Non solo Pfas: l’acqua è sempre più un problema, in particolare nella pianura padana. Non è confortante il quadro che esce dall’ultimo Rapporto nazionale pesticidi nelle acque pubblicato dall’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale).
Una specifica importante: nel termine pesticidi, oltre a quelli propriamente detti, la normativa europea comprende anche i prodotti fitosanitari, utilizzati per la protezione delle piante e per la conservazione dei prodotti vegetali, e i biocidi, impiegati in vari campi di attività (disinfettanti, preservanti, pesticidi per uso non agricolo...). Concepite per proteggere le piante e il loro sfruttamento da parte dell’uomo, queste sostanze possono comportare effetti negativi sulle altre forme di vita e lasciare residui nell’ambiente, con un rischio per l’uomo e per gli ecosistemi. In Italia si utilizzano ogni anno più di 130.000 tonnellate di prodotti fitosanitari che contengono almeno 400 sostanze diverse, mentre non si hanno informazioni adeguate sui biocidi impiegati in tanti settori di attività.
Il rapporto contiene i risultati delle indagini svolte nel biennio 2015-2016 utilizzando i dati raccolti dalle regioni e dalle Arpa/Appa: le rilevazioni del 2016 hanno riguardato 4.683 luoghi e 17.275 campioni prelevati, nei quali sono state cercate complessivamente 398 sostanze. I risultati indicano nel complesso un’ampia e crescente diffusione della presenza di tracce di pesticidi, che sono state trovate nel 67% delle acque superficiali (1.554 punti di monitoraggio) e nel 33,5% di quelle sotterranee (3.129 punti). Si tratta spesso di concentrazioni minime, misurate in frazioni di μg/L (parti per miliardo), ma occorre tener presente che a volte possono manifestarsi effetti nocivi anche a concentrazioni molto basse.
Si tratta di un quadro composito: in alcune regioni la presenza dei pesticidi è molto più diffusa del dato nazionale, arrivando a interessare oltre il 90% dei punti delle acque superficiali in Friuli Venezia Giulia, provincia di Bolzano, Piemonte e Veneto, e più dell’80% dei punti in Emilia Romagna e Toscana. Supera il 70% in Lombardia e provincia di Trento. Nelle acque sotterranee la presenza di pesticidi è particolarmente elevata in Friuli 81%, in Piemonte 66% e in Sicilia 60%.
“ In alcune regioni la presenza dei pesticidi è molto più diffusa del dato nazionale, arrivando a interessare oltre il 90% dei punti delle acque superficiali in Friuli Venezia Giulia, provincia di Bolzano, Piemonte e Veneto
Per quanto riguarda il superamento dei limiti di legge la situazione appare meno compromessa, riguardando il 23,9% delle acque superficiali e l’8,3% di quelle sotterranee monitorate a livello. Questi per lo meno erano i casi in cui era documentata l’infrazione degli Standard di qualità ambientale (SQA), ovvero delle soglie individuate dalla Direttiva Quadro Acque dell’UE (Direttiva 2000/60/CE o DQA) per tutelare la salute umana e l'ambiente. La Lombardia li ha superati nel 49,4% dei punti, anche se “va detto – dice il rapporto – che le sostanze che determinano il maggior numero di superamenti dei limiti sono il glifosate e il metabolita AMPA, cercato in modo capillare nella Regione”. Si tratta dell’erbicida attualmente più diffuso al mondo, la cui nocività per la salute umana è ancora dibattuta a livello scientifico. La percentuale dei punti con livelli di contaminazione superiori ai limiti è elevata anche in Veneto (36,7%), provincia autonoma di Bolzano (29,4%), Toscana (29,3%) e Piemonte (23,9%).
In particolare in Veneto gli ultimi dati, raccolti nel 2016, riguardano 1.238 campioni; nelle acque superficiali sono stati riscontrati residui da pesticidi nel 91% dei punti, dove sono state rinvenute 44 sostanze: le più frequenti sono metolaclor, terbutilazina, terbutilazinadesetil e bentazone. Nelle acque sotterranee è stata riscontrata la presenza di residui nel 27,9% dei punti e nel 22,2% dei campioni.
Non tutto il quadro è a tinte fosche: molte delle sostanze più pericolose negli ultimi anni sono uscite dal commercio, mentre allo stesso tempo c’è stata un’ottimizzazione del sistema di monitoraggio, che è diventato più efficace ed esteso e si è concentrato in modo particolare nelle aree dove è più probabile la contaminazione. In generale le vendite di prodotti fitosanitari nel 2015 sono state pari a 136.055 tonnellate (63.322 tonellate i principi attivi). Si vendono meno prodotti fitosanitari rispetto al massimo del 2002, ma nel periodo 2014-2015 si registra un’inversione di tendenza significativa, anche se nel frattempo c’è stata un’importante diminuzione della vendita di prodotti molto tossici e tossici (-36,7%).
La presenza di pesticidi, come già ampiamente segnalato negli anni precedenti, è diffusa soprattutto nelle aree della pianura padano-veneta. Tale stato è legato ovviamente alle caratteristiche idrologiche del territorio e al suo intenso utilizzo agricolo, ma dipende anche dal fatto non secondario che le indagini sono più complete e rappresentative nelle regioni del nord. D’altra parte, l’aumentata copertura territoriale e la migliore efficacia del monitoraggio stanno progressivamente portando alla luce una contaminazione significativa anche al centro-sud.