SOCIETÀ
Alle elementari la lettura fa un passo indietro
Foto: Roberto Caccuri / contrasto
Come si avvicinano alla lettura i bambini delle elementari? Con quale ambiente familiare e scolastico, con quali metodi didattici, con quali insegnanti si devono confrontare? E come questi fattori incidono sul loro apprendimento, nel momento in cui affrontano la pagina scritta? Le risposte, dettagliatissime, si trovano nella periodica ricerca condotta dalla Iea, associazione internazionale che riunisce oltre 70 enti e istituti di valutazione scolastica (compreso il nostro Invalsi). Lo studio, che viene ripetuto ogni cinque anni, si chiama Pirls (Progress in International Reading Literacy Study) ed è la più accurata indagine al mondo sull'apprendimento della lettura nei bambini delle elementari. Protagonisti della ricerca sono, in tutti i Paesi partecipanti, gli alunni al quarto anno della scuola primaria: per l'ultima edizione, pubblicata da poco, sono stati interpellati i bambini di 45 nazioni (l'Italia ha aderito coinvolgendo 202 scuole), insieme a insegnanti, dirigenti scolastici, familiari. Come il Bo ha già riferito, rispetto a cinque anni fa l'Italia rimane nel gruppo di testa, ma perde posizioni. Oggi ci collochiamo al sedicesimo posto nel mondo con un punteggio di 541 / 1000, contro una media internazionale pari a 500; perdiamo così dieci punti rispetto ai 551 conseguiti nel 2006. In testa Hong Kong davanti alla Russia: come cinque anni fa, ma a posizioni invertite. Al di là della classifica, comunque, ciò che è interessante è cogliere, attraverso i singoli quesiti dell'indagine, la fotografia di come la scuola e le famiglie italiane supportano i bambini nella conquista della lettura.
Per riassumere i risultati della ricerca: se l'Italia rimane tra gli Stati di eccellenza nella didattica della lettura, lo dobbiamo principalmente alla buona volontà di insegnanti e famiglie; perché la situazione delle scuole, delle risorse, delle competenze specifiche a disposizione è per certi aspetti preoccupante, e talvolta ben al di sotto della media. Prendiamo ad esempio il dato sulle "risorse presenti nelle abitazioni", espressione che descrive l'idoneità dell'ambiente familiare a favorire l'apprendimento in casa (presenza di libri, testi per bambini, connessioni Internet, camera a disposizione esclusiva del bimbo, istruzione e condizione professionale dei genitori). Solo l'otto per cento dei bambini italiani vive in una casa "dotata di molte risorse" (l'Italia è 34esima nella graduatoria generale). Scarsa anche la propensione alla lettura dei genitori (siamo 27esimi). A scuola le cose non vanno meglio: gli studenti i cui dirigenti scolastici dichiarano che l'istituto "non risente" della carenza di risorse (intendendo tanto gli ausili didattici quanto spazi adeguati, salubrità, illuminazione) sono appena il 14 per cento (peggio di noi fanno solo 13 Paesi). Note dolenti anche per gli insegnanti: solo il 19 per cento degli alunni ha maestri che dichiarano di non avere "quasi nessun problema" riguardo a risorse, spazi, ambiente di lavoro (34esima posizione). Sconcertante, fra tutti, il dato sulla sicurezza e la disciplina: contro la percezione comune, solo il 18 per cento degli studenti italiani di quarta elementare ha insegnanti che non vedono problemi di questo tipo a scuola: l'Italia è così ultima in graduatoria per questa voce (va comunque precisato che due domande su cinque riguardavano la condotta degli studenti: e questo, trattandosi di un'indagine sulla scuola primaria, fa riflettere). Altra statistica significativa riguarda il grado di gratificazione degli insegnanti: in Italia appena il 39 per cento degli studenti ha insegnanti che si dichiarano "soddisfatti" della loro condizione professionale (peggio di noi sono solo sette nazioni). Anche l'informatica nelle scuole, oggetto di recenti interventi normativi, si dimostra un nostro punto debole: sono solo il 24 per cento i bambini i cui docenti dichiarano la disponibilità di pc per fare esercizio nella lettura (35esimo posto).
Dall'indagine Iea emerge una scuola primaria che non è più l'isola felice del nostro sistema dell'istruzione, ma è caratterizzata dalle stesse carenze presenti nelle scuole di altro grado. Se, nel cruciale apprendimento della lettura, i bambini italiani risultano ancora nelle posizioni di testa rispetto agli altri Paesi, dobbiamo probabilmente ringraziare una classe docente che sopperisce con creatività e serietà professionale alla mancanza di mezzi. Ma quanto potrà durare?
Martino Periti