolata e trova il suo culmine nei “foghi” di mezzanotte. Si inizia il venerdì sera con l’apertura del ponte di barche per collegare la Giudecca alla riva degli Schiavoni, poi al sabato iniziano le decorazioni lungo le calli e sulle barche.

A questo punto la festa si sdoppia, c’è chi assiste allo spettacolo pirotecnico dall’acqua, e chi dalle calli cittadine. A partire dal pomeriggio le barche, di varie dimensioni e portata, entrano in bacino San Marco per guadagnarsi il loro posto in prima fila, ovviamente i più ritardatari assisteranno allo spettacolo da più lontano. Intanto lungo le calli si allestiscono lunghe tavolate, dove famiglie, amici, ma anche turisti, trovano posto per la cena. Chi sulle rive, chi in barca, l’occasione è perfetta per assaporare i cibi tipici della città: bigoi in salsa, sarde in saor, ma anche dei piatti che vengono preparati appositamente per la festa del Redentor, come spiega Alberto Toso Fei, scrittore ed esperto di storie e segreti di Venezia: i bovoeti, ovvero le lumachine di terra marinate, e l’anatra ripiena.

Dopo la cena “sociale” si arriva al momento tanto atteso che, simbolicamente, vuole festeggiare la liberazione della città dalla peste. Lo spettacolo di fuochi d’artificio dura circa mezzora, e riesce nell’intento di rendere ancora più suggestiva l’unica piazza della città, piazza San Marco, con giochi di luce che si riflettono sull’acqua e che illuminano le guglie e le decorazioni di cui Venezia abbonda. La tradizione però non finisce qui. Dopo i foghi i più temerari vanno ad aspettare l’alba al Lido, mentre la domenica il bacino di San Marco torna protagonista, alla mattina con la processione sul ponte votivo, e il pomeriggio con la regata del Redentore su gondole e pupparini a due remi.

Guarda l'intervista completa ad Alberto Toso Fei sulla tradizionale festa del Redentor - Montaggio di Elisa Speronello

“Questo Redentore, il redentore del 2021” afferma Toso Fei, “con tutte le precauzioni del caso ovviamente, assume un significato particolare, visto che l'anno scorso la festività si è dovuta saltare, quest'anno riprende e, pur non essendo paragonabile alle antiche pestilenze, si tratta pur tuttavia di una pandemia, e quindi credo che nel momento in cui stiamo uscendo, a tutti gli effetti perché la statistica almeno ci è amica, da una pandemia che ci ha cambiato la vita, festeggiare, ripeto con le dovute cautele, in un anno così particolare per Venezia che è anche quello dei leggendari 1600 anni dalla fondazione, abbia un sapore davvero diverso e particolare”.

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