SOCIETÀ

Visioni del futuro urbano: la memoria delle città

In che modo e quanto la memoria delle città agisce e ne influenza il futuro? Quanto è cambiata la dimensione urbana rispetto al passato? Come deve e dovrà essere gestita la memoria? Quale il rapporto tra ciò che resta del passato e i grandi cambiamenti in atto?

A queste domande risponde il professor Stefano Zaggia, protagonista del quarto episodio della serie dedicata al futuro urbano, ideata da Il Bo Live in collaborazione con il dipartimento Icea dell'Università di Padova.

"La dimensione urbana ha subito importanti cambiamenti, il passaggio fondamentale è quello dall'età moderna all'età contemporanea. Siamo passati da una dimensione in cui le città avevano un confine preciso, netto, erano delimitate da mura o altri sistemi di chiusura, a una città in cui questo limite è scomparso. La dimensione urbana è uscita dalle mura e ha iniziato a trasformare il rapporto con la campagna. Negli ultimi decenni più della metà della popolazione mondiale risiede all'interno di una conurbazione urbana. In precedenza, dal Medioevo e nel corso dell'età moderna, la grande maggioranza della popolazione viveva all'esterno della città, nei villaggi, nei borghi, nelle campagne. Dunque, la dimensione urbana ha cambiato completamente il rapporto tra città e territorio, nella contemporaneità. Parlo principalmente della città occidentale, ma ormai anche in altre aree del mondo prevale questo tipo di impostazione: una città che supera i limiti e trasforma anche l'assetto del territorio circostante". 

Montaggio: Elisa Speronello

La città non dice il suo passato, lo contiene come le linee d'una mano Italo Calvino

Come deve e dovrà essere gestita la memoria urbana, considerando il rapporto tra ciò che resta del passata e gli evidenti cambiamenti in atto? Spiega Zaggia: "Le città sono luoghi stratificati in cui avvengono dei cambiamenti nel corso del tempo. Noi siamo abituati alle città italiane ed europee in cui c'è sempre un cuore antico, attorno al quale si è poi sviluppata la città nei secoli successivi [...] Resta una memoria dei luoghi interni agli assetti urbani che rimanda a una vita precedente, a un rapporto con lo spazio urbano completamente diverso. Ecco, è un aspetto centrale nell'ambito delle considerazioni che possono portare a uno sviluppo della concezione futura della città: bisogna partire da questa presenza storica. Attorno a questo punto ruotano molteplici letture e riflessioni, non solo da parte degli storici, ma anche da parte di filosofi. Vorrei citare in particolare Paul Ricœur, il quale rifletteva sulle tracce storiche presenti all'interno delle città o legate all'architettura: per lui non dovevano essere considerate dei resti, ma dei contenitori di memoria su cui lavorare e da riattivare continuamente. Anche Pier Paolo Pasolini aveva riflettuto sulla forza rivoluzionaria del passato, come punto di partenza per uno sviluppo futuro".

Ne Le città invisibiliItalo Calvino faceva riferimento ai segni della città associandoli alle linee di una mano, ragionando sulla memoria delle cose piccole: "La città non dice il suo passato, lo contiene come le linee d'una mano, scritto negli spigoli delle vie, nelle griglie delle finestre, negli scorrimano delle scale, nelle antenne dei parafulmini, nelle aste delle bandiere, ogni segmento rigato a sua volta di graffi, seghettature, intagli, svirgole".

Infine, Stefano Zaggia cita James Hillman, il quale parlava della città come anima, e Salvatore Settis: "La città storica può e deve essere una sorta di macchina per pensare il nostro tempo con la capacità analitica, che solo la dimensione storica può donare, di riconoscere negli sviluppi in atto quanto riteniamo favorevole al ben vivere delle generazioni future e quanto invece, più o meno platealmente, vi si oppone".

La città storica può e deve essere una sorta di “macchina per pensare” il nostro tempo Salvatore Settis

Pagine per approfondire:

Architettura e democrazia. Paesaggio, città, diritti civili di Salvatore Settis (Einaudi)

La città e il territorio. Quattro lezioni di Giancarlo De Carlo (Quodlibet)

Monastero e territorio: periferia dello spirito e dello spazio a cura di Benedetta Castiglioni e Stefano Zaggia (Padova university press)

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