SOCIETÀ
Se la punizione non conviene
Foto: Susannah Ireland /eyevine/contrasto
Mentre in Italia la situazione carceraria fatica a entrare nell’agenda di governi e partiti, nel Regno Unito c’è maggiore sensibilità alla questione, perlomeno per quel che riguarda gli istituti di pena che accolgono detenuti con meno di 18 anni.
Il governo conservatore sta infatti per lanciare un ambizioso piano di riforma dei metodi di rieducazione nelle carceri minorili. La situazione attuale è infatti piuttosto desolante: le statistiche mostrano come il 73% dei detenuti minorenni scarcerati ritorni a commettere reati nell’arco di due anni (a fronte del 47% degli adulti) e più della meta dei detenuti di età compresa tra i 15 e i 17 anni abbia un livello di alfabetizzazione pari a quello di un bambino di 9 anni.
Va detto che il quadro d’insieme presenta anche alcuni elementi virtuosi: per quel che riguarda infatti uno dei dati più drammatici legati alla situazione carceraria italiana, cioè il sovraffollamento delle prigioni, gli istituti di pena minorili britannici godono di una buona vivibilità, con un tasso di occupazione che è attualmente pari al 63%. A dicembre scorso, a fronte di una capacità totale di 2429 posti, i detenuti sotto i 18 anni erano 1372, ai quali si aggiungono 151 diciottenni che di prassi non vengono trasferiti subito nelle prigioni “adulte”. Inoltre la situazione è cambiata in meglio negli ultimi anni: rispetto al 2010 la popolazione carceraria minorile è diminuita di 500 unità e fra il 2000 e oggi si è praticamente dimezzata.
L’idea del Segretario di stato alla giustizia Chris Grayling è quella di riformare la vita carceraria minorile potenziando i corsi scolastici e i programmi educativi. Già adesso la legge imporrebbe alle prigioni minorili di impartire almeno 15 ore settimanali di istruzione a ciascun detenuto, ma la realtà è che in molti istituti la norma non viene rispettata. Principalmente per penuria di finanziamenti. E poiché spesso i programmi scolastici sono appaltati a società private, accade talvolta che in presenza di ritardi nei pagamenti queste cessino di fornire i servizi richiesti. Il risultato è che molti dei circa 1500 detenuti minorenni non ricevono affatto un’istruzione adeguata.
È significativo osservare come l’approccio di Grayling sia di tipico stampo conservatore. Il punto di partenza del suo ragionamento non è infatti volto a tutelare i diritti dell’individuo, ma la preoccupazione per la spesa pubblica. Le carceri minorili, allo stato delle cose, costano troppo e non producono risultati. La sua volontà di riforma parte infatti dalla constatazione che in alcune strutture la detenzione di un minorenne costi complessivamente quasi 200.000 sterline all’anno (228.000 euro), cioè circa 5 volte quello che una famiglia spenderebbe per mandare il proprio figlio a studiare a Oxford o a Cambridge. E poiché fra i giovani rilasciati tre su quattro tornano a commettere crimini, è evidente come il sistema sia economicamente fallimentare. La proposta del governo è perciò quella di coinvolgere direttamente le scuole superiori in progetti di istruzione che riempiano le giornate dei giovani detenuti, raddoppiando il tempo da dedicare all’apprendimento, da portare a 30 ore settimanali. L’idea è che Academies e Free Schools - gli istituti che si valgono dell’autonomia didattica nella definizione di programmi e obiettivi formativi - abbiano le competenze necessarie per impartire una formazione adeguata, con programmi specificamente studiati, e che sappiano relazionarsi nel modo giusto con questa particolare platea di studenti.
Partendo quindi dalla necessità di tutelare i conti pubblici e dalla strategia politica di solleticare gli istinti dei propri elettori - storicamente avversi a ogni spreco di denaro e alla spesa pubblica in generale - il governo Cameron potrebbe perciò imprimere un’inattesa svolta alla desolante quotidianità degli istituti di pena minorili. Il paradosso è che il risultato di questi provvedimenti sarebbe una sorta di “più istruzione gratuita per i più deboli”, politica decisamente lontana dagli ideali conservatori. L’unione di due obiettivi così diversi garantirà probabilmente l’appoggio dell’opposizione laburista, da sempre sensibile a questo tipo di tematiche.
Marco Morini